Il valore dei legumi per nutrire il pianeta viene ribadito dalla FAO nel rapporto The Global Economy of Pulses. (1) Il ruolo primario di tali alimenti nella dieta delle popolazioni, i benefici per la salute associati al loro consumo e la capacità delle relative colture di nutrire i suoli – in relazione favorevole con gli ecosistemi – risultano ancora sottovalutati. Appare perciò doveroso promuoverne le produzioni, sotto il segno dell’agroecologia.
Legumi, food security e tradizioni alimentari
I legumi rappresentano una categoria di alimenti indispensabile per la dieta delle popolazioni, nei Paesi più benestanti come in quelli a reddito medio-basso (LMIC, Low-Middle Income Countries). Sotto entrambi i punti di vista della nutrizione – e dunque della food security, vale a dire sicurezza degli approvvigionamenti alimentari e lotta alla malnutrizione – e della salute. Con buona memoria dell’insegnamento di Ippocrate (fa’ che il cibo sia la Tua medicina) e delle tradizioni alimentari di ogni civiltà umana, dal Neolitico a tutt’oggi.
Le leguminose sono presenti in ogni cultura alimentare, dalla dieta mediterranea a quella asiatica (in Medio Oriente come in Asia Centrale, fino alla Cina e al Giappone), in Africa e nel continente americano. La loro lunga conservazione, tra l’altro, consente di accantonare riserve di cibo nelle aree ove esso scarseggia. La Food and Agriculture Organization (FAO) ha inteso sottolineare questi valori dichiarando il 2016 The Year of Pulses.
Legumi, nutrizione e salute
I valori nutrizionali dei legumi – da privilegiare nelle forme di alimenti non trasformati o minimamente trasformati (anche sotto forma di pasta, di facile impiego) – rilevano sotto diversi aspetti. A partire dalla ricchezza in proteine, i ‘mattoni della vita’, indispensabili allo sviluppo dei bambini e alla salute in ogni fase successiva. E dunque:
– proteine. Il tenore di proteine, che varia dal 18 al 34% a seconda del legume, è nettamente superiore a quello dei cereali. (2) E così come le due colture sono sinergiche in agricoltura, il loro abbinamento all’interno dei singoli pasti consente di apportare all’organismo l’insieme degli aminoacidi essenziali per la corretta nutrizione. Il mix di cereali e legumi appartiene infatti alle tradizioni di ogni popolo, ove al riso o mais, pasta o pane si abbinano fagioli, lenticchie, piselli etc. Certo più salutari della lab meat (la ‘non carne di laboratorio’,
– fibre alimentari. La più ampia ricerca mai condotta sull’argomento, pubblicata il 10.1.19 su The Lancet evidenzia come una dieta ricca in fibre – di cui cereali integrali e legumi, oltre a frutta, verdura e altre piante (es. canapa) sono ricchi – riduca fino a un terzo i rischi di mortalità prematura. Con riduzione dell’incidenza di malattie cardiovascolari, ictus, diabete di tipo 2 e tumore del colon-retto. Altri studi mostrano l’interazione favorevole delle fibre con il microbiota intestinale, il metabolismo e il controllo del peso,
– indice glicemico particolarmente basso, grazie anche alla ricchezza in fibre solubili, oltreché insolubili. (3) Il controllo della risposta glicemica postprandiale è un importante fattore di prevenzione di malattie cardiovascolari e diabete, nonché, grazie al senso di sazietà che inducono, a tenere controllato il peso.
– vitamine e minerali. Il legume, nella sua varietà, costituisce preziosa fonte di micronutrienti. In particolare le vitamine del gruppo B e i folati, nonché sali minerali come ferro, magnesio, potassio, fosforo, zinco, rame, etc. (4)
Leguminose, ambiente e fertilità dei suoli
La resilienza delle leguminose le inserisce nell’alveo delle colture più idonee a garantire la produzione alimentare nell’attuale fase di emergenza climatica. La modesta quantità d’acqua che tali piante richiedono ne favorisce la coltivazione anche in zone aride e semi-aride.
