La cunicoltura italiana è in crisi, a causa delle speculazioni sui prezzi che in questo periodo storico colpisce altresì la suinicoltura e la zootecnia bovina.
La speculazione è ancor più marcata, sulle carni di coniglio, a causa dell’origine ignota dei prodotti in vendita a scaffale.
Un’interrogazione del Parlamento europeo, segnali di speranza a Bruxelles, strategia necessaria.
Cunicoltura italiana, speculazioni sui prezzi
L’interrogazione parlamentare 7.10.20 reca in oggetto ‘obbligo di etichettatura di origine per le carni di coniglio a tutela della produzione Made in Italy’. (1) In premessa, si riferisce all’allarme lanciato da Coldiretti a Treviso in merito alle speculazioni sui prezzi della carne di coniglio Made in Italy. Il prezzo riconosciuto ai produttori viene riferito in €1,2/kg, a fronte di un prezzo di vendita al consumo a quanto pare costante in €8-9/kg. Gli allevatori non sono perciò neppure in grado di coprire i costi di produzione e il settore è in crisi.
Le aziende cunicole nella provincia di Treviso – la più produttiva in Italia, con 2,5 su 20 milioni milioni di capi complessivamente allevati nel Bel Paese – segnalano ‘forti distorsioni nella determinazione del prezzo di produzione sul mercato cunicolo’. Speculazioni sui prezzi della carne di coniglio sono state altresì segnalate in entrambe le regioni Veneto ed Emilia-Romagna, ove se ne concentra la produzione.
Concorrenza sleale?
L’eurodeputata Mara Bizzotto afferma che ‘questa situazione è causata anche dalla concorrenza sleale di Paesi, sia europei che extraeuropei, che esportano carne di coniglio sottocosto e di dubbia qualità nel mercato italiano.’ E chiede se la Commissione intenda estendere l’obbligo di etichettatura di origine alle carni di coniglio, ovvero ‘rafforzare i controlli sulle importazioni da Paesi extra-UE e sulla concorrenza sleale intra-UE per tutelare i produttori italiani’.
Per buona memoria, la stessa politicante veneta già sedeva al Parlamento europeo, quando proprio lì si decise di limitare l’indicazione obbligatoria d’origine alle sole carni suine, avicole e ovo-caprine (reg. UE 1169/11). Escludendo le cunicole ma anche quelle equine, di selvaggina, struzzi, rane, lumache (e insetti). I concetti di ‘concorrenza sleale’ e ‘dubbia qualità’, senza uno straccio di prova, lasciano invece il tempo che trovano.
Segnali di speranza a Bruxelles
La Commissaria per la Salute e la Sicurezza Alimentare europea Stella Kyriakides, nella propria risposta 15.1.21, offre segnali di speranza che vanno oltre il contenuto dell’interrogazione sulla cunicoltura italiana e interessano anche altri comparti produttivi. (2) La strategia ‘Farm to Fork’, annunciata a Bruxelles il 20.5.20, prevede infatti novità in tema di etichettatura di origine. (3)
‘La Commissione valuterà la possibilità di proporre l’estensione a determinati prodotti dell’obbligo delle indicazioni di origine o di provenienza, tenendo pienamente conto degli impatti sul mercato unico.
L’obiettivo di questa iniziativa è consentire ai consumatori di identificare più facilmente l’origine degli alimenti ed aiutarli ad operare scelte alimentari informate e sostenibili.’ (2)
Zootecnia in Italia, quali strategie?
La zootecnia in Italia rimane schiacciata tra l’incudine dei mangimisti – coi costi delle materie prime ora alle stelle- e il martello dei macellatori (o dell’industria lattiero-casearia, a seconda dei casi). L’industria e la distribuzione raccontano favole sul benessere animale – al di fuori delle sole filiere controllate, es. biologiche e senza antibiotici (4) – ma costringono gli allevatori al limite del sottocosto. Nonsenso.
Anziché lamentarsi del mercato bisogna imparare a gestirlo. Seguendo l’esempio di Consorzio Italiano Zootecnia, già avviato anche da Assoavi e API (Associazione Piscicoltori Italiani). (5) Organizzare i produttori in un’associazione indipendente dai sindacati agricola e la politica, lavorare all’OCM (Organizzazione Comune dei Mercati), a un Sistema Nazionale Qualità Zootecnica (SNQZ) che consideri il benessere animale anziché rifuggirlo e al Consorzio Sigillo Italiano. Obiettivo interprofessione.
Dario Dongo
Note
(1) Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione europea, 7.10.20 (E-005494/2020)
(2) Risposta di Stella Kyriakides a nome della Commissione europea, 15.1.2021
(3) Dario Dongo. Speciale Farm to Fork, la strategia presentata a Bruxelles il 20.5.20. GIFT (Great Italian Food Trade). 24.5.20, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/speciale-farm-to-fork-la-strategia-presentata-a-bruxelles-il-20-5-20
(4) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. Avicoltura senza antibiotici, la via italiana. GIFT (Great Italian Food Trade). 14.12.20 https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/avicoltura-senza-antibiotici-la-via-italiana
(5) Dario Dongo. Il miracolo italiano della zootecnia bovina. Presentata la Carta di Padova per valorizzare il Made in Italy. GIFT (Great Italian Food Trade). 27.5.17, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/il-miracolo-italiano-della-zootecnia-bovina-presentata-la-carta-di-padova-per-valorizzare-il-made-in-italy
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.