Il Brexit Deal pre-natalizio non è bastato, come prevedibile, a risolvere alcune questioni sulla gestione operativa di import – export di alimenti, mangimi, piante e animali tra UK e UE. I temi sollevati dagli operatori di filiera sono ancora in attesa di rassicurazioni da parte del governo britannico e chiarimenti dei suoi rappresentanti nel gruppo di lavoro ‘SPS Market Access’. Dettagli a seguire.
Brexit Deal, libero scambio e barriere non tariffarie
L’uscita del Regno Unito dal mercato unico e l’unione doganale, l’1.1.21, ha messo fine alla libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali tra UK e UE. Con inevitabili ostacoli agli scambi di beni e servizi che il Brexit Deal ha attenuato solo in minima parte (1,2).
Certificati sanitari, controlli sanitari e fitosanitari, pre-notifiche delle importazioni, procedure e dazi doganali sono i primi inevitabili ostacoli ad attuazione progressiva, come si è visto (3,4). Le barriere non tariffarie si preannunciano sotto diverse forme, dai nuovi marketing standard all’obbligo di designare importatori in loco, oltreché più in generale nel divergere delle regole su sicurezza ed etichettatura delle varie categorie di prodotti.
Brexit Deal e import – export di alimenti e mangimi, le questioni prioritarie
I quesiti e le istanze degli stakeholder europei sono stati inoltrati dalla Commissione europea al DEFRA (Department for Environment, Food and Rural Affairs), il 5.2.21, in un documento di una decina di pagine. A seguire, le questioni di maggior rilievo.
La prima istanza è la messa a disposizione delle misure sanitarie e fitosanitarie (Sanitary and Phytosanitary Measures) da applicare ai prodotti d’importazione su un portale web di facile consultazione. La Gran Bretagna dovrebbe seguire l’esempio dell’Unione Europea, che consente di accedere alle regole applicabili alle singole categorie di prodotti, anche digitando il loro codice HS (Harmonised Commodity Description and Coding System) di riferimento, sul database Access to Market.
Problemi generali, affidabilità delle consegne
Oltre il 20% delle consegne finora ha subito ritardo a causa di problemi legati a Brexit. Si raccomanda di riferire all’Incoterm DDP (Delivered Duty Paid, reso sdoganato), ma alcuni importatori in UK ancora seguono contratti con DAP, CPT, FCA. (5) Le procedure di import in UK con DDP non sono comunque a regime, a causa delle complessità burocratiche e di gestione delle pratiche tra fornitore, cliente, agente doganale, autorità doganali. Con variazioni sostanziali tra i vari punti d’ingresso, che ancora distinguono tra ‘For unaccompanied freight’ e ‘For accompanied shipments’. È davvero necessario?
Pratiche doganali
La carenza dei numeri IRR (import release reference) e di chiarezza associata alla generazione dei relativi codici a loro volta causano ritardi nello sdoganamento in UK delle merci che è spesso difficile svincolare e consegnate in tempo utile. Bisogna perciò chiarire le modalità pratiche di sdoganamento.
I requisiti documentali specificamente imposti dal Regno Unito in materia di documenti sono relativamente estesi, poiché prevedono ad esempio gli obblighi di indicare exit point in UE ed entry point in UK, oltre alla targa del camion che trasporta le derrate in Gran Bretagna. Bisogna superare la dipendenza da documenti cartacei non digitalizzati, come è già stato fatto in diversi Stati membri UE, per mitigare le inefficienze.
Infrastrutture e sistemi informatici
Le infrastrutture devono venire rafforzate. I porti britannici e degli Stati membri, così come gli altri points of entry, devono venire adeguati alle esigenze dei controlli organici e quelli di rilievo sanitario-fitosanitario (SPS) in particolare. Il Regno Unito si sta occupando di questi aspetti? Dove è possibile reperire informazioni sulla capacità relativa ai controlli degli impianti e sugli eventuali aggiornamenti, in particolare per quanto riguarda l’organizzazione dei flussi commerciali dopo luglio?
È urgente altresì adattare i sistemi informatici britannici – come IPAFFS (Import of Products, Animals, Food and Feed System) e PEACH (Procedure for Electronic Application for Certificates from the Horticultural Marketing Inspectorate) – rispetto alle previsioni del Brexit Deal. Di particolare attualità, in vista dei flussi primaverili di prodotti freschi.
