L’unica possibilità per dare supporto alle iniziative di export delle piccole imprese è, secondo Ismea, “investire sulla promozione, con piani di marketing anche per i più piccoli e fare sistema”.
È lo stesso obiettivo verso il quale tende GIFT, che proprio per un export di qualità vuole lavorare, offrendo un supporto tecnologico alle piccole imprese, visto che il fatturato alimentare italiano, seppur ancora in crescita, viene realizzato da poche denominazioni. Il settore presenta infatti una miriade di produzioni, alcune importanti, realizzate da piccole imprese che trovano difficoltà a uscire dai confini regionali e nazionali.
Il comparto agroalimentare in Italia vale complessivamente 250 miliardi di euro, 15% del Pil, ed è composto solo in minima parte da imprese di dimensioni medio-grandi: sono solo 10mila le aziende con un patrimonio sociale di almeno 20mila euro e quelle che fatturano più di 50 milioni di euro sono solo 300. Mentre oltre 880mila piccole aziende hanno in media 1-2 addetti e potrebbero crescere in valore con un export ben organizzato grazie ad iniziative di supporto mirate.
Questo nanismo diffuso fa sì che le aziende non siano pronte ad affrontare, senza un valido supporto la sfida dei mercati internazionali e di un export strutturato secondo le proprie esigenze.