Il disastro sanitario e socio-economico provocato da Covid-19 ha distratto l’attenzione pubblica da vari altri fenomeni. Tra questi si segnala la recente fusione dei Consorzi Agrari italiani nella Consorzi Agrari d’Italia S.p.A (CAI).
Un articolato ‘dossier dei veleni’ denuncia violazioni di legge e conflitti d’interesse in un’operazione rinominata ‘Federconsorzi 2’, con buona memoria del crack finanziario che travolse l’agricoltura italiana nel 1991. Il rapporto anonimo gira sui social network degli operatori di settore, da alcune settimane ormai.
Si allega il dossier e se ne riporta sintesi, nell’articolo a seguire, con beneficio d’inventario. Invitiamo chi disponga di notizie circostanziate a volerle condividere, per aiutarci a comprendere se e in quale misura tale rapporto sia effettivamente fondato. Information crowdsourcing.
Consorzi Agrari d’Italia SpA, CAI. Il dossier dei veleni
Il dossier dei veleni è dedicato a Consorzi Agrari d’Italia SpA. Sottotitolo, ‘il furto del patrimonio degli agricoltori attraverso lo scorporo delle attività dei Consorzi Agrari italiani e il rafforzamento della posizione di Bonifiche Ferraresi SpA nel comparto agrario’. Il sommario riferisce a:
– ‘un interesse privato e finanziario illecito, condotto con strumenti e finalità che non hanno nulla a che vedere con l’agricoltura’,
– ‘un intreccio tra Coldiretti, bacino di voti all’occorrenza per le diverse forze politiche, e Federico Vecchioni, amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi’,
– la ‘complicità di alcune parti dello Stato’, l’immobilità della politica, il silenzio della stampa e delle istituzioni. ‘La presenza di Cassa Depositi e Prestiti (CDP), tra i soci di Bonifiche Ferraresi SpA’, e
-‘i troppo numerosi conflitti d’interessi con la partecipazione dei medesimi soggetti tra le società controllate e i controllanti’.
CAI, una ‘nuova’ Federconsorzi? La denuncia
L’operazione CAI viene descritta, già nel sommario, come ‘la creazione di una nuova azienda che inghiottirà i Consorzi Agrari illegalmente, ponendola come una “nuova” Federconsorzi’.
Si riferisce a ‘scelte illegittime, che contrastano la mutualità dei consorzi agrari e determinano uno svuotamento di poteri delle assemblee dei Soci dei Consorzi, il consolidamento dei fatturati in una società con bilanci gravemente in perdita’.
Un ‘crimine nei confronti del mondo agricolo’, conclude il sommario, con una domanda. ‘Perché le autorità chiamate a vigilare, il ministero dello Sviluppo Economico, il ministero delle Politiche Agricole, la Consob, non lo stanno facendo?’
Federconsorzi, una storia tragica
Federconsorzi (1892-1981) venne fondata nel 1892 come consorzio di secondo livello, per rafforzarne il potere contrattuale mediante acquisti collettivi (es. macchine agricole). Ebbe un ruolo determinante sia nel sostegno alle riforme agrarie di era fascista, sia nella gestione dei fondi stanziati dal piano Marshall (European Recovery Program). Il fondatore di Coldiretti Paolo Bonomi, parlamentare democristiano, ne assunse il potere nel 1948.
L’enorme carrozzone – cabina di comando della politica agricola italiana, tra clientele e corruzioni – naufragò nel 1991. Il suo crack finanziario non è mai stato punito dalla magistratura italiana, sebbene fossero emerse gravi responsabilità dei vertici di Coldiretti e Confagricoltura, che timonavano Federconsorzi. (2) Seguirono la svendita di un enorme patrimonio, a un prezzo così vile da dissolvere circa 1 miliardo di euro, e la perdita di oltre 1.500 posti di lavoro.
Federconsorzi 2, ambizione e limiti di legge
La holding Consorzi Agrari d’Italia venne costituita come società consortile (SCpA) a fine 2009. Raggruppa 21 consorzi agrari con un fatturato di circa 3 miliardi di euro. Secondo gli autori del dossier, Ettore Prandini, presidente di Coldiretti dal 2018, avrebbe raccolto l’interesse di Federico Vecchioni (ex presidente di Confagricoltura, amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi SpA) nell’idea di ‘sviluppare un grande polo per l’agricoltura italiana che fronteggiasse le grandi multinazionali’.
La legge sui consorzi agrari emanata a seguito del crack Federconsorzi (legge 410/1999 e successive modifiche) peraltro prescrive che i consorzi:
– siano organizzati come società cooperative a mutualità prevalente e responsabilità limitata (legge 99/2009, art. 9),
– perseguano scopi mutualistici, mediante offerta di beni e occasioni di lavoro a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle di mercato,
– possono partecipare a società di capitali, a condizione di detenere la maggioranza dei voti in assemblea ordinaria dei soci (DL 91/2017, articolo 2.3).