POAO, certificati sanitari
POAO, Products of Animal Origin, quale esatta definizione? Apposite linee guida sono indispensabili a comprendere se e quali prodotti composti, sebbene non soggetti all’applicazione del reg. UE 853/04, siano soggetti a certificazione sanitaria ai fini dell’export in UK a partire dall’1.7.21. I carotenoidi e i prodotti vitaminici con miscele di ingredienti di origine animale, ad esempio, rientrano nella definizione di POAO e in quanto tali soggetti a certificati veterinari?
I modelli speciali di Export Health Certificates (EHC) ora in uso per tutti i POAO soggetti a misure di salvaguardia saranno utilizzati anche dopo l’1.4.21? Si potranno invece utilizzare i modelli ordinari di EHCO per derrate quali carni suine, prodotti a base di carne, preparazioni di carne?
POAO, altri quesiti
Quali requisiti devono applicarsi alle spedizioni di POAO a scopi non commerciali ovvero quali campioni a uso commerciale? Serviranno EHC? Si applicheranno limiti di peso per qualificare le spedizioni come non commerciali?
I certificati sanitari relativi a peste suina e influenza aviaria sono richiesti anche nel caso in cui carni avicole e/o loro derivati provengano da Paesi indenni da tali malattie?
Prodotti lattiero-caseari
Si richiede una tabella di concordanza tra i codici doganali (Combined Nomenclature, NC) e quelli di categoria, sottocategoria di prodotto (HS), per identificare le norme e i certificati applicabili.
I certificati di transito o magazzinaggio non dovrebbero venire applicati in ipotesi di trasporto in Inghilterra e Irlanda del Nord in vista della successiva immissione sul mercato UE, Northern Ireland inclusa. È confermata tale ipotesi?
La piattaforma TRACES (Trade Control and Expert System) verrà utilizzata per l’upload dei certificati di importazione britannici. Ma le autorità britanniche sono in grado di accedervi, o è necessario che le copie cartacee dei certificati accompagnino le spedizioni?
Prodotti lattiero-caseari, semplificazioni
I moduli di certificati di import predisposti dal Regno Unito, in uso a partire dall’1.4.21, ricalcano il reg. UE 605/10. Si chiede maggiore flessibilità e semplificazione, considerata la possibilità che la targa del veicolo e il numero di contenitore possano variare per esigenze last minute su trasporti brevi (es. groupage).
Si chiede poi alle autorità britanniche di voler accettare la trasmissione del certificato sanitario EHC per via elettronica, senza bisogno di copia cartacea. E di poter inserire ID del veicolo e/o numero di sigillo direttamente sul citato sistema IPAFFS.
Uova e ovoprodotti, avicoltura
L’8.11.20 il Regno Unito ha pubblicato i certificati per l’import di uova e ovoprodotti (Model veterinary certificate for egg products, Regulation 798/2008 GBHC076E4). Il tuorlo d’uovo in polvere non è citato tra le categorie della parte II.1 del certificato.
Si deve perciò dedurre l’assenza di requisiti specifici per l’importazione di tuorlo d’uovo in polvere, al di là della localizzazione dello stabilimento di produzione in una zona indenne da Newcastle Disease o HPAI (Highly Patogen Avian Flu)?
Va infine chiarito se il Regno Unito esiga misure di polizia sanitaria e quarantena per l’importazione di volatili diversi dal pollame, in analogia con il reg. UE 139/13.
Ortofrutta, vegetali
Green lane. È possibile riservare corsie preferenziali per i controlli alle dogane sui prodotti altamente deperibili, in modo da garantire la continuità dei relativi flussi commerciali?
I requisiti per l’import in Gran Bretagna dei prodotti indicati nello UK Plant Health Regulation (UKSI 2020/1527, Allegato 7) non corrispondono a quelli descritti nella recente corrispondenza intercorsa tra i punti di contatto IPCC (International Plant Proyection Convention) e DEFRA. A quali riferirsi? È possibile prevedere che i controlli dei prodotti di cui al reg. UE 2016/ 2031, art. 73 (esclusi quelli ad alta priorità) possano venire eseguiti nei punti di controllo designati anziché alle frontiere?
