Parla come mangi. Condividere valore autentico sul territorio, all’insegna di sostenibilità e trasparenza, ‘dal seme alla forchetta’. Agricoltura contadina e ‘filiera colta’, partecipativa. Disintermediata. #Vazapp!, ‘hub rurale’.
‘Buzzword’ e agricoltura contadina
L’espressione ‘buzzword’ vale a indicare quelle parole o locuzioni diventate ‘di moda’ in un determinato settore o contesto sociale di riferimento. Se ne contano diverse, nella filiera agroalimentare. Spesso costruite ad arte, o abusate, proprio da coloro che ne ricavano vantaggi economici o politici. E a farne le spese sono in genere proprio quei protagonisti della filiera che subiscono l’asimmetria d’informazione, agricoltori e consumatori soprattutto.
‘Lotta integrata’ trionfa dappertutto, per citare un esempio. Anche sulla plastica di insalate in busta vendute a peso d’oro, salvo poi annotare come i consumi di agrotossici in Italia siano 2,4 volte superiori alla media europea. ‘Integrale’ e ‘naturale’ , sovente smentiti dalle stesse etichette che li vantano, hanno raggiunto pure gli altrettanto costosi cibi per cani e gatti. E il ‘Made in Italy’ è la commedia degli equivoci che supera il colmo con le ‘lenticchie canadesi di Colfiorito’, essiccate col glifosato e altri veleni.
‘Tracciabilità’ e ‘blockchain’ sono i castigamatti dei colossi dell’informatica e della consulenza a 6-7 zeri, i quali ultimi da revisori dei conti d’improvviso si mascherano in esperti di strategia alimentare. Esperti soprattutto nella strategia ‘di’ alimentare le loro casse, con la vendita di sistemi i cui costi sono inversamente proporzionali ai vantaggi offerti, in termini di affidabilità e fruibilità. (1) Le buzzword meno note sono invece quelle che girano nei circoli delle confederazioni agricole, dove all’insegna del ‘Produci-Consuma-Crepa’ (cit. CCCP) intere schiere di agricoltori e allevatori vengono trascinati sul baratro e lasciati precipitare. Proprio come è avvenuto coi pastori sardi, vittime del delirio dei loro stessi rappresentanti. (2)
Dallo ‘storytelling’ alle ‘fake news’, il passo è breve. Così i ‘semafori in etichetta’ – che con il sistema francese NutriScore mirano a ridurre i consumi di alimenti ultra-processati e così le malattie legate a diete squilibrate – vengono avversati anche dalle confederazioni agricole. Il cui interesse dovrebbe invece venire rivolto alla promozione di alimenti sani, legati alla terra e alla tradizione, con ingredienti locali poco lavorati ed etichette semplici.
L’agricoltura contadina non ha bisogno di buzzword né di venire sfruttata in nome di interessi alieni. Servono invece strumenti legali di salvaguardia e promozione culturale condivisa. Per riportare il valore equo al centro della filiera, comunicare e condividere buone prassi di agricoltura sostenibile, nella transizione verso il biologico. In linea, tra l’altro, con la pressione dal basso dei ConsumAttori, anche più giovani. E con gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) in Agenda ONU 2030, per ora solo sulla carta.
Ma come fare a trasformare l’inganno collettivo nella condivisione di informazioni veritiere e verificate, per creare filiere eque e sostenibili? Come spingere la GDO a contribuire alla crescita condivisa, senza dover imbiancare le strade di latte? Come spingere l’industria italiana a comprendere che il suo futuro si lega a doppia mandata all’utilizzo di materie prime buone, sane e italiane? E come creare strumenti per fare incontrare agricoltori e consumatori? Chi li deve creare, chi deve partecipare? Quali informazioni, quali processi e quali prodotti? E come ricordare sempre, ogni giorno, che l’agricoltura è cibo e che il cibo è salute, alle condizioni di cui sopra?