Federconsorzi 2, il progetto
La Consorzi Agrari d’Italia SCpA, a luglio 2019, ha presentato il progetto di costituire la CAI SpA, con la partecipazione dei 6 grandi Consorzi Agrari. Nord-est, Terre Padane, Emilia, Adriatico, Centro-Sud, Tirreno. E della società per azioni Bonifiche Ferraresi (BF).
Il progetto, secondo quanto riportato nel dossier, prevede:
– cessione dei rami d’azienda fruttiferi dei Consorzi (produzione e/o distribuzione di derrate agricole e servizi, compresi immobili e beni strumentali, personale e capitale circolante) e loro conferimento alla nuova Consorzi Agrari d’Italia Srl,
– scorporo del capitale immobiliare dei Consorzi Agrari e relativo indebitamento, da conferire in Consorzi Agrari d’Italia Real Estate Srl,
– trasformazione della citata CAI Srl in Consorzi Agrari d’Italia SpA. Con azioni sottoscritte dai Consorzi mediante i conferimenti di cui sopra, da Bonifiche Ferraresi SpA con un aumento di capitale pari a €61 milioni.
Governance e asimmetrie
L’accordo di investimento sottoscritto nel 2019, si legge ancora nel dossier, indica nel 49,9% la quota massima di partecipazione massima di BF nel capitale di CAI. Il patto parasociale prevede peraltro la partecipazione di BF al Consiglio d’Amministrazione di CAI in quota pari ai Consorzi Agrari.
La governance della Consorzi Agrari d’Italia SpA sarebbe tuttavia asimmetrica, a favore del socio di minoranza. Ai consiglieri delegati di Bonifiche Ferraresi SpA dipenderebbero infatti le decisioni cruciali. Business plan, approvazione dei bilanci, ripartizione degli utili. E l’amministratore delegato, di nomina BF, avrebbe il casting vote in caso di parità di voti del CdA su qualsiasi delibera consiliare.
Illegittimità denunciate
‘Il controllo sostanziale della Newco [CAI] fa capo al socio apparentemente di minoranza che consolida la Newco nel proprio bilancio’, prosegue il rapporto. Ove si deduce, tra l’altro, l’illegittimità del consolidamento dei conti della partecipata con il codice civile, in difetto delle condizioni di controllo ivi previste (art. 2359 c.c.).
Lo scorporo dei rami di attività cruciali per i Consorzi Agrari ha oltretutto incidenza, ad avviso del denunciante, sui loro oggetti sociali statutari e i diritti dei soci. Con una sostanziale rinuncia agli obiettivi mutualistici in favore dei soci e la sottrazione delle attività – tra l’altro – al controllo delle loro assemblee. Neppure chiamate a esprimersi in merito.
Affari di famiglia?
La vicenda si fa scottante allorché il rapporto indica la composizione del CdA di Consorzi Agrari d’Italia SpA, nominato l’8.7.20 per il periodo 2.9.20-31.12.22. E ai compensi dei suoi membri. L’attenzione si sofferma su:
– amministratore delegato, la BT Srls (capitale sociale €2.000). Che si riferisce appartenere a Gianluca Lelli, responsabile Area economica di Coldiretti,
– consigliere delegato, la ELSE Srl (capitale sociale 1€). La cui proprietà è invece attribuita alla famiglia di Federico Vecchioni, suo amministratore.
Gli ‘affari di famiglia’ andrebbero ben oltre i discreti compensi (di 250mila e 200mila euro, rispettivamente). L’assemblea straordinaria 1.9.20 di CAI avrebbe infatti deciso di riconoscere un ‘compenso straordinario’ commisurato al valore delle operazioni più importanti:
– a favore della BT, l’1,5% del valore sulle operazioni di capitale poste in essere da CAI,
– a favore della ELFE, l’1,5% sul valore di tutte le operazioni di finanza straordinaria. Tra cui le fusioni e acquisizioni (M&A, Merger & Acquisition), in relazioni alle quali lo stesso consigliere avrebbe ricevuto ampia delega.
Conflitti d’interessi?
In pratica, secondo quanto riferito nel rapporto:
– l’alto dirigente di Coldiretti Gianluca Lelli riceverebbe l’1,5% del valore dei conferimenti di ogni Consorzio Agrario che aderirà alla Consorzi Agrari d’Italia SpA,
– l’amministrazione delegato di Bonifiche Ferraresi SpA (BF), Federico Vecchioni, riceverebbe l’1,5% su ogni ‘acquisizione’ di nuovi Consorzi, come pure su altre operazioni di finanza straordinaria di CAI. Ivi comprese quelle che coinvolgano enti pubblici, tra i quali ad esempio la Cassa Depositi e Prestiti (CDP, a sua volta socio di BF).
