Il 15.7.21 gli allevatori iscritti a Coalvi, Consorzio di Tutela della Razza Piemontese, (1) si sono finalmente liberati dalla sfera d’influenza del cerchio magico di Coldiretti.
300 soci sono accorsi a Fossano (CN) da ogni parte del Piemonte, con 588 schede di voto in assemblea, per escludere i pupilli di Palazzo Rospigliosi dal nuovo Consiglio di Amministrazione.
Nella vicina Emilia, dopo il rifiuto del Consorzio Agrario Terrepadane di confluire in Federconsorzi 2, Coldiretti Piacenza è stata ‘commissariata’ (2,3). Si avvicina la crisi dell’impero romano?
Il Gattopardo a Fossano
Il Gattopardo è un dilettante al cospetto di chi davvero sa ‘cambiare tutto per non cambiar nulla’. Così Coldiretti a Fossano, con la panzana dei giovani e l’aria nuova, aveva candidato al CdA di Coalvi i ‘figli di’ fedelissimi suoi ex-consiglieri:
– Paolo, enologo, figlio di Luigi Rabino (ex presidente Coalvi),
– Giorgia, figlia di Graziano Scaglia (ex-vicepresidente),
– Alessia, figlia di Battista Fissore (ex-consigliere),
– Andrea, figlio di Francesco Merlatti (ex consigliere),
– Marco figlio di Valerio Panero (ex-consigliere).
Senza tema di smentire se stessi, gli sbandieratori gialli hanno poi proposto di rinnovare due invisibili consiglieri uscenti (Tiziana Merlo e Nicolò Ruata) e due pedine già spese in Anaborapi (Andrea Rabino e Bruno Bertola, vicepresidente e consigliere). Oltre all’ex-delegato giovani impresa Coldiretti di Torino Bruno Mecca Cici.
Coalvi, elezioni e nuovo CdA
Il collaudato modus operandi di Coldiretti – raccolta delle deleghe a favore dei propri candidati presso soci ignari, succubi o rassegnati (4) – ha fatto cilecca. Sebbene il funzionario e i segretari di zona delle bandiere gialle anche questa volta, secondo diverse voci, avessero con sé le cartelline con i ‘voti pronti’.
I numerosi soci intervenuti all’assemblea di Fossano hanno impedito il ‘pilotaggio’ delle elezioni. Le forze dell’ordine erano state informate e il clima era teso, non vi era spazio per le irregolarità. E a sorpresa, anche gli iscritti a Coldiretti hanno votato 15 consiglieri liberi, non condizionati dai diktat di Palazzo Rospigliosi.
Allevatori piemontesi in rivolta
Gli allevatori piemontesi, semplicemente, si sono ribellati a un sistema parassitario che ambisce a controllare ogni organizzazione legata all’agricoltura in Italia, per drenare le risorse pubbliche e private destinate a chi lavora la terra e alleva gli animali. Le vessazioni già imposte da Palazzo Rospigliosi ad ANABORAPI, l’Associazione Nazionale degli Allevatori di Bovini di Razza Piemontese, si sono tra l’altro concretizzate nella pretesa di iscrivere tale associazione (di primo livello) alla FEDANA, alias AIA2, associazione di secondo livello sotto il dominio di Coldiretti. (5)
I soci di ANABORAPI avevano già manifestato in piazza a Carrù (CN), il 19.12.20. 182 allevatori avevano scritto al presidente e al consiglio d’amministrazione dell’Associazione, poi al prefetto di Cuneo e al MiPAAF. Senza ottenere riscontri in merito ai vari illeciti denunciati. Alcuni si sono anche rifiutati di versare le quote associative, in attesa dei doverosi chiarimenti sulle decine di migliaia di euro indebitamente versate a FEDANA, a fronte di nessun servizio. (6) Il sistema allevamento piemontese ha perciò deciso di staccare la spina del suo bancomat a servizio del cerchio magico di Coldiretti. E il voto in Coalvi si prospetta come l’inizio di un percorso di recupero della propria identità e missione, sostenere e valorizzare una filiera agroalimentare di alta qualità.
Coalvi, le sfide da affrontare
Guido Groppo, allevatore e presidente del nuovo CdA di Coalvi, introduce il proprio mandato con un’esposizione chiara delle sfide da affrontare nell’interesse di tutti gli allevatori di bovini di razza piemontese (a prescindere dalle confederazioni a cui ciascuno sia liberamente iscritto). In sintesi, bisogna:
– mantenere e migliorare gli standard di allevamento, sulla base di un disciplinare a cui aggiungere una tabella di valutazione. Con l’obiettivo di garantire un prezzo minimo coerente agli sforzi di chi contribuisce con impegno all’eccellenza che distingue le carni da bovino di razza piemontese,
– aumentare i controlli nell’intero corso della filiera, dalle stalle fino ai banchi macelleria (soprattutto),
– valorizzare il bovino piemontese sul mercato ove oggi la sua carne si trova a competere con quella di vitelli e meticci, i quali vengono allevati in Italia nei grandi centri di ingrasso dei colossi di settore,
– recuperare così la grave perdita sul valore dei capi da macello (fino al -25% rispetto al 2020), che si aggiunge a quella legata al ritiro dei capi al limite dell’età commerciabile.
