Coldiretti, Unaprol e Federolio hanno siglato il 28 giugno 2018 un accordo di filiera. Che definisce un prezzo minimo di acquisto dell’olio extravergine di oliva italiano, in cambio di una concessione a favore del c.d. Italian sounding.
Il nome ‘Italico’ potrebbe infatti venire impiegato per designare un blend di oli di qualsivoglia origine, purché almeno la metà sia Made in Italy. Il fine però non giustifica i mezzi. Atteso che il consumatore medio, con il conforto del vocabolario della lingua italiana, legittimamente identifica l’attributo Italico all’italianità. E può così venire indotto in errore sulla effettiva origine delle materie prime, in barba agli storici proclama di trasparenza invocati a parole dalla stessa Coldiretti. (1)
Unasco, il consorzio nazionale dei coltivatori e produttori olivicoli, annuncia battaglia in un’intervista del suo presidente Luigi Canino a Teatro Naturale, (dove l’Italico farlocco è definito ‘un cancro’).
Il Consorzio Nazionale degli Olivicoltori a sua volta annuncia una petizione e un appello al governo. ‘L’accordo di filiera farlocco siglato tra Coldiretti/Unaprol e Federolio è un attentato all’Italia, a uno dei prodotti simbolo del Made in Italy, l’olio extravergine d’oliva, ai produttori del nostro Paese e alla salute dei consumatori‘, tuona il presidente Gennaro Sicolo.
Olio Italico, il prodotto autentico
Olio Italico a ben vedere è il nome impiegato dall’impresa Agraria Riva del Garda, già a partire dal 2011. Al preciso scopo di distinguere un olio extravergine italiano autentico, 100% olive italiane, disponibile anche nella versione bio (nella foto).
L’azienda agricola del Garda non ha registrato tale marchio, nella consapevolezza che il riferimento geografico ivi contenuto avrebbe facilmente incontrato le obiezioni dei competenti uffici in Italia e in Europa. Gli uffici marchi negli ultimi anni hanno invero espresso particolare attenzione verso le evocazioni geografiche più generiche, il cui utilizzo non può venire ristretto all’esclusiva dei singoli.
Accordo di filiera, voci a favore
L’accordo Coldiretti-Unaprol-Federolio viene valutato con ottimismo, al contrario di altri, da AIPO (Associazione Italiana Piccoli Olivicoltori). Il suo segretario generale Renato Verzari spiega infatti a Great Italian Food Trade che il nome ‘Italico’ non è definito, è solo un’ipotesi di lavoro.
L’intesa è favorevole, spiega Verzari, nella parte in cui si prevede il sostegno della produzione fino a 10 mila tonnellate con un prezzo di salvaguardia del costo di produzione pari a 4,10 euro/kg. (2)
La vera innovazione è la previsione di ulteriori:
– 20 cent/kg per la ricerca nel settore, per il miglioramento varietale e per colture intensive,
– 30 cent/kg di premialità per il prodotto ‘pulito’, vale a dire conferito al confezionatore senza residui di fitofarmaci. (3)
– 60 centesimi per chilogrammo, se il prodotto è certificato come sostenibile. (4)
I vantaggi dell’accordo, secondo AIPO, vanno perciò considerati in un’ottica temporale più ampia, che potrà permettere di programmare e migliorare le produzioni italiane anche negli anni a venire.
Marta Strinati e Dario Dongo
Note
(1) La vicenda in esame fa sorgere qualche sospetto sull’accondiscendenza di Coldiretti al regolamento OPT, ‘Origine Pianeta Terra’ (reg. UE 2018/775). Vi è forse qualche conflitto d’interesse da chiarire? Si veda l’articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/origine-ingrediente-primario-reg-ue-2018-775-call-for-action
(2) Con riferimento ai costi di produzione della Puglia, in vista del conferimento a gruppi di confezionatori di famiglie italiane
(3) Un vantaggio che consente di lavorare bene sui mercati, in particolare quello statunitense, sempre più esigenti sotto tale punto di vista
(4) Certificazione della filiera, etica e la sostenibilità ambientale