Nei primi mesi di esercizio della Consorzi Agrari d’Italia SpA, le società di Lelli e Vecchioni avrebbero così guadagnato circa 3 milioni di euro, secondo quanto esposto nel rapporto.
Revisione contabile, conflitti d’interessi?
La revisione contabile dei Consorzi Agrari d’Italia SpA risulta invece affidata alla neonata Agrirevi SPA. La cui reputazione non è certo paragonabile a quella dei leader storici di settore, ma si caratterizza nel rapporto per tre illustri personalità:
– il presidente Raffaele Grandolini, ‘uomo di punta della Coldiretti a capo dell’amministrazione della Confederazione e amministratore di Filiera Agricola Italiana SpA’,
– l’amministratore delegato Enrico Leccisi, ‘in passato amministratore delegato di Creditavi la confidi di Coldiretti e (…) uomo di fiducia di Vincenzo Gesmundo il ras della Coldiretti’,
– il socio azionista Gabriele Papa Pagliardini, ‘direttore generale dell’AGEA agenzia dello Stato che eroga i contributi agli agricoltori attraverso i Centri Autorizzati di Assistenza agricola – CAA’.
Ma ‘il ruolo di direttore generale di un’Agenzia così importante e quello di azionista di una società riconducibile a Coldiretti, che beneficia di tali fondi’, è possibile? Sarà vero?
Bonifiche Ferraresi SpA (BF)
Un capitolo del rapporto è dedicato a Bonifiche Ferraresi SpA. Fondata nel 1872, BF è il primo proprietario terriero (6500 ettari) e la prima impresa agricola in Italia. In concordato preventivo fino al 2014, venne rilevata da un gruppo di imprenditori coordinati da Federico Vecchioni nella B.F. Holding, da lui stesso amministrata.
Tra i soci, secondo il rapporto, figurano Fondazione Cariplo (23,6 %), CDP (Cassa Depositi e Prestiti)-Equity (21,49%), Sergio Dompé (11,82%), famiglia Gavio (6%). Sergio De Benedetti avrebbe venduto la sua quota (14,6%) a una società riconducibile a Federico Vecchioni. Il quale deterrebbe il 10,48% delle azioni BF, attraverso le società ELFE Srl e Arum SpA.
BF e SIS (Società Italiana Sementi)
I bilanci di BF vengono descritti come ‘un capolavoro di incapacità gestionale e furbizia contabile (…) accresciuti grazie ad acquisizioni e operazioni straordinarie che ne hanno occultato la cattiva gestione’. Operazioni straordinarie com’è quella dei Consorzi Agrari d’Italia SpA, di valore stimato in €1,5 miliardi. Il bilancio 2019 – al netto di contabilizzazione delle plusvalenze e capitalizzazione dei costi interni – sarebbe chiuso in perdita di €10 milioni, secondo gli autori del dossier.
‘L’unica società in utile nella galassia BF’ sarebbe SIS, la Società Italiana Sementi, che contribuisce ai ricavi consolidati di Bonifiche Ferraresi SpA in misura superiore al 51%. SIS – ‘famosa nel mondo per gestire in monopolio la produzione del grano Senatore Cappelli’ – era di proprietà dei Consorzi Agrari, in orbita Coldiretti. I quali ne hanno ceduto il controllo (42,2% delle quote) a BF per soli 8 milioni di euro. Un vero affare, che può forse trovare movente guardando meglio alla compagine dei soci di Federico Vecchioni.
BF e Arum SpA. Affari di famiglia?
Arum SpA (dal nome della calla selvatica o pan di serpe, pianta erbacea velenosa) – socia di Bonifiche Ferraresi Spa (BF) e ‘presieduta ovviamente da Federico Vecchioni’, come si legge nel dossier – a sua volta vanterebbe soci illustri, attraverso altre scatole cinesi:
– Agricola Quadrifoglio Srl. Il rapporto ne riferisce la proprietà a Ettore Prandini, ironizzando sull’omonima con il presidente di Coldiretti e del Consorzio Agrario Nord-Est,
– Progresso Srl. È la società di Lucia Liturri, lo stesso nome della moglie di Enzo Gesmundo, ‘ras della Coldiretti e deus ex machina del progetto di riorganizzazione dei Consorzi Agrari’?
– C.C. Holding Srl. È la società di Claudio Costamagna, ex presidente della Cassa Depositi e Prestiti che investì proprio su Bonifiche Ferraresi SpA?
