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#DopEconomy, rapporto ISMEA – Qualivita 2020

La #DopEconomy italiana ha confermato solidità e trend in crescita, nel 2019. Il bel Paese ne mantiene il primato, con il 27% delle Geographical Indications (GIs) registrate a livello planetario (839 su 3.123). E anche l’export procede bene. Il XVIII Rapporto Ismea-Qualivita 2020, con nostre brevi note. (1)

#DopEconomy, i dati 2019

I dati 2019 sulla #DopEconomy mettono in luce il valore primario delle produzioni agroalimentari e vinicole certificate DOP, IGP, STG, DOC, DOCG. 16,9 miliardi di euro, + 4,2% sul 2018 che già aveva registrato un +6% rispetto al 2017. A completare una decade di crescita ininterrotta.

Il contributo di questo settore al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano è pari al 19%. I gioielli di grande calibro nella collezione del Made in Italy tradizionale ne guidano l’economia. Ma anche le nuove filiere DOP e IGP iniziano a macinare, con mezzo miliardo di valore alla produzione per quelle sole di ambito alimentare (vini esclusi) registrate dal 2010 in avanti.

Export trainato dai vini

L’export delle GIs italiane ha raggiunto nel 2019 i 9,5 miliardi di euro (+5,1%), pari al 21% delle esportazioni complessive di settore agroalimentare. Ad alimentarlo, oltre 180.000 operatori e 285 Consorzi di tutela.

Il contributo maggiore viene dal comparto dei vini, per un valore di 5,6 miliardi di euro. Spicca peraltro la crescita degli alimenti DOP e IGP, +7,2%, fino a raggiungere i 3,8 miliardi di euro.

Gli alimenti DOP e IGP più quotati

Gli alimenti italiani DOP, IGP, STG hanno raggiunto nel 2019 i 7,7 miliardi di euro di valore alla produzione (+5,7%). Bene anche il valore al consumo, pari a 15,3 miliardi di euro (+6,3%), e le esportazioni, come si è visto. I mercati principali si confermano Germania (€ 786 milioni), USA (€ 711 mln), Francia (€ 525 mln) e Regno Unito (€ 273 mln).

La classifica è condotta dai colossi storici. Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, Mozzarella di Bufala Campana, Aceto Balsamico di Modena IGP. Ma decollano anche altre categorie, come la pasta IGP e diversi prodotti DOP e IGP in pasticceria e panetteria.

I formaggi italiani

La crescita più importante, nel 2019, è stato quello dei formaggi DOP e IGP. A fronte di una produzione tendenzialmente stabile (549 mila tonnellate, +1%), sono aumentati i valori alla produzione (€ 4,5 miliardi, +10%) e così i consumi interni (€ 7,5 miliardi, +5%) e l’export (€ 2 miliardi, +13%).

Emilia-Romagna e Lombardia concentrano oltre due terzi del valore alla produzione, rispettivamente con 1,6 e 1,5 miliardi di euro. Segue la Campania, con 406 milioni di euro e un contributo del 9% nel segmento dei formaggi DOP e IGP. Le prime cinque filiere – per un valore complessivo di 4,1 miliardi di euro – sono Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Mozzarella di Bufala Campana, Gorgonzola e Pecorino Romano DOP.

Prodotti a base di carne

I prodotti a base di carne hanno registrato un calo di valore alla produzione, nel 2019 (-4,7%, 1,9 miliardi di euro). Al consumo, viceversa, si è registrata una crescita (+3,5%, € 5 miliardi) che esprime la debolezza industriale nei rapporti cin la GDO nostrana. Nell’export l’occasione di riscatto, per l’industria di trasformazione almeno (+5,6%, €600 milioni).

In Emilia-Romagna si concentra oltre la metà del valore dell’intera categoria (oltre 1 miliardo di euro). Seguono Friuli-Venezia Giulia (315 mln) e Lombardia (305 mln). Le prime cinque filiere, per valore alla produzione, sono Prosciutto di Parma e di San Daniele DOP, Mortadella Bologna, Bresaola della Valtellina e Speck Alto Adige IGP (€1,7 miliardi complessivi).

Aceto balsamico superstar dell’export

L’aceto balsamico DOP e IGP torna a crescere. Terzo per valore, tra gli alimenti con GIs, vale 389 milioni di euro alla produzione e 982 al consumo, con identico tasso di crescita (+5,6%).

Il 92% dell’aceto balsamico italiano va all’export, che vale 891 milioni di euro. Quasi un quarto del totale delle esportazioni dell’agroalimentare italiano DOP e IGP. Una delle grandi ricchezze delle province di Modena e Reggio nell’Emilia. A guidare è l’Aceto Balsamico di Modena IGP, seguito da Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP e Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP.

Frutta e verdura DOP e IGP

L’ortofrutta DOP e IGP sfiora i 900 milioni di euro al consumo (894 mln, +27%) e i 318 milioni di euro alla produzione (+2,1%). Le variazioni dei dati sono fortemente condizionate dal settore melicolo dell’arco alpino (fra problemi climatici del 2018 e ripresa dei prezzi al consumo nel 2019). Anche la flessione dell’export a 134 milioni di euro nel 2019 (-40%) risente per perlopiù delle dinamiche competitive europee all’interno del comparto.

