Covid-19. La vendita di sementi e piantine è attività essenziale, al pari del commercio di cibo e bevande. La circolare 20.3.20 del ministero della Salute prova a correggere l’errore contenuto nel DPCM 8.3.20. Ma non basta. Agricoltura e apicoltura sociale e per autoconsumo – oltre all’agricoltura contadina – rimangono esposte a gravi incertezze che arrecano danno a milioni di abitanti in Italia. Appelli al governo, al Parlamento italiano e all’Antitrust.
Contenere, non uccidere
Il DPCM 8.3.20 ha dato prima attuazione alle misure di contenimento del coronavirus, poi rafforzate nel successivo decreto #RestiamoaCasa (DPCM 11.3.20). Oltre ad affermare il decalogo del ministero della Salute per la prevenzione del contagio.
Le attività umane indispensabili – perciò sottratte a ordine di sospensione – sono state però definite, ça va sans dir, con frettolosa approssimazione. (1) Al punto da considerare essenziali le tabaccherie, i negozi di vernici e addirittura la vendita online di qualsiasi prodotto. (2) Ma non anche i mercati contadini e le strutture orto-frutto-vivaistiche, entrambi costretti a demenziale chiusura. Trascurando un concetto essenziale, la sovranità alimentare. Che si esprime anche attraverso l’autoproduzione agricola, dal Neolitico in avanti.
Per fare un frutto ci vuole il seme
Proprio in questo periodo dell’anno la gran parte delle colture va messa in dimora o seminata, per raccoglierne i frutti tra qualche mese. Alberi da frutto, vigne e ulivi vanno potati adesso. I cittadini hanno però segnalato a UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) che ‘le forze dell’ordine presidiavano i negozi di prodotti per l’agricoltura, verificando che venissero acquistati solo prodotti per l’alimentazione animale.’
Marzo oltretutto è il mese di maggior lavoro anche per i vivaisti. Bloccare le loro vendite significa vanificare tutto il lavoro e gli investimenti eseguiti durante i mesi invernali. Le piante appena nate vanno messe a dimora entro pochi giorni o muoiono. E perdere il guadagno di questo mese può condurre gli esercizi a chiusura definitiva.
Gli stessi prodotti per agricoltura non professionale e vivaistici, si noti bene, possono invece venire venduti online. Concorrenza sleale ex lege, con grave e inaccettabile danno ai negozi di prossimità. L’ennesimo omaggio ad Amazon, il colossale evasore che ora tra l’altro mette a repentaglio le vite dei lavoratori, sfruttati come criceti senza le idonee mascherine. (4) Oltre a vendere pesticidi e alimenti fuorilegge.
Circolare Ministero della Salute 20.3.20. La vendita di sementi è attività necessaria
A seguito delle segnalazioni di UNCEM e delle associazioni agricole, il 20.3.20 il Ministero della Salute ha pubblicato una circolare ove si dà atto della situazione problematica e si precisa che la vendita di sementi a livello agricolo va inquadrata tra le attività regolamentate, ma permesse.
‘La vendita degli alimenti è indifferibile, la capacità di produrli è strategica e allo stesso modo indifferibile. (…) Se le attività di semina fossero bloccate per mesi il danno per la filiera alimentare, ed è questo ciò che interessa a questa Direzione, sarebbe drammatico con imprevedibili ripercussioni per il Paese’ (ministero della Salute, circolare 20.3.20. V. nota 5).
Autoproduzione agricola, i problemi irrisolti
I problemi irrisolti per l’autoproduzione agricola riguardano anzitutto i moltissimi casi in cui gli orti non si trovino nelle immediate vicinanze di chi li coltiva. Un fenomeno diffuso, che deriva dall’urbanizzazione e cementificazione selvaggia che ha afflitto l’Italia a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso ed è proseguito fino a poche settimane fa, quando i cantieri edili sono stati bloccati per l’emergenza coronavirus.
Moltissime famiglie e gruppi di persone utilizzano fazzoletti di terra che spesso si trovano al di fuori dei ristretti confini dei 7.904 Comuni d’Italia (al 19.2.20, fonte Istat). In tutti questi casi la gestione di orti e alberi da frutta è altresì indifferibile, a pena di vanificare mesi di sforzi e causare inaccettabili sprechi alimentari. Ma le piantine già interrate muoiono, quelle nuove non possono venire piantate, il cibo necessario si spreca.
Gli orti urbani e l’apicoltura urbana sono altri problemi da risolvere al più presto. Questi motori d’innovazione sociale – indispensabili a garantire approvvigionamento continuo di beni di prima necessità – sono stati improvvidamente chiusi da parte di molti Comuni d’Italia, anche in applicazione di prescrizioni regionali svariate e difformi.
Valutazione del rischio e principio di uguaglianza
Le autorità politiche e amministrative sui vari livelli territoriali (Stato, Regioni e Province autonome, Comuni) devono dare atto che il rischio di contagio da coronavirus SARS-CoV-2 è identico:
– nelle attività agricole e di apicoltura per autoconsumo e sociali, rispetto all’agricoltura professionale (a prescindere dalle dimensioni dell’azienda),
– nei mercati contadini, come negli esercizi di distribuzione tradizionale (o ‘botteghe’) e nei supermercati di ogni dimensione. Nel doveroso rispetto del Decalogo del ministero della Salute, sempre e comunque dovuto.
