Un consumatore su due, più spesso donna, sceglie cosa mettere nel carrello della spesa alimentare con attenzione sempre maggiore. Guarda all’origine delle materie prime, all’impatto ambientale delle produzioni, ai profili nutrizionali. Alla ricerca di un equilibrio, per una spesa sostenibile e un’alimentazione sana. Così si spera, sulla base del sondaggio di Metrica Ricerche per ‘Consumatori’, il mensile di Coop Italia.
L’informazione che ancora manca
L’informazione su cibo e alimentazione viene considerata ‘molto adeguata’ solo dal 13% del campione. ‘Parzialmente adeguata’ o ‘inadeguata’ per la quasi totalità dei consumatori intervistati (45% e 42%, rispettivamente).
Le fonti di informazione prescelte dai consumatori vedono al primo posto la Tv (33%), seguita da web e social network (27%), familiari e amici (25,5%). Giornali e riviste informano il 14% del campione. Medici ed esperti hanno invece un ruolo residuale (11%), purtroppo, nel fornire informazioni sull’alimentazione.
Questi dati – se pure raccolti su un campione relativamente esiguo di consumatori, nell’intero territorio nazionale (1.007 persone) – inducono tra l’altro a riflettere sull’esigenza di sviluppare programmi di educazione alimentare e raccomandazioni nutrizionali basati sulla scienza. Per contrastare inganni virali, fake news e consigli invece basati su interessi commerciali o di parte.
La funzione delle etichette
Le etichette vengono sempre consultate, prima dell’acquisto degli alimenti, dal 54% dei consumAttori. Con maggiore scrupolo da parte delle consumAttrici (63%). Il restante 40% del campione dichiara di leggerle solo a volte.
Gli elementi più ricercati in etichetta sono la data di scadenza o il termine minimo di conservazione (76%) e la provenienza degli ingredienti (49%). Nessuna menzione, curiosamente, per la lista degli ingredienti. La tabella nutrizionale viene considerata soltanto dal 19% del campione.
Le paure legate al cibo
I timori nel piatto degli italiani sono in linea con quelli registrati dall’Eurobarometro, in UE come nei Balcani e in Turchia. L’attenzione è maggiore, ancora una volta, tra le consumAttrici. La graduatoria delle preoccupazioni legate agli alimenti, in una scala da 1 a 10:
– pesticidi in frutta e verdura (8,13),
– antibiotici nelle carni (8,12),
– contaminanti nel pesce (8,01),
– additivi e coloranti (7,94),
– OGM (7,59),
– materiali d’imballaggio (7,15).
I driver della spesa
Le scelte di acquisto sono guidate da provenienza e prezzo. Nella scala da 1 a 10, svettano infatti il Made in Italy (8,29), le offerte (8,16) e il prezzo conveniente (8,05).
I consumatori si dichiarano attenti alla stagionalità degli alimenti freschi (7,86) e ai prodotti tipici (7,82). Il 72% degli intervistati dichiara di apprezzare l’offerta di prodotti del proprio territorio e quelli da filiera corta, considerati
– più genuini (44,4%),
– utili a tutelare l’economia e le produzioni italiane (29%),
– a ridotto impatto ambientale (19,5%).
La ricerca di prodotti locali e prezzi popolari penalizza i prodotti del commercio equo e solidale, acquistati solo dal 33,6% degli intervistati. Il disinteresse viene espresso da chi preferisce i prodotti italiani (37,8%), chi non li conosce (33,9) o li considera troppo cari (12%).
Ambiente e salute
L’impatto ambientale delle produzioni ha convinto il 55,5% degli intervistati a modificare le proprie scelte alimentari. Questa attenzione è più spiccata la percentuale tra le donne (58,2%) e i laureati (66,8%).
Le produzioni biologiche e/o accompagnate da claim nutrizionali (con meno grassi, zuccheri, etc.) continuano a guadagnare quote di mercato. Il 73% degli intervistati giudica adeguata l’offerta di cibi per una sana alimentazione e il 70,5% si dichiara pronto a spendere di più. Dati confermati dall’andamento delle linee Bene.sì e Vivi Verde di Coop.
In calo le diete vegane
Le abitudini alimentari dichiarate dagli intervistati convergono nel 48,4% dei casi sulla dieta mediterranea (seguita dal 62% dei laureati).
Le diete vegetariane e vegane appaiono molto meno diffuse (0,8% di aderenti per la prima, 0,1% per la seconda) rispetto alle recenti rilevazioni di Eurispes (8,9%). La tendenza a consumare molti vegetali è dichiarata dal 3,6% del campione (5,6% tra le donne). Il 36%, invece, si sottrae alle definizione e dichiara di seguire una dieta varia.
Regimi alimentari per perdere peso sono stati seguiti nell’ultimo quinquennio dal 30% degli italiani intervistati (37,5% tra le donne). I consigli dietetici provengono da specialisti (dietologo o nutrizionista) nel 40% dei casi, dai medici di famiglia nel 21%. Persistono le diete fai-da-te, con l’eliminazione di alcuni alimenti (23%, 28,6 tra i maschi), l’applicazione di suggerimenti trovati sul web (9%, 13,2% tra i maschi) o presso amici (4%).
L’esercizio fisico è invece ancora poco praticato dal 40% degli intervistati. Il 21,5% (25,9% tra le donne) non ne pratica, il 19% ne fa meno di 5 anni fa. Solo il 10,5% dichiara di fare più attività che in passato.
Meno zuccheri, sale e carne
Gli alimenti HFSS (High in Fats, Sugar and Sodium) perdono quota, secondo le dichiarazioni del campione. Nell’ultimo lustro, il 60% consuma meno zuccheri, il 58% ha ridotto il sale, il 54% le bevande gassate e/o zuccherate, il 49% i fritti, il 45% i dolci, il 37% la carne e salumi, il 27% i latticini.
Poco comprensibile, nella ricerca di alimenti salutari, la scelta del senza glutine. La quale viene indicata dal 21% degli intervistati, sebbene gli unici a esservi costretti per esigenze di salute (i celiaci) rappresentino l’1-2% della popolazione.
Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".