Piemonte-Roma, i conflitti d’interessi
Le sfide da affrontare mostrano altresì in tutta evidenza il conflitto d’interessi tra gli allevatori del Bovino di Razza Piemontese e la Coldiretti di Vincenzo Gesmundo. Il quale ha stretto una solida alleanza con l’imperatore delle carni nel Vecchio Continente, il cavalier Luigi Cremonini. Al punto di nominare Luigi Scordamaglia – lo storico braccio destro di Cremonini, infatti ex-presidente di Assocarni (Confindustria) e poi di Federalimentare, oltreché AD di Inalca SpA – quale consigliere delegato della fondazione Filiera Italia.
Non a caso Coldiretti nulla ha fatto per sostenere l’etichettatura di origine delle carni al ristorante, promossa dal Consorzio Italia Zootecnia assieme al nostro sito GIFT (Great Italian Food Trade). (7) Ed è invece protagonista degli accordi al doppio ribasso sulle pratiche commerciali sleali, (8) in palese conflitto d’interessi con gli agricoltori e allevatori italiani. Altresì vittime, come si è visto, di speculazioni volte a finanziare gli stipendi milionari e gli sfarzi di Palazzo Rospigliosi. (9)
Coldiretti Piemonte, altri conflitti
Coldiretti Piemonte, tra le altre cose, sta promuovendo la sottoscrizione del capitale di rischio di Inalpi SpA presso i suoi fornitori di latte. Un’operazione grazie alla quale il latte piemontese verrà pagato, nella migliore delle ipotesi, a 15-20 anni di distanza.
Il bilancio 2020 depositato da In.Al.Pi. SpA, come si è annotato, presenta gravi incongruenze – una su tutte € 43,8 milioni di magazzino di merci deperibili – e ancor più gravi criticità, come € 128 milioni di debiti. (10) Chi controlla e chi paga, se qualcosa va storto? Il promoter Bruno Rivarossa forse?
Dario Dongo
Note
(1) Il Consorzio di Tutela della Razza Piemontese, Coalvi, è stato il primo a sviluppare un apposito marchio di qualità, approvato con DM 1.3.88. A oggi, circa 1.500 allevatori e 250 macellerie hanno deciso di seguire il suo disciplinare e sottoporsi alla certificazione che interessa, in media, 20.000 bovini/anno
(2) V. paragrafo ‘Terrepadane, agricoltori resistenti’, nel precedente articolo ‘Federconsorzi 2, AgriRevi, AIPO (Unaprol). Affari d’oro per il cerchio magico di Coldiretti’
(3) Giuseppe Romagnoli. Coldiretti Piacenza, arriva un commissario: è Giovanni Benedetti. Il Piacenza. 21.7.21, https://www.ilpiacenza.it/economia/coldiretti-piacenza-commissariamento.html
(4) Altri casi rimangono invece irrisolti. Si cita a esempio l’assemblea di ARAC Campania, il 15.10.20. V. precedente articolo ‘Coldiretti e il vitello d’oro, in rivolta gli allevatori del Sannio. #VanghePulite’
(5) Dario Dongo. Coldiretti, AIA e il vitello d’oro. La rivolta di ANABORAPI. GIFT (Great Italian Food Trade). 5.4.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/coldiretti-aia-e-il-vitello-d-oro-la-rivolta-di-anaborapi
(6) Le Associazioni Nazionali degli Allevatori (ANA) come ANABORAPI hanno il ruolo tecnico fondamentale di preservare e migliorare la selezione genetica delle razze che caratterizzano le filiere agroalimentari italiane, per la miglior tutela della biodiversità. Il cerchio magico di Coldiretti, tuttavia, ha cinto d’assedio l’intero sistema allevamento di cui esse fanno parte, con la strategia descritta e osteggiata nei precedenti articoli:
– Coldiretti, AIA e il vitello d’oro. #VanghePulite urgono
– Coldiretti, AIA e il vitello d’oro. L’operazione AIA 2, alias FEDANA
– AIA, FEDANA e il vitello d’oro, allevatori in rivolta. L’esempio di ANARB
(7) Dario Dongo. Origine carni al ristorante, la proposta di decreto-legge del Consorzio Italia Zootecnia. GIFT (Great Italian Food Trade). 26.5.17, https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/origine-carni-al-ristorante-la-proposta-di-decreto-legge-del-consorzio-italia-zootecnica
(8) In merito alle pratiche commerciali sleali, si richiamano i precedenti articoli:
– Pratiche commerciali sleali, accordo di filiera al doppio ribasso
– Pratiche commerciali sleali e legge di delegazione europea, analisi critica
– Pratiche commerciali sleali, la lezione di Parigi a Coldiretti e Confindustria
(9) Dario Dongo. Germina Campus, la holding di Coldiretti che specula sugli agricoltori. #VanghePulite. GIFT (Great Italian Food Trade). 13.6.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/germina-campus-la-holding-di-coldiretti-che-specula-sugli-agricoltori-vanghepulite
(10) Dario Dongo. Inalpi chiama i fornitori di latte a pagare i suoi debiti. GIFT (Great Italian Food Trade). 19.7.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/inalpi-chiama-i-fornitori-di-latte-a-pagare-i-suoi-debiti
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.