Telecamere nei macelli, l’esempio inglese. Il governo conservatore di Downing Street rispetta le promesse elettorali e introduce per legge, a partire dal 4.5.18, l’obbligo di installare sistemi di telecamere a circuito chiuso (CCTV, Closed Circuit Television) in tutte le aree ove sono presenti animali vivi. Alcune riflessioni a seguire.
Telecamere nei macelli, l’esempio inglese
In Inghilterra – come in molti altri Paesi, in UE e nel mondo – sono emersi gravi scandali, negli ultimi anni, in relazione alla crudeltà verso gli animali in alcuni impianti di macellazione.
La legislazione europea è all’avanguardia, sul fronte della sicurezza come su quello del benessere animale, (1) ma le sue violazioni da parte di singole organizzazioni delinquenziali hanno minato la fiducia del grande pubblico nei confronti del settore.
Il partito inglese ora al governo aveva già promesso l’adozione di appropriate misure a garanzia della trasparenza e del benessere animale. E ha effettivamente rispettato gli impegni, a seguito di consultazione del Segretario di Stato per l’ambiente, l’alimentazione e gli affari rurali, ad agosto 2017.
Tutti i macelli del Paese dovranno installare un adeguato sistema TVCC entro i prossimi sei mesi (5.11.18), consentendo l’accesso illimitato a tutte le riprese da parte dei veterinari pubblici ufficiali. I quali potranno così verificare l’effettivo rispetto degli standard di benessere, anche nelle ipotesi di macellazione rituale.
‘Siamo una nazione che ha cura degli animali e queste severe misure garantiranno che tutti gli animali vengano trattati con il massimo rispetto in tutte le fasi della vita, permettendoci di continuare a guidare la strada per innalzare gli standard di benessere’
(Lord John Gardiner, Segretario di Stato per gli Affari rurali e la Biosicurezza, con delega tra l’altro a salute e benessere animale).
L’operazione trasparenza in Inghilterra, a ben vedere, deriva anche dalla pressione dei cittadini verso le istituzioni. A seguito di inchieste pubbliche che hanno mostrato la violazione di norme sanitarie essenziali da parte del 29% dei macelli ispezionati, oltre a rivelare drastiche riduzioni nel numero dei controlli pubblici veterinari. Dati preoccupanti a cui, non a caso, si sono accompagnati quelli delle tossinfezioni alimentari in crescita. (2)
Telecamere nei macelli, a quando in Italia?
La domanda da porsi è se l’esempio inglese delle telecamere nei macelli possa trovare seguito anche in Italia. In caso favorevole, a quali condizioni e in quali prospettive. Il nostro ordinamento è più complesso rispetto a quello britannico, anche per ciò che attiene ai diritti dei lavoratori. E tuttavia, la soluzione in esame sembra essere la più idonea a prevenire e controllare in via sistematica ogni eventuale abuso sugli animali. Anche nella prospettiva di migliorare gli standard di sicurezza alimentare.
Ne parliamo con Fabrizio De Stefani, uno dei più lucidi esperti di settore. (3) ‘La possibilità che i macelli italiani mettano a disposizione dei servizi veterinari pubblici i filmati delle telecamere a circuito chiuso – da installare nelle aree dei macelli dove sono presenti gli animali vivi (punti di stallo, di immobilizzazione, stordimento, abbattimento e uccisione) – è a tutt’oggi remota’, spiega il Dr. De Stefani. ‘Tale ipotesi, nel nostro Paese, è infatti condizionata alla maturazione di un consenso che deve coinvolgere le maestranze.’
‘Questa innovazione’ – prosegue Fabrizio De Stefani – può peraltro costituire un’occasione importante, per assicurare il rispetto delle prescrizioni a carico degli operatori. Con il duplice obiettivo di garantire la riduzione della sofferenza animale e ottimizzare i controlli ufficiali veterinari pubblici nei macelli. In particolare, negli stabilimenti dove non è possibile assicurare la presenza continua di veterinari ispettori nei c.d. ‘punti di morte.’
‘Bisogna perciò augurarsi che la sfida ‘Telecamere nei macelli’ venga accolta con favore dalle imprese italiane della carne, in accordo con i propri dipendenti e collaboratori. Per dare prova, anche ai più ostili detrattori, che non c’è intenzione di nascondere alcunché sulle procedure volte a ridurre al minimo possibile il pur inevitabile dolore che accompagna la trasformazione di una vita in alimento.’
Nell’era della dilagante ‘sfiducia istituzionale’, la possibilità di offrire alimenti a elevato contenuto etico – e accettati come tali dai consumatori, in quanto ottenuti da animali il cui sacrificio compassionevole è documentato da videoregistrazioni verificabili dalle autorità competenti – può consentire alle imprese di recuperare la fiducia dei consumatori. I quali non sono più disposti ad accontentarsi delle sole dichiarazioni degli operatori, spesso tacciate di autoreferenzialità. Si prospettano quindi evidenti vantaggi per la reputazione delle imprese virtuose.’
Le telecamere nei macelli rappresentano quindi un’iniziativa che il nascente governo italiano potrebbe considerare con attenzione.
Dario Dongo
Note
(1) Basti ricordare al proposito che la nuova definizione di ‘pericolo’ riferito agli alimenti, introdotta dal reg. UE 2017/625, comprende anche il mancato rispetto delle condizioni di benessere (oltreché di salute) degli animali. Si veda l’articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/salute/sicurezza-alimentare-abc-responsabilità-operatori
(2) Si veda https://www.thebureauinvestigates.com/stories/2017-09-19/blowing-the-whistle-on-the-meat-industry
(3) Fabrizio De Stefani è Direttore f.f. Servizio veterinario di igiene degli alimenti dell’ASL 7 del Veneto. Ha scritto diversi articoli anche su questo tema, tra i quali si segnalano
– Telecamere nei macelli italiani? La legge, per ora, non lo consente
– Telecamere nei macelli più vicine?
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.