Il consorzio di ricerca #SEAFOODTOMORROW, in Horizon 2020, associa l’inserimento diffuso delle alghe nella dieta a uno scenario promettente per la salute umana e l’ambiente. I benefici superano i rischi, anche nell’ipotesi di impiego dell’alga marina kombu o kelp, ampiamente coltivata in Asia già dalla metà del secolo scorso.
Il recente studio pubblicato su Frontiers in Nutrition (Vellinga et al., 2022) conferma tale assunto a esito di un’analisi dei livelli di esposizione a iodio, sodio e metalli pesanti in cui potrebbero incorrere le popolazioni di Olanda e Portogallo, laddove alcuni cibi di uso corrente venissero sostituiti, in misura del 10%, con prodotti a base di tale alga. (1)
#SEAFOODTOMORROW, #EcoeFISHent, #PROFUTURE
Tre progetti di ricerca UE aspirano a innovare la fornitura di proteine, acidi grassi Omega-3, micronutrienti e sostanze bioattive da risorse marine sostenibili e/o rinnovabili:
– SEAFOODTOMORROW è dedicato allo sviluppo di sistemi di acquacoltura a basso impatto ambientale, la valorizzazione di specie ittiche neglette, l’impiego di alghe nella nutrizione umana, (2)
– ProFuture è focalizzato sulla sostenibilità, anche economica, nella produzione di microalghe e il loro utilizzo in una varietà di prodotti alimentari,
– EcoeFISHent lavora al recupero virtuoso (upcycling) dei flussi laterali della filiera ittica (scarti), con destino nutraceutico, cosmetico e farmaceutico. (2)
Alghe nella dieta, il tesoro inespresso
La coltivazione delle alghe negli ultimi decenni ha registrato un crescente interesse legato alla versatilità del loro impiego – per produrre alimenti e mangimi, fertilizzanti e biostimolanti in agricoltura (es. Algatan), combustibili – e soprattutto alla resa significativa delle biomasse. Questo aspetto assume particolare rilievo, in una logica di sviluppo sostenibile, grazie alla loro straordinaria capacità di assorbire carbonio e così contribuire efficacemente al contrasto all’emergenza climatica.
La composizione delle alghe varia a seconda delle specie ma si caratterizza, in termini generali, per apprezzabili livelli di proteine, acidi grassi Omega 3 marini (EPA e DHA), fibre alimentari, polisaccaridi. Oltre a vitamine (A, C, E), iodio, antiossidanti. Il loro consumo è radicato in Giappone (9,7 g/die la media pro capite) ma ancora sporadico nel resto del pianeta.
Iodio e sodio
Le alghe marine possono contenere alte concentrazioni di iodio, in linea con i requisiti per l’utilizzo del nutrition claim ‘ricco in iodio’ di cui in Allegato al reg. CE 1924/2006. Il loro consumo può quindi contribuire a superare la carenza di iodio – tuttora endemica in molte aree, in Europa e nel mondo – a cui si associano ipotiroidismo, patologie della crescita e lo sviluppo, gozzo e cancro alla tiroide. (3) Gli apporti eccessivi di iodio d’altra parte possono stimolare una produzione eccessiva di ormoni tiroidei.
EFSA (2006) ha confermato i valori di iodio già stabiliti da SCF (2002), adequate intake (AI) 150 μg/die e tolerable upper intake level (UL) at 600 μg/die per gli adulti, UL 200 μg/die per i bambini in età 1-3 anni. (4) La Commissione europea ha così indicato i 20 mg/kg quale valore di riferimento per il monitoraggio di alghe e alofite (es. salicornia). (5) L’elevata concentrazione di sodio, nelle alghe e piante coltivate in acque salmastre, va altresì considerata. Escludendo l’aggiunta di sale negli alimenti che le contengono, per evitare pericolosi eccessi.
Metalli pesanti
I metalli pesanti (es. arsenico, cadmio, piombo, mercurio) possono accumularsi in alcune alghe, come per i pesci, in relazione alle specie e all’inquinamento delle acque, che varia in base ai livelli di industrializzazione delle aree costiere limitrofe.
Il monitoraggio è indispensabile già in fase di autocontrollo, poiché la contaminazione di alimenti e mangimi con metalli pesanti rappresenta una fonte di rischio per l’insorgenza di numerose patologie cronico-degenerative (6,7).
Scenario ‘alghe nella dieta’
I ricercatori hanno identificato le abitudini alimentari in Portogallo, Olanda e Giappone, ove la presenza di alghe nella dieta varia da 0 (nei due Paesi europei) a 9,7 g/die. Per simulare uno scenario alternativo, ove il 10% di pasta, bacon e lattuga in PT e NL venga sostituito con prodotti a base di alimenti con le alghe kombu, o kelp. (8)
La sostituzione parziale degli alimenti con alghe potrebbe in effetti aumentare l’esposizione giornaliera ai minerali, quasi raddoppiare l’apporto di iodio (che in molte popolazioni è ancora carente) e i metalli pesanti presi in considerazione, senza tuttavia comportare un incremento dei fattori di rischio. (9)
Conclusioni provvisorie
Lo studio in esame mostra come l’inserimento delle alghe nella dieta quotidiana possa apportare benefici, per la salute e l’ambiente, superiori alle eventuali controindicazioni legate agli apporti di minerali e metalli pesanti.
L’ipotesi di raggiungere in Europa la frequenza e i livelli di consumo di alghe simulati nella ricerca è ancora distante dalla realtà, sebbene si tratti di una prospettiva promettente e meritevole di ulteriori studi.
Dario Dongo e Andrea Adelmo Della Penna
Note
(1) Vellinga et al. (2022). Increasing Seaweed Consumption in the Netherlands and Portugal and the Consequences for the Intake of Iodine, Sodium, and Exposure to Chemical Contaminants: A Risk-Benefit Study. Front. Nutr. 8:792923, https://doi.org/10.3389/fnut.2021.792923
(2) Dario Dongo e Andrea Adelmo Della Penna. Pesci negletti, #poverimabuoni. Studio ISS, progetto di ricerca SAFEFOODTOMORROW. GIFT (Great Italian Food Trade), 5.7.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/salute/pesci-negletti-poverimabuoni-studio-iss-progetto-di-ricerca-safefoodtomorrow
(3) Bednarczuk et al. (2021). 2021 European Thyroid Association Guidelines for the Management of Iodine-Based Contrast Media-Induced Thyroid Dysfunction. Eur. Thyroid J. 10(4):269-284, https://doi.org/10.1159/000517175
(4) EFSA (2006). Statement on a request from the commission related to iodine in seaweed. https://doi.org/10.2903/j.efsa.2006.1046
(5) Raccomandazione UE 2018/464, relativa al monitoraggio di metalli e dello iodio nelle alghe marine, nelle alofite e nei prodotti a base di alghe marine. https://bit.ly/3IeXuzB
(6) Zaynab et al. (2022). Health and environmental effects of heavy metals. Journal of King Saud University – Science 34(1):101653, https://doi.org/10.1016/j.jksus.2021.101653
(7) ANSES (2020). Opinion of the French Agency for Food, Environmental and Occupational Health & Safety on “maximum cadmium levels for seaweed intended for human consumption”. ANSES Opinion, https://www.anses.fr/en/system/files/ERCA2017SA0070EN.pdf
(8) Seamorefood. Seamore I sea bacon, https://www.seamorefood.com/i-sea-bacon/ Seamore I sea pasta https://www.seamorefood.com/i-sea-pasta/
(9) Lo scenario di riferimento già indicava la presenza di rischi in relazione agli apporti di sodio e arsenico