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PAC post-2020, la transizione agroecologica in gioco

La Politica Agricola Comune (PAC) assorbe il 36,1% del bilancio complessivo UE (€ 58,4 miliardi nel 2019). Ma ancora tende a privilegiare l’agricoltura industriale e la (velleitaria) competitività sul mercato globale, rispetto agli obiettivi di sostenibilità. La transizione agroecologica è in gioco, tra le posizioni espresse dai movimenti ambientalisti e contadini, da un lato, e la Commissione europea ove pare essere in corso una lotta intestina.

Commissione europea, i ‘buoni propositi’

‘Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura’ – comunicazione 29.11.17 della Commissione europea in ‘era Juncker’ – indicava le priorità che la PAC post-2020 dovrebbe affrontare. (1) Giovani agricoltori, agricoltura basata sulla conoscenza, sostenibilità e resilienza delle aziende agricole. La Commissione, senza entrare nei dettagli operativi, poneva l’accento sulla necessità di una riforma radicale nel modello di attuazione della PAC. (2) In vista del raggiungimento dei 9 obiettivi di seguito evidenziati. (3)

Tali obiettivi sono stati poi effettivamente richiamati nel c.d. European Green Deal, la strategia presentata l’11.12.19 dalla nuova Commissione europea, sotto la guida di Frau Ursula von der Leyen.

Nyéléni Europe Network. I valori da promuovere e gli errori da superare nella nuova PAC

Il Nyéléni Europe Network rappresenta in Europa la coalizione di organizzazioni che si battono per la sovranità alimentare e i diritti dei contadini e dei lavoratori in aree rurali, finalmente riconosciuti dall’ONU, con l’omonima dichiarazione 19.11.18. Oltre a rappresentare i popoli indigeni e quelli senza terra, ivi comprese le vittime del land grabbing, i movimenti ecologisti e urbani, i consumatori.

La riforma della PAC, secondo Nyéléni, deve venire incentrata sul sostegno all’agroecologia su piccola scala, al preciso scopo di affermare in UE i principi di sovranità alimentare, solidarietà e sviluppo sostenibile. In linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) in Agenda ONU 2030.

Bisogna quindi superare gli errori del sistema attuale, che tuttora privilegia un modello agricolo su scala industriale, a vantaggio pressoché esclusivo dei grandi operatori. (4) Tale modello è stato finora giustificato con il dichiarato obiettivo di garantire la competitività dell’agricoltura europea a livello globale. Ma si tratta di un obiettivo utopistico, anche a fronte del dumping socio-ambientale realizzato dai primi esportatori. Tale approccio, oltretutto, ha gravi effetti collaterali:

• si incoraggia l’oligopolio delle Big 4 Corporation che già ora controllano gli input (agrotossici e sementi), le produzioni e gli scambi di commodities agroalimentari su scala planetaria. Portando avanti modelli agricoli insostenibili, basati su monocolture intensive e abuso di pesticidi,

• danni ambientali. La concorrenza sregolata sulle commodities agricole è causa primaria di perdita della biodiversità ed emergenza climatica. (5) Oltre a comportare l’impoverimento dei suoli e l’inquinamento di questi come delle acque,

• minaccia alla salute umana e animale, a causa dei residui chimici nei cibi, (6) la diffusione di alimenti ultraprocessati, la resistenza agli antibiotici, (7)

• iniquità. Le pratiche commerciali sleali sono ancora diffuse, in attesa della concreta attuazione della direttiva UE 2019/633 (Unfair Trading Practices, UTPs). Le PMI, su cui si intesse la filiera produttiva in Europa, continuano perciò a subire una grave asimmetria di potere rispetto agli operatori a valle. Con l’aggravante della scarsa trasparenza sulla catena del valore e ripercussioni sulla manodopera, tendenzialmente sottopagata,

• concentrazione dei finanziamenti sull’innovazione tecnologica, anziché su sostegno ai piccoli produttori, conversione all’agroecologia e riduzione dell’impronta ecologica della zootecnia.

La transizione verso l’agroecologia

La transizione verso un sistema agroecologico è l’unico modo per raggiungere gli obiettivi accennati dalla Commissione nell’annunciare la strategia Farm to Fork (f2f). Il primo pilastro (cioè gli aiuti diretti) della nuova PAC deve includere l’agricoltura contadina e prevedere condizioni sociali e ambientali, al preciso scopo di garantire:

• accessibilità dei cibi nutrienti e salutari, grazie anche alle relazioni dirette tra produttori e consumatori,

• preservazione dei suoli e della biodiversità. In una logica di rigenerazione della fertilità dei suoli, riduzione dell’utilizzo di pesticidi, gestione consapevole di parassiti e infestanti,

• sostenibilità sociale. Ai prezzi stabili e accessibili per i consumatori deve poi corrispondere la dignità del lavoro in agricoltura e la sua equa retribuzione.

Piani Strategici Nazionali e lotte intestine alla Commissione europea

Il Piano Strategico Nazionale è lo strumento previsto nelle bozze dei regolamenti per la PAC post-2020 per consentire agli Stati membri una maggiore partecipazione degli stakeholder (le parti sociali interessate). In Italia le associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica, riunite nella Coalizione ‘Cambiamo Agricoltura’, hanno presentato un decalogo su come offrire il doveroso sostegno al modello di agroecologia.

A Bruxelles intanto, la rivista Politico riferisce una vivace lotta intestina tra la DG ENV (Environment) – che ambisce a introdurre un obiettivo quantitativo di riduzione dei consumi di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti chimici (-30% entro il 2030) – e la DG AGRI (Agriculture). La quale invece segue gli ordini delle Big 4 – come dimostra il doloso ritardo nell’affidare a EFSA la valutazione dei rischi associati all’esposizione a miscele di agrotossici (c.d. effetto cocktail) – e sembra opporsi a introdurre target di riduzione quantitativa dei veleni. (8)

Dario Dongo e Camilla Fincardi 

Note

(1) Si veda il sito del Parlamento europeo, nell’area dedicata alla PAC dopo il 2020

(2) Idem c.s.

(3) Commissione europea, Comunicazione della Commissione al Parlamento europea, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura, Bruxelles 29.11.2017, COM (2017) 713 final, pag. 12,

(4) V. Dichiarazione di Nyéléni (Sélingué, Mali), 27.2.07,

(5) Il 56% degli uccelli tipici dei paesaggi agricoli è infatti scomparso negli ultimi 40 anni, il 25% dei bombi e di altre specie di insetti impollinatori rischia l’estinzione, così come molte altre specie animali. V. anche https://www.cambiamoagricoltura.it/lagricoltura-che-vogliamo/

(6) V. https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/pesticidi-siamo-tutti-cavie-di-big-4

(7) V. precedente articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/clima-e-antibiotico-resistenza-la-carne-di-laboratorio-ci-salver%C3%A0

(8) Eddy Wax, Arthur Nielsen, Louise Guillot. ‘Epic battle’ over green farming divides EU departments. Politico Europe, 13.2.20

Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna e in diritto italo-francese presso l’Université Paris Nanterre, attualmente è iscritta al Master in Giurista e Consulente della Sicurezza alimentare presso l’Università di Bologna.

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