Alcune domande
Le domande sollevate dagli autori del dossier meritano in ogni caso una risposta, per fare chiarezza su temi di rilievo e interesse pubblico. In particolare, perché:
– il MiSE, ministero per lo Sviluppo Economico, non esercita il suo dovere di vigilanza, sui consorzi agrari (ai sensi del DL 181/06, art.1.9-bis), nonostante le sollecitazioni ricevute da numerosi Consorzi sul caso CAI?
– è vero (e se del caso, ammissibile) che la cessione dei rami di azienda e l’ingresso in CAI dei primi quattro Consorzi (Terre Padane, Adriatico, Centro-Sud, Tirreno) sia stato deciso dai consigli d’amministrazione, anziché dalle assemblee dei soci ‘che sono i beneficiari della mutualità consortile?’
– è vero e se del caso legittimo che il fatturato dei Consorzi viene consolidato nel bilancio del socio di minoranza Bonifiche Ferraresi SpA (BF)? ‘Perché gli utili che sono degli agricoltori vanno a BF? Che impatto ha questa operazione sulle azioni di BF (società quotata) e chi ne trae vantaggio?’
AAA. Libertà di stampa e democrazia cercasi, Italia
Reporters Sans Frontieres colloca l’Italia al 41° posto, nella sua classifica globale 2020 sulla libertà di stampa. Dopo il Ghana e il Burkina Faso, tra gli altri. Chi scrive ha più volte denunciato le fake news sistematiche, proprio nel settore alimentare (3,4).
La democrazia italiana è a sua volta gravemente compromessa, come mostra il Democracy Index 2019 di EIU (Economist Intelligence Unit), sulla base di 60 indicatori relativi a cinque temi (processo elettorale e pluralismo, libertà civili, funzionamento del governo, partecipazione politica, cultura politica).
Conclusioni provvisorie
Consorzi Agrari d’Italia SpA merita l’attivazione urgente di indagini e istruttorie da parte di tutte le autorità e gli organi competenti. Il rischio per il Paese – ancora una volta, come accadde nel caso della prima Federconsorzi – è che il progetto raggiunga in breve le dimensioni del ‘too big to fail’. Con il classico epilogo della privatizzazione dei profitti (a favore dei soliti noti, prima che la bolla scoppi) e la socializzazione delle perdite (per la collettività, dopo lo scoppio).
È ora di procedere alle riforme, per garantire efficienza e governance nella pubblica amministrazione e in ogni livello di governo anzitutto (5,6). Riforme delle istituzioni ma anche del sindacato, che in questa vicenda sembra essere il burattinaio invisibile. In rappresentanza di quali interessi democratici?
Dario Dongo
Note
(1) ‘Dossier Consorzi Agrari d’Italia SpA. Dicembre 2020. Il furto del patrimonio degli agricoltori attraverso lo scorporo delle attività dei Consorzi Agrari italiani e il rafforzamento della posizione di Bonifiche Ferraresi SpA nel comparto agrario’. V. ALLEGATI
ESPOSTO CONSORZI AGRARI D’ITALIA – PARTE I
ESPOSTO CONSORZI AGRARI D’ITALIA – PARTE II
ESPOSTO CONSORZI AGRARI D’ITALIA – PARTE III
(2) La relazione finale della Commissione ministeriale d’inchiesta, ordinata dall’allora ministra per l’agricoltura Adriana Poli Bortone, a giugno 1995, evidenziò altresì le responsabilità dei ministeri coinvolti, per omessa vigilanza
(3) La dipendenza della stampa italiana da Coldiretti ha raggiunto livelli grotteschi, fino a colpire giornalisti insospettabili tra cui Milena Gabanelli, come si è visto (https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/origine-pomodoro-la-fake-news-estiva)
(4) Chi scrive ha subito intimidazioni anche da parte del Mi.P.A.A.F. E si è dovuto difendere con successo, nelle sedi giudiziarie civile e penale, per avere contrastato le fake news governative pilotate dai soliti noti (v. https://www.greatitalianfoodtrade.it/etichette/sede-stabilimento-decreto-inapplicabile-per-il-tribunale-di-roma)
(5) Un capitolo del dossier che è pure degno di attenzione riguarda la sopravvivenza di Federconsorzi al suo scioglimento per legge (legge 410/1999, articolo 5.2). Ironia della sorte, il suo commissario Andrea Baldanza è v.capo-gabinetto del MEF sotto la guida di Roberto Gualtieri. In conflitto d’interessi interministeriale, tra l’altro. V. rapporto allegato, pagine 16,17
(6) Fabrizio Barca, Patrizia Luongo. Un futuro più giusto. Il Mulino, Bologna, 2020
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.