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Alibaba e Tmall all’assalto del mercato fisico

Alibaba all’assalto del mercato fisico. L’ingresso è trionfale, 10.000 punti vendita in Cina a marchio Tmall. (1) Il digitale conquista il fisico sfruttando tecnologie, capitali e soprattutto dati.

L’operazione di Jack Ma esprime su scala cinese – Magnitudo 1,4 miliardi di consumatori – l’evoluzione del modello di distribuzione globale. Di cui si è vista traccia, su scala ben più ridotta, nella recente acquisizione di Whole Foods da parte di Amazon.

Il limite del digitale – che a tutt’oggi occupa meno del 10% dei volumi di vendita del retail globale – è rappresentato dall’insostenibilità del modello di distribuzione nel lungo periodo. Essenzialmente a causa dei costi di packaging e di consegna al cliente finale. Le enormi risorse di AliBaba e di Amazon consentono infatti di conquistare nel breve periodo quote di mercato attraverso pratiche di dumping. Ma non basta.

Nel medio-lungo periodo è indispensabile raggiungere una profittabilità diretta dell’attività di commercio, che ora è possibile solo mediante il trasferimento dei costi sui fornitori, ai quali peraltro vengono ancora concessi margini sostenibili, dovendo essi alimentare il sistema. Nonché grazie alla fornitura di servizi logistici e tecnologici come Amazon Web Services, AliBaba Distribution Platform, Amazon Logistics Services. Oltre a migliorare i bilanci aziendali, questi servizi forniscono la risorsa più preziosa. Big data, la linfa dell’intero sistema.

Ecco allora che AliBaba aprirà i 10.000 punti vendita Tmall nelle località più strategiche, con elevata densità di consumatori. Mentre Whole Foods fornirà dati esatti sulle abitudini di spesa alimentare di una quota di popolazione USA e UK con reddito elevato. Cioè attuali e potenziali utenti di Amazon Prime.

La tecnologia e l’analisi dei dati consentiranno di fornire costantemente a ogni punto vendita i prodotti più richiesti. Riducendo i costi di consegna e incrementando l’efficienza del retail fisico, che di per sé mantiene il vantaggio della prossimità e vicinanza al consumatore finale.

Questo modello di sviluppo ancora non riguarda l’Italia, ma dovrebbe indurre opportune riflessioni e magari far pure suonare qualche campanello d’allarme.

Fabio Ravera e Dario Dongo

Note
(1) V. http://news.xinhuanet.com/english/2017-08/28/c_136562972.htm

Specialista in modelli di distribuzione e Revenue Operations con oltre 25 anni di progetti in settori industriali e paesi differenti (12 anni negli US). Lavoro su Organizzazioni lean, Inefficienze della Supply Chain, progetti di ristrutturazione organizzativa e finanziaria, Digitalizzazione e GDPR

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