La fertilità dei suoli viene inoltre favorita proprio dalla coltura delle leguminose, le quali sono appunto definite ‘colture miglioratrici’ e consentono di ridurre l’impiego di fertilizzanti in agricoltura. I microorganismi contenuti nei legumi consentono di fissare l’azoto presente in atmosfera e renderlo disponibile agli altri esseri viventi. Così riducendo, tra l’altro, i danni causati dall’agricoltura intensiva e i rischi di desertificazione dei suoli.
Scarsa produzione e bassi consumi. La dittatura delle commodities
La produzione globale di legumi è aumentata di 20 milioni di tonnellate/anno tra il 2001 e il 2014, fino a raggiungere i 77 milioni di tonnellate. La maggiore crescita si registrata in Africa subsahariana, Nord America, Australia, India e Birmania. L’India rimane il primo produttore e al contempo il più grande mercato al mondo. La produzione di legumi rimane tuttavia molto scarsa – considerati i vantaggi che può apportare alla salute delle popolazioni e all’ambiente – a fronte dei 2,712 miliardi di tonnellate di cereali raccolti nello stesso anno (dati FAOSTAT).
La dittatura delle commodities impera in ogni dove, con la regia delle Big 4 e il sostegno delle politiche agricole pubbliche. Le quali privilegiano le monocolture intensive su scala industriale all’ecoagricoltura improntata alla biodiversità, escludendo di fatto l’agricoltura contadina su cui si basa la sussistenza di gran parte delle popolazioni del pianeta.
Produzione e consumi in Italia
L’Italia ha finalmente registrato una ripresa nella produzione di leguminose, dopo il drastico calo dell’ultimo mezzo secolo. E tuttavia continua a importare il 65% circa del proprio fabbisogno, a causa del dumping ambientale e di sicurezza alimentare del Canada, primo produttore globale di lenticchie, e di altri Paesi ove è tuttora in uso l’impiego di glifosate e altri agrotossici anche a uso disseccante, in fase pre-raccolta.
I trasformatori e distributori italiani, accecati dalla ‘droga del prezzo’, continuano così ad acquistare lenticchie cariche di glifosato anziché valorizzare la filiera corta. Incapaci di incontrare le esigenze dei consumatori i quali invece – come si è visto nell’Osservatorio Immagino 2018 – sono ben disposti a riconoscere il maggior valore degli alimenti ‘100% Made in Italy’. A maggior ragione in quanto davvero sostenibili e di valore, cioè bio.
Prospettive ed esigenze di sviluppo
Lo studio FAO in esame sottolinea la necessità di potenziare il sistema di produzione delle leguminose, a livello planetario, attraverso investimenti pubblici nello sviluppo e la ricerca di varietà più resilienti e produttive, nonché la diffusione di tecniche agricole moderne.
Le sovvenzioni devono venire estese anche ai piccoli agricoltori, allo scopo di incentivare la coltivazione di legumi e assicurare i rischi legati ai raccolti. Senza trascurare la necessità di rafforzare la conoscenza e promuovere il miglioramento delle infrastrutture per lo stoccaggio, nei Paesi a Medio e Basso Reddito (LMIC), per ridurre le perdite e i conseguenti sprechi alimentari.
L’educazione nutrizionale è altresì indispensabile, per promuovere diete sane ed equilibrate ove è importante inserire e dedicare spazio ai legumi. Questi cibi rappresentano veri ‘ingredienti di salute’, come si è visto. E sono fondamentali, in particolare, presso coloro che seguano una dieta vegetariana e vegana. (5)
Dario Dongo e Camilla Fincardi
Note
(1) Rawal, Vikas & Navarro, Dorian & Bansal, Prachi & Bansal, Vaishali & Pais, Jesim & Sarma, Mandira. (2019). The Global Economy of Pulses. FAO, Roma, ISBN 978-92-5-109730-4, http://www.fao.org/3/i7108en/I7108EN.pdf
(2) V. nota 1, tabella a pagina 10
(3) Idem c.s., tabella a pagina 12
(4) Ibidem, v. tabella a pagina 13
(5) Si vedano le indicazioni offerte nelle linee guida indiane per una sana nutrizione, a pagina 18 dello studio in nota 1