Coltivare riso nei suoli salini, nella prospettiva di liberare terreni adatti ad altre colture. È il geniale obiettivo di un progetto agronomico del governo della Repubblica Popolare Cinese, che riceve anche il sostegno di Alibaba.
Il riso amico del sale
Il riso ibrido oggetto del progetto agronomico cinese è frutto di una selezione portata avanti nel corso di mezzo secolo di ricerche condotte dal professor Yuan Longping, pluripremiato agronomo oggi 88enne. E costituirà una risorsa determinante per la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari nell’Impero di Mezzo, ove sono disponibili ben 99 milioni di ettari di terra alcalina (il 10% del totale a livello planetario).
La coltivazione sperimentale condotta nel 2017 nella provincia di Hebei, nel nord della Cina, ha avuto rese nell’ordine delle 17 tonnellate di riso per ettaro. Il professore Longping considera perciò che la coltivazione di questo tipo di riso su soli 6,7 milioni di ettari di terra salina consentirà alla Cina di produrre 30 milioni di tonnellate di riso in più. Quanto serve a nutrire 80 milioni di individui.
Riso nel deserto
Il miracolo cinese della risicoltura è già stato sperimentato con successo anche a Dubai, ove il riso ibrido è stato coltivato in aree desertiche. E grazie a sistemi innovativi di irrigazione – che veicolano l’acqua direttamente alle radici della pianta – la coltivazione in terreni aridi ha avuto una resa superiore a 7,5 tonnellate per ettaro.
Questa positiva esperienza verrà dunque estesa a oltre il 10% del suolo degli Emirati Arabi Uniti, riferisce il People’s Daily Online.
Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".