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La Carta di Gavi del vino responsabile

Un decalogo che richiama i principi per la svolta sostenibile nel settore vitivinicolo

Produrre vino sostenibile è la nuova sfida per i viniviticoltori italiani. Una manciata di aziende virtuose già ne ha appreso i principi, tanto da ricevere premi. Per le altre molto utile può essere la Carta di Gavi del vino responsabile. Il documento è un decalogo per produrre un vino buono e sostenibile. È stato stilato dal Consorzio Tutela del Gavi assieme a 100 protagonisti del vino Made in Italy, tra produttori, esponenti di settore e organizzazioni per la comunicazione.

10 punti per un vino sostenibile

La Carta del vino responsabile – presentata in occasione del workshop Laboratorio Gavi 2018 – elenca in 10 punti le azioni necessarie per qualificare i vini di qualità oltre le pur importanti certificazioni di origine (Doc, Docg e Igp), di agricoltura biologica (o biodinamica), vegan, senza solfiti. Contempla infatti valori finora estranei alle certificazioni citate quali il rispetto dei diritti dei lavoratori, il rispetto reciproco e la promozione della cultura. Eccoli in dettaglio

– sposare i valori giusti

– tutelare la terra

– salvaguardare l’acqua

– contrastare i cambiamenti climatici

– impegnarsi per la sostenibilità

– proteggere la biodiversità

– credere nelle persone

– risparmiare nelle risorse naturali

– promuovere la cultura e le arti

– creare benessere per il territorio.

Le imprese esemplari

Tra quanti già si dedicano alla sostenibilità vitivinicola spicca Arnaldo Caprai, membro di PLEF (Planet Life Economy Foundation), il quale vanta un’esperienza ventennale nella produzione vinicola green. Caprai è stato premiato dal Consorzio Tutela del Gavi con il riconoscimento La Buona Italia per l’attuazione del protocollo The New Green Revolution. Vale a dire per la sostenibilità economica e ambientale, il risparmio energetico realizzato in azienda, il monitoraggio delle emissioni, l’adozione di una coltivazione biodinamica, l’adozione del primo prototipo di macchina per i trattamenti in vigneto a recupero di prodotto per zone collinari.

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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