Fra le altre IG della categoria bene il valore alla produzione DOP IGP di agrumi (+34%), pomodori (+28%), cereali e legumi (+14%), ortaggi (+7%). Il Trentino-Alto Adige ha realizzato circa 140 milioni di euro alla produzione. Seguono Sicilia e Piemonte con 43 milioni di euro e 33 milioni di euro. Le tre regioni rappresentano circa il 68% del valore economico della categoria.

Calo di produzione e valore per l’extravergine

Il crollo della produzione, nella campagna olearia 2018/2019, ha inciso anche sulla produzione degli oli extravergine d’oliva DOP e IGP (11mila ton, -11%). Il valore alla produzione è sceso a 82 milioni di euro (-4,6%), con calo supplementare del valore al consumo (-7,4%, 134 milioni di euro al consumo). La ‘droga del prezzo’ continua a dominare le scelte di acquisto. Il calo dell’export – che interessa ben il 39% della produzione certificata – ha seguito quello della produzione (-11%, 56 milioni di euro).

Toscana, Puglia e Sicilia concentrano quasi i tre quarti del valore totale degli oli certificati, con rispettivi valori alla produzione di € 25, 20 e 16 milioni (2019). Le prime cinque filiere per valore alla produzione sono Toscano IGP, Terra di Bari DOP, Val di Mazara DOP, Riviera Ligure DOP, Sicilia IGP (59 milioni di euro in totale). Nello scenario nazionale crescono le IGP regionali, con un incremento produttivo di quelle esistenti e l’introduzione di nuove registrazioni (Olio di Puglia IGP nel 2019 e Olio Lucano IGP nel 2020).

Carni fresche DOP e IGP, obiettivo 100 mln di valore

Le carni fresche DOP e IGP sono rimaste stabili, nel 2019. 14mila ton di produzioni certificate (+1,4%), 92 mln di euro alla produzione (+0,9%), 196 mln di euro al consumo (+0,8%). L’export riguarda il 10% della produzione e vale 10 mln di euro (-2,9%).

In Sardegna e Toscana si concentra oltre la metà del valore totale della categoria, con 29 e 18 milioni di euro rispettivamente. In ordine di valore si trovano Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP, Agnello di Sardegna IGP, Abbacchio Romano IGP, Agnello del Centro Italia IGP e Cinta Senese DOP.

DOP e IGP da bere

Con 526 tra DOP e IGP, DOC e DOCG, il vino italiano certificato per l’origine ha raggiunto nel 2019 il valore record di 9,2 miliardi di euro. Di questi, 7,6 miliardi sono rappresentati da vini DOP, che ricoprono un peso economico pari all’82% del vino IG.

Le esportazioni raggiungono 5,6 miliardi di euro (+4%) su un totale di 6,4 miliardi di euro (+3%) dell’export vitivinicolo italiano nel suo complesso.

La geografia della #DopEconomy

A trainare la #DopEconomy italiana è il Nord. Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte concentrano il 65% del valore produttivo delle filiere a Indicazione Geografica. Nel complesso, 17 Regioni contribuiscono, con intensità diverse, alla crescita del comparto.

Nel settore vitivinicolo DOP IGP, il Veneto si conferma leader indiscusso con 53 vini certificati che generano complessivamente un valore alla produzione di 3,5 miliardi di euro (valore ex fabrica vino imbottigliato), pari al 38% al valore complessivo del comparto. Seguono Toscana e Piemonte con 50 produzioni certificate, per un fatturato alla produzione vicino al miliardo di euro.

Brevi note su DOP, IGP e Covid-19

Covid-19 avrà effetto, inevitabilmente, anche su produzioni e vendite di prodotti a Geographical Indications (GIs). Ostacoli all’export nei primi mesi di lockdown, chiusure generalizzate di ristoranti e locali in tutta Europa e crollo del turismo lasceranno inevitabilmente il segno. Senza perdere di vista la riduzione delle capacità di spesa dei cittadini italiani ed europei a seguito della crisi.

Alcune produzioni DOP e IGP hanno peraltro ricevuto immediato sostegno, grazie alle misure di emergenza adottate dalla Commissione europea e a varie misure governative, che hanno anche compreso generosi acquisti pubblici (2,3).

Per approfondire l’impatto del nuovo coronavirus sulla filiera agroalimentare italiana, e le prospettive di rilancio, si richiama l’ebook ‘Covid-19, l’ABC. Volume II – Società’, su https://www.greatitalianfoodtrade.it/covid-19-abc-volume-ii-società

Marta Strinati e Dario Dongo 

Note

(1) Rapporto Ismea-Qualivita 2020 sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP IGP STGhttps://www.qualivita.it/rapporto-ismea-qualivita-2020/
(2) Decreto MiPAAF 8.5.20. Integrazione al decreto di ripartizione del «Fondo per il finanziamento dei programmi nazionali di distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti» per l’anno 2020. (20A02536). Gazzetta Ufficiale Serie Generale 14.5.20, n. 123
(3) Altre misure sono state adottate a livello regionale, per favorire gli approvvigionamenti alimentari da filiera corta. V. esempio regione Lazio, https://www.greatitalianfoodtrade.it/ristorazione/bando-bonus-lazio-km-0-incentivi-ai-ristoratori-sugli-alimenti-tipici-locali

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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