Certificati fitosanitari
L’introduzione dei certificati fitosanitari (Phytosanitary Certificated, PC) sull’export in UK di ortofrutta, a decorrere dall’1.4.21, ha implicazioni abominevoli. Si chiede di:
– posticipare l’applicazione dei PC a quando sarà possibile provvedere alla trasmissione elettronica attraverso l’hub ephyto,
– escludere categorie di ortofrutta a basso rischio fitosanitario (es. mele, pere, uva), in linea con le deroghe già riconosciute ad alcune commodities (es. agrumi, kiwi).
Pesticidi, MRL
Gli operatori chiedono di poter ricevere notifica puntuale delle riforme che emergano nel database degli MRL (Maximum Residues Levels) di pesticidi ammessi in UK. A fronte del concreto rischio di inconoscibilità di modifiche con potenziale impatto sulla valutazione di sicurezza degli alimenti.
Nutrizione animale
‘La persona che, per la prima volta, immette sul mercato una materia prima per mangimi non elencata nel catalogo ne informa immediatamente i rappresentanti dei settori europei dei mangimi di cui all’articolo 26(1). I rappresentanti del settore europeo dei mangimi pubblicano un registro di tali notifiche su Internet e lo aggiornano regolarmente.’ (reg. UE 767/2009, art. 24.6).
La notifica suddetta è prevista anche nel Regno Unito? E ove del caso, ove è disponibile il registro e a quale autorità riferirsi?
Export di mangimi da UE a UK
I regolamenti UE considerano sicuri i pet food trasformati negli Stati membri, anche a partire da sottoprodotti di origine animale. Ed è perciò possibile immettere tali prodotti nel mercato unico senza bisogno di allegare certificati sanitari di esportazione (EHC) o documenti commerciali (DOCOM). Quali requisiti sono stabiliti per l’export in UK sui vari mangimi, a decorrere dall’1.7.21? Si può già escludere la necessità di EHC per mangimi privi di componenti di origine animale?
Le linee guida britanniche sull’export di animal feed in UK indicano quale unico requisito la designazione di un rappresentante del Regno Unito. Riferendo tuttavia soltanto ad ‘alcuni additivi per mangimi’, ‘alcuni nuovi prodotti proteici’, ‘alcune premiscele’. (6) È possibile chiarire a quali tipi specifici di prodotti si faccia riferimento e quale procedura si debba seguire per la registrazione del rappresentante in GB?
Sottoprodotti di origine animale
Quando sarà pubblicato il modulo di EHC da utilizzare per l’export in UK dei sottoprodotti di origine animale?Attualmente le esportazioni di proteine animali trasformate (processed animal proteins, PAP) richiedono i soli documenti commerciali (DOCOM). Cosa accadrà l’1.7.21? Sarà richiesta la certificazione EHC?
Dario Dongo, Giulia Torre
Disegno di copertina, autore Deligne
Note
(1) Dario Dongo, Giulia Orsi. Brexit Deal. Import ed export UE-UK, regole in essere e in divenire. GIFT (Great Italian Food Trade). 21.02.2021. https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/brexit-deal-import-ed-export-ue-uk-regole-in-essere-e-in-divenire
(2) Dario Dongo, Giulia Torre. Brexit, nuove regole per import e export di alimenti. GIFT (Great Italian Food Trade). 3.11.20, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/brexit-nuove-regole-per-import-e-export-di-alimenti
(3) Claudio Biglia, Dario Dongo. Brexit, istruzioni operative per l’export di piante, animali, alimenti e bevande, sottoprodotti da UE a UK. GIFT (Great Italian Food Trade). 9.11.20, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/brexit-istruzioni-operative-per-l-export-di-piante-animali-alimenti-e-bevande-sottoprodotti-da-ue-a-uk
(4) Dario Dongo. Brexit alle porte, aggiornamenti dal ministero della Salute. GIFT (Great Italian Food Trade). 23.12.20, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/brexit-alle-porte-aggiornamenti-dal-ministero-della-salute
(5) Dario Dongo, Selena Travaglio. Incoterms 2020 al nastro di partenza. GIFT (Great Italian Food Trade). 12.10.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/incoterms-2020-al-nastro-di-partenza
(6) https://www.food.gov.uk/business-guidance/third-country-representation-for-animal-feed-businesses