‘L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini’ (Trattato dell’Unione Europea, articolo 2).
È evidente come le attività di produzione e distribuzione di derrate agroalimentari sopra descritte siano soggette a identici rischi. A prescindere dalle finalità d’impresa anche cooperativa o mutualistica e di solidarietà o di autoconsumo. Nonché a prescindere dai codici Ateco che distinguono, sul piano formale, le varie attività professionali. Ed è solo sulla base di una valutazione del rischio distinta – del tutto assente, nei predetti casi – che possono venire giustificati provvedimenti restrittivi.
Appello al governo italiano
Il governo italiano deve subito raccordare i ministeri di Salute, Agricoltura e Interni. Per chiarire la possibilità e le condizioni di accesso ai terreni agricoli in tutta Italia, entro i 30 km dalle abitazioni, da parte di chi li gestisce e chi può contribuire alle attività di gestione. Mediante semplici prescrizioni:
– autocertificazione, da predisporre anche su telefonino o manoscritto (in alternativa alla compilazione di moduli che non tutti sono in grado di stampare a casa). Con precisazione di motivazioni e tragitti, che come ovvio devono anche comprendere la consegna delle derrate agroalimentari,
– distanze interpersonali, da rispettare sempre e comunque (senza applicare le inaccettabili deroghe già previste nel Protocollo 14.3.20, sottoscritto dalle parti sociali sotto il diktat di Confindustria per garantire la continuità di produzioni in alcuni casi non affatto necessarie, es. industria bellica),
– dovere d’indossare una mascherina, all’interno dei veicoli, laddove la sola persona che ogni guidatore d’auto può trasportare provenga da nucleo familiare abitativo distinto.
I mercati contadini devono venire riaperti in ogni Regione e Provincia autonoma d’Italia, mediante decreto governativo d’urgenza. Ricordando che il perdurare della loro chiusura è causa di seri problemi di sostentamento delle famiglie di piccoli agricoltori che vivono – anzi, vivevano – di queste attività.
Agricoltura contadina, il dovere del Parlamento italiano
Il Parlamento italiano deve a sua volta procedere all’approvazione, indifferibile e urgente, del disegno di legge-quadro per la salvaguardia e valorizzazione dell’agricoltura contadina. Un progetto normativo che le due Camere hanno lasciato ammuffire per 11 anni.
Lo schema di legge è stato ri-presentato alla Camera dei Deputati – nella legislatura in corso, il 9.5.19 – dall’On.le Sara Cunial. Le sue previsioni adempiono alla Dichiarazione ONU ‘per i diritti dei contadini e delle altre persone che lavorano in ambito rurale’, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 19.11.18.
Mercati contadini e speculazioni, i compiti dell’Antitrust
L’Antitrust (Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, AGCM) dovrebbe avviare un’istruttoria nei confronti di tutte le amministrazioni comunali che hanno chiuso i mercati contadini urbani e periferici, ammettendo invece la vendita delle stesse categorie di prodotti nei supermercati. Una disparità di trattamento:
– del tutto ingiustificata, per le ragioni esposte nel superiore paragrafo ‘Valutazione del rischio e principio di uguaglianza’,
– idonea ad alterare, come effettivamente altera, le condizioni di mercato e concorrenza. Con indebito favore della GDO (Grande Distribuzione Organizzata), su cui gli utenti dei mercati contadini sono costretti a riversarsi a causa della chiusura di questi ultimi,
– dannosa per i consumatori, i quali vengono così privati dell’opportunità di acquistare alimenti di qualità, spesso biologici, a prezzi convenienti. Proprio grazie alla disintermediazione dei canali distributivi che si realizza mediante vendita diretta, dal produttore al consumatore.
#RestiamoACasaMaNoninSilenzio, #Égalité!
Dario Dongo e Alessandra Mei
Note
(1) Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8.3.20. Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. (20A01522) (GU Serie Generale n.59 del 08-03-2020)
(2) V. Allegato a DPCM 11.3.20 (GU Serie Generale 11.3.20 n. 64)
(4) NB: le sole mascherine idonee a proteggere chi le indossa dal rischio di contagio sono i respiratori N95 FFP2 e FFP3. V. https://www.greatitalianfoodtrade.it/sicurezza/covid-19-e-mascherine-l-abc
Circa le responsabilità del datore di lavoro sulla salute dei lavoratori si veda https://www.greatitalianfoodtrade.it/sicurezza/covid-19-sicurezza-dei-lavoratori-e-responsabilità
Carla Luisi. Coronavirus, i lavoratori fermano il polo Amazon di Torrazza: “Manca la sicurezza”. La Stampa, 24.3.20,
(5) Circolare Ministero della Salute 20.3.20,
(6) L’impiego di una mascherina (anche fai-da-te, dato atto dell’indisponibilità e di speculazioni, tanto illegali quanto diffuse, sui prezzi dei respiratori N95 FFP2 e FFP3) è infatti essenziale a ridurre il rischio che una persona infetta, anche se asintomatica, possa trasmettere il virus Covid-19 ad altre. V. https://www.egalite.org/coronavirus-e-mascherine-quali-usare-e-come/