Pochi giorni prima della presentazione a Bruxelles dello EU Green Deal Industrial Plan, (1) il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e il Lavoro) ha organizzato a Roma un convegno su ‘Transizione ecologica, una opportunità di sviluppo per l’Italia’.
A seguire una sintesi degli interventi – con i preziosi contributi del Centro Ricerche Enrico Fermi, l’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna e il Forum Disuguaglianze e Diversità – che è possibile ascoltare sul canale YouTube di CNEL.
1) Transizione ecologica e innovazione in Italia
I ricercatori Angela Nardelli e Aurelio Patelli del Centro di Ricerca E. Fermi, al convegno CNEL del 25 gennaio 2022, hanno evidenziato come l’Italia sia uno dei primi cinque Paesi membri UE per la registrazione di brevetti green.
L’innovazione in Italia, anche nelle Regioni del Sud, è focalizzata sulla produzione di energia non fossile (31%), i trasporti (19%), l’edilizia (15%) e la gestione dei rifiuti (7%. Quest’ultima in linea con la media europea).
2) Competenze e occupazione
Le tecnologie verdi, secondo Andrea Roventini dell’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna, avrebbero il potenziale di creare 7 milioni di posti di lavoro a livello globale entro il 2030 con una retribuzione più alta della media. Allo stesso tempo, molti altri posti di lavoro ormai obsoleti andranno persi.
È fondamentale perciò che la politica si pre-occupi di guidare la transizione, formare e ricollocare la forza lavoro. Politiche ad hoc devono venire attuate per favorire la transizione, tenendo in conto delle disuguaglianze perché alcune aree e Regioni saranno più colpite di altre.
3) Disuguaglianze e freni allo sviluppo
I dati mostrano la correlazione tra disuguaglianze, sviluppo e green technologies. Il Centro Ricerche Enrico Fermi – attraverso un algoritmo empirico basato sulla Economy Fitness & Complexity (2) – i Paesi più diversificati dal punto di vista dei prodotti esportati sono anche i più competitivi. E questa correlazione vale anche per le tecnologie verdi. (2)
Quanto maggiori sono le diseguaglianze nel reddito tanto minore è la competitività nel settore green, a causa delle incertezze sulle capacità di sviluppo di nuove competenze e tecnologie verdi associata a costi più alti. Tali differenze possono venire superate solo con maggiori investimenti nell’istruzione orientata verso le green capabilities.
3) Left-Behind Places
Le attività economiche inquinanti hanno a loro volta effetti negativi sullo sviluppo economico. Come spiega Maria Enrica Virgillito dell’Istituto Sant’Anna, anche nelle città italiane esistono ‘zone di sacrificio’.
Left-Behind Places sono aree ove le attività economiche producono elevate emissioni di CO2 e gas-serra. In queste zone si osservano tre effetti sul mercato del lavoro: perdita di occupazione, salari bassi e flussi di abitanti in uscita.
4) Quali soluzioni?
Le possibili soluzioni sono indicate da Andrea Roventini dell’Istituto Sant’Anna, il quale spiega come i tradizionali strumenti dell’economia come il libero mercato o l’analisi costi/benefici non possano aiutare nella transizione verde. Sono viceversa necessarie regolamentazioni pubbliche e politiche industriali che assistano lo sviluppo delle tecnologie e del mercato.
La riduzione delle emissioni di gas serra è legata alla de-carbonizzazione. Bisogna evitare di sfruttare nuovi giacimenti di combustibili fossili, ‘elettrificare’ l’economia e investire sulle energie rinnovabili fino a raggiungere una copertura del 90% nel 2025. Il costo dell’energia solare ed eolica è crollato, negli ultimi 10 anni, fino a divenire più economico di altre fonti. Più le fonti rinnovabili vengono usate e più diventano economiche.
5) Politiche industriali
Le politiche industriali dovrebbero favorire il rientro di settori manifatturieri delocalizzati negli ultimi decenni, anche quelli ad alte emissioni. E guidare la transizione ecologica delle filiere.
La politica italiana, prosegue Roventini, oggi ‘incassa i dividendi [delle grandi imprese a controllo pubblico e leader nelle nuove tecnologie verdi] e non dà quel minimo di direzione strategica alle imprese’. (3)
Considerati i vantaggi che si potrebbero avere in termini di sviluppo economico, occupazione, livello dei salari e autosufficienza energetica, la grande domanda è ‘perché in Italia c’è una totale assenza di dibattito sulla transizione ecologica?’.
Alessandra Mei
Disegno di copertina dal progetto ‘Geothermal Masterplan’ (Fraunhofer Institute for Energy Systems and Geothermal Energy, D)
Note
(1) Dario Dongo. EU Green Deal Industrial Plan. La transizione ecologica necessaria. GIFT (Great Italian Food Trade). 1.2.23
(2) Economic Fitness & Complexity è un algoritmo empirico basato su due indici, la complessità di ogni prodotto esportato e la Economic Fitness che misura la competitività industriale dei Paesi sulla base della specifica capacità produttiva. I Paesi diversificati risultano più competitivi e brevettano classi tecnologiche più complesse
(3) Gli esempi citati:
- Enel, leader in Europa nella produzione di pannelli solari e centrali integrate ove si combinano energia eolica, solare e batterie e la produzione di idrogeno verde (in Portogallo),
- Terna, che sta posando cavi sottomarini ad alta intensità per portare l’energia dal Sud Italia al Nord Italia e in Europa,
- Saipem, che costruisce parchi eolici galleggianti offshore.
Laureata in Giurisprudenza all'Università di Bologna, ha frequentato il Master in Food Law presso la stessa Università. Partecipa alla squadra di WIISE srl benefit dedicandosi ai progetti europei e internazionali di ricerca e innovazione.