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ZLEC, l’Unione economica africana al decollo

ZLEC, Zone de libre-échange continentale. Il più ampio accordo di libero scambio dopo il WTO (World Trade Organization) per estensione territoriale, che copre l’intero continente africano, è finalmente pronto al decollo. Dopo l’adesione di Nigeria e Benin, il 7.7.19 a Niamey (Niger). Brevi notizie a seguire.

ZLEC, l’Unione economica africana

In soli 3 anni dall’avvio dei negoziati, alla 25^ sessione ordinaria dell’Unione Africana (African Union, AU) – a Johannesburg (Sud Africa), il 14-15.6.15 – l’accordo panafricano è stato definito. Ed è entrato in vigore, il 23.3.18, a esito della 10^ riunione straordinaria dell’AU, a Kigali (Ruanda). Con l’adesione di Nigeria e Benin – alla 12^ riunione straordinaria dei Capi di Stato e governi dell’AU, il 7.7.19 a Niamey (Niger). 54 Paesi su 55 hanno aderito all’accordo, 27 lo hanno già ratificato. Si attende l’Eritrea che solo l’8.7.18, dopo 30 anni di conflitti, ha finalmente raggiunto un accordo di pace con l’Etiopia.

L’Accordo di Libero Scambio (ZLECAf, Accord portant création d’un Zone de Libre-Échange Continentale Africaine, o AfCFTA, African Continental Free Trade Agreement), come si è visto, aspira a incentivare l’economia africana mediante la liberalizzazione degli scambi commerciali intra- e inter-continentali. La riduzione progressiva delle barriere doganali – tariffarie e non, sul 90% delle merci – dovrà venire completata nei 10 anni dalla sua entrata in vigore, entro il 23.3.28. Gli Stati membri potranno escludervi soltanto, al massimo, il 3% delle categorie merceologiche. Nonché decidere di individuare prodotti sensibili, non oltre il 7%, da liberalizzare in un arco temporale più ampio.

ZLEC, le prospettive per il continente africano

La ‘Schengen africana’, una volta completata, realizzerà l’area di libero scambio territorialmente più estesa a livello planetario. A favore, si spera, di oltre 1,2 miliardi di persone. Con una previsione di incremento sostanziale degli scambi tra Paesi africani (+52,3% entro il 2022, a fronte di un attuale quanto modesto 17% sul totale), nonché tra questi e il resto del mondo (+2,8% nello stesso periodo).

L’ingresso della Nigeria innova radicalmente lo scenario e le prospettive. Poiché si tratta della prima economia e anche del Paese più popoloso del continente. Con 200 milioni di abitanti, che si prevede aumenteranno al punto da raggiungere il terzo posto a livello globale, dopo Cina e India, nel 2050. Il presidente nigeriano rieletto, Muhammadu Buhari, aveva finora motivato la propria resistenza con l’esigenza di salvaguardare le imprese locali.

La Nigeria stessa sarà peraltro, con ogni probabilità, uno dei maggiori beneficiari della ZLEC. Con un PIL di 450 miliardi di dollari USA, (poco meno di un quarto di quello italiano, 2.084 mld US$), che è pari al 17% dell’intero continente. A seguire, Egitto (332 mld US$) e Sudafrica (295 mld US$).

ZLEC, fase operativa

La fase operativa dell’accordo ZLEC è stata deliberata il 7.7.19 a Niamey. Secondo il calendario definito, entro l’1.2.20 gli Stati membri dovranno sottoporre alla Conferenza dell’Unione Africana la lista di concessioni tariffarie e delle ‘rules of origin’. Ed entro l’1.7.20 dovrà venire avviato lo smantellamento del sistema delle tariffe doganali.

La Conferenza dei rappresentanti di Stato ha sottolineato l’impegno per potenziare l’industria manifatturiera, soprattutto nel settore agroalimentare, la costruzione di idonee infrastrutture e la necessità di implementare il Protocollo per assicurare la libera circolazione delle persone, redatto insieme all’Accordo ZLEC.