#Vazapp! Filiera corta, ‘filiera colta’
Vazapp! nasce nel 2016 dall’idea di Giuseppe Savino – vulcanico figlio di agricoltori nel foggiano – per seminare il cambiamento attraverso le relazioni, i suoi veri semi. (2) Un ‘hub rurale’ ove condividere esperienze vissute, grazie a incontri periodici come le #contadinner che riuniscono gli agricoltori sui loro territori. Per dare vita a nuovi ecosistemi, innovazione sociale, cambiamenti ‘dal basso’, #sognidorto. Poiché sono tanti a parlare con gli agricoltori, ciascuno ‘pro domo sua’, e ancor più a discettare di agricoltura e agricoltori. Ma quanti sono quelli che ascoltano, condividono e agiscono con gli agricoltori in ottica di lavorare insieme per il bene comune?
La filiera globalizzata è composta da agricoltori e industrie nei 5 continenti, GDO afflitta dalla concorrenza dei giganti dell’ecommerce, consumatori in cerca di fiducia. Ma è solo la consapevolezza del ruolo strategico dei suoi protagonisti a monte e a valle, agricoltori e consumAttori, a poter chiudere il cerchio di filiere eco-logiche. È necessario agire per crescere, riattivare la produzione e la domanda interna, anziché limitarsi a re-agire nei momenti più difficili.
Le filiere eque e sostenibili nascono e fioriscono se l’agricoltore ne è promotore e il cittadino-consumatore si attiva per informarsi e partecipare, anziché subire l’assedio di buzzword prive di autentico significato. Le nuove tecnologie possono aiutare gli agricoltori a comunicare e i consumatori a comprendere, ma non possono creare valore dal nulla. Non esiste tecnologia ‘taumaturgica’, piuttosto vari strumenti che possono venire adattati a diverse situazioni, bisogni e prodotti. Per stimolare consumi consapevoli e responsabili, anche attraverso uno smartphone.
La ‘filiera colta’ è una filiera informata e responsabile, collaborativa, equa e sostenibile. Il vero senso di filiera corta è dunque proprio ‘filiera colta’.
‘Qualcuno diceva un tempo che con la cultura non si mangia. Ebbene, è arrivato il momento di dire che senza la cultura non si semina’ (Giuseppe Savino, Vazapp!).
Ascoltare, condividere, agire.
#Égalité!
Dario Dongo
Note
(1) Circa l’affidabilità di quanto oggi viene spacciato per ‘blockchain’ si considerino con attenzione i seguenti aspetti:
– blockchain pubblica (l’unica che può definirsi tale) versus registri privati (Distributed Ledger Technologies, cioè registri distribuiti che consentono la lettura e spesso anche la modifica da parte di più soggetti),
– autonomia e indipendenza dei membri della rete (altro presupposto affinché si possa parlare di blockchain) versus controllo di un suo solo operatore (es. Carrefour),
– immutabilità dei dati v. possibili adattamenti (i quali distruggono il valore della ‘notarizzazione digitale’, privando così di significato l’intero sistema).
Quanto alla fruibilità dei dati, i sistemi presentati da ultimo a Cibus Connect 2019 mostrano schermate di codici. Come se il consumatore venisse posto di fronte ai codici HTML anziché ai siti web che ne derivano.
(2) Sui pastori sardi, si vedano i precedenti articoli https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/c-è-latte-e-latte-le-ragioni-degli-allevatori-in-sardegna, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/pastorisardi-la-gdo-scende-in-campo-primi-segni-d-intesa-con-l-industria, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/sardegna-l-antitrust-indaga-sui-prezzi-di-latte-e-pecorino-alcuni-dati-di-mercato
(3) Giuseppe Savino e Vazapp! su Instagram (#vazapphub), Twitter @VazzappHub, LinkedIn https://www.linkedin.com/in/giuseppesavino81, Facebook https://www.facebook.com/profile.php?id=1538260599
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.