Sfide e criticità

Le industrie e le infrastrutture rappresentano i settori ove focalizzare gli investimenti. Il mercato del continente africano appare poco differenziato, al punto che i Paesi africani tendono ad importare la gran parte dei prodotti finiti da altri continenti, spesso agevolati da tariffe doganali vantaggiose che tuttavia ostacolano la competitività delle filiere di produzione locale. Per questa stessa ragione le esportazioni riguardano quasi esclusivamente le materie prime.

La crescita dell’economia del continente non può dunque prescindere dallo sviluppo dei vari comparti industriali, anche a livello tecnologico. Solo così potrà realizzarsi un’effettiva sinergia e complementarietà tra i Paesi membri dell’African Union. Si dovrà inoltre rafforzare le reti di comunicazioni, semplificare le procedure burocratiche che attualmente regolano gli scambi, armonizzare le norme tecniche e gli standard commerciali. E affrontare la corruzione endemica di stampo neo-coloniale che tuttora caratterizza i sistemi politici ed economici.

La lotta alle diseguaglianze sfugge purtroppo alle priorità dell’Unione Africana. Come del resto ai Paesi del G7, ove pure l’ingiustizia sociale va aggravandosi. Le politiche neoliberiste ispirate al crony capitalism mettono a repentaglio le democrazie e i sistemi economici, oltre alla dignità degli individui. E di ciò dovranno pure occuparsi gli Stati africani, tenuto conto che la riduzione delle tariffe doganali inoltre comporterà perdite di entrate fiscali pari a 4,1 miliardi di dollari. A presumibile detrimento delle economie più fragili.

ZLEC, sostegno UE e prospettive per l’Italia

L’Unione Europea è uno dei principali sostenitori del processo di integrazione africana. Attraverso i contributi di Banca europea per gli investimenti (BEI), Fondo europeo di sviluppo (2014-2020) e Fondo fiduciario UE-Africa per le infrastrutture e i programmi di sviluppo dell’Accordo di partenariato economico. A settembre 2018 il Presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha poi lanciato l’Africa-Europe Alliance for Sustainable Investment and Jobs. Un piano di azione volto ad aumentare i rapporti commerciali, stimolare gli investimenti e creare opportunità di lavoro in Africa.

50 milioni di euro sono stati già stanziati dall’UE, per il biennio 2018-2020, a sostegno del CFTA. A dicembre 2018 è stato firmato un accordo con l’UNECA, con l’erogazione di un primo finanziamento di 3 milioni di euro, per sviluppare strategie di implementazione dell’accordo. A febbraio 2019, 4 milioni di euro sono stati destinati dall’Ue alla creazione di un Osservatorio sul commercio nell’Unione Africana, in ambito PANAF (Pan-African Programme).

L’Italia può a sua volta trarre beneficio dall’accordo ZLEC. Già ora la Nigeria è il nostro secondo partner commerciale, dopo il Sudafrica, nell’Africa sub-sahariana. Gli scambi interessano ad oggi l’import di materie prime (petrolio e gas in primis) e la realizzazione di infrastrutture (produzione e distribuzione di elettricità soprattutto). Ma sicuramente potranno aprirsi nuove opportunità per il Made in Italy, anche nel ambito alimentare finora presidiato in ciascun Paese dalle rispettive (ex) potenze coloniali.

L’agroalimentare italiano non ha ancora raggiunto una presenza importante tra gli scaffali dei supermercati, a differenza del settore casa-arredo già molto ricercato in Nigeria soprattutto. Nondimeno, alla crescita dell’economia si accompagnerà anche la ricerca di alimenti e bevande Made in Italy. E ancor prima, quella di macchinari per l’industria alimentare in cui il Bel Paese primeggia.

Dario Dongo e Marina De Nobili

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