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Il chewing gum naturale contro la crisi del comparto

Le gomme da masticare realizzate con ingredienti artificiali registrano una crisi globale delle vendite. Il chewing-gum naturale si presenta come una soluzione alternativa, di sicuro interesse dal punto di vista della sostenibilità ambientale. E perché no, anche per i possibili benefici per la salute associati alla masticazione. Una bella storia di produzione Made in Italy, senza chimica e senza eccessi, a seguire.

Chewing-gum artificiali, è la fine di un’era?

Dopo 150 anni dalla registrazione in USA del primo brevetto su una gomma da masticare, si riscontrano i dati della crisi del comparto. (1) Le vendite di chewing-gum sono calate a livello globale (-4%), letteralmente crollate negli Stati Uniti (-23%). (2) Gli analisti non paiono in grado – o non hanno il coraggio – di spiegare il fenomeno che la stampa di settore sembra anzi propensa a non fare emergere.

Alcuni ipotizzano che il calo delle vendite sia da attribuire alla distrazione dei consumAttori alle casse e avancasse, assorti a consultare gli smartphone anziché guardare i prodotti in vendita. Ma è difficile credere che sia questa la causa di un cambio radicale nelle abitudini quotidiane di ampi strati di popolazione. Più verosimile è l’ipotesi che il gesto di masticare sia considerato naïf, socialmente inappropriato. E soprattutto che stia aumentando l’attenzione verso possibili rischi legati ai consumi alimentari.

Gomme artificiali, cosa non piace

Ai tempi d’oro della ‘gomma del Ponte’, le più colorate leggende metropolitane nutrivano la fantasia di bambini e adolescenti. Le più diffuse quanto ridicole riguardavano i Big Babol, che si narrava esser prodotti col grasso di foca o di balena. E si consumavano in gran guisa.

Negli ultimi anni è invece spiccata l’attenzione verso gli additivi alimentari – uno su tutti, il biossido di titanio (E171) – e più in generale, verso gli ingredienti e aromi di sintesi. La stessa gomma di base utilizzata nella maggior parte dei chewing-gum artificiali, secondo la rivista francese Nourrir demain, sarebbe realizzata in laboratorio.

La citata rivista riferisce alla presenza nelle gomme da masticare di ‘molti componenti chimici come il litio (utilizzato nelle batterie) o acetato di polivinile che si trova generalmente nelle colle o nelle vernici.  Una lega di polimeri sintetici che, dopo i mozziconi di sigaretta, è il secondo rifiuto più prodotto al mondo. E poiché la sua struttura chimica è insolubile, non biodegradabile e insensibile agli acidi, si stima che servano circa 5 anni affinché una gomma da masticare si disintegri completamente. Con un nel costo economico non trascurabile, a carico della comunità, per liberare i marciapiedi’.

Il chewing gum naturale

Il chewing gum naturale sembra destinato a trovare almeno un po’ di spazio in questo comparto in difficoltà. Se pure non sia facile, per i nuovi operatori, inserirsi in un mercato presidiato e controllato da pochi colossi. Il suo primo elemento distintivo è l’impiego della gomma naturale, lavorata con le tecniche tradizionali che provengono dall’America centrale. Si propone così il consumo sostenibile di un prodotto utile a migliorare l’attenzione, oltreché a ‘rinfrescare l’alito’. (3)

La materia base è la chicle, la gomma naturale estratta dall’albero della Sapodilla mediante prelievi sul suo tronco che non pregiudicano la salute della pianta. Una sostanza completamente biodegradabile che si degrada in poche settimane, anziché in 5 anni come la sua controparte sintetica.

Ingredienti naturali da masticare

Gli ingredienti ulteriori, necessari a rendere gradevole la masticazione della gomma naturale, sono semplici e a loro volta – almeno in parte – naturali. Quantomeno, aromi naturali e dolcificanti sicuri. Xilitolo e stevia in primis, efficaci e privi dei rischi correlati al consumo di edulcoranti di sintesi, come già evidenziato per l’acesulfame k.

Lo xilitolo (E 967) è uno dei ‘dolcificanti di massa‘ o polioli largamente impiegati dall’industria alimentare. Per le gomme da masticare addolcite con xilitolo, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha approvato l’uso dell’indicazione per la salute ‘permette di ridurre la placca dentale‘, a fronte però di un consumo di almeno 2-3 chewing gum al giorno. (4) Il consumo eccessivo (oltre 50 g, 20 nei bambini) di questo dolcificante, tuttavia, è associato a diarrea e altri disturbi gastrointestinali, persino a un maggior rischio di occorrenza di tumori.

La stevia – con un potere dolcificante da 150 a 250 volte superiore rispetto allo zucchero (saccarosio) e senza calorie – è l’altro dolcificante impiegato nei chewing gum naturali. Un portento della natura su cui si agitano gli spettri dei giganti del biotech, già all’opera per lo sviluppo di sue variazioni OGM.

Il mercato dei chewing gum naturali

I nuovi chewing gum naturali sono ormai reperibili con relativa facilità. È di pochi giorni fa la notizia del lancio del francese TooGood, che produce anche snack e biscotti senza additivi di sorta.

NaturGum è invece il chewing gum naturale Made in Italy, ideato da due italiani a seguito di un viaggio in Messico (ove cresce l’albero della gomma) e prodotto a Bolzano, ai gusti di menta e frutti di bosco.

Marta Strinati e Dario Dongo

Note

(1) V. https://www.greenme.it/mangiare/altri-alimenti/chewing-gum-compie-150-anni/

(2) V. Euromonitor International

(3) La masticazione di chewing gum è associata a un miglioramento delle funzioni cognitive e in particolare dell’attenzione. V. la review dei ricercatori giapponesi Yoshiyuki Hirano and Minoru Onozuka, Chewing and Attention: A Positive Effect on Sustained Attention, BioMed Research International, vol. 2015, Article ID 367026, 6 pages, 2015. https://doi.org/10.1155/2015/367026

(4) V. https://efsa.onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.2903/j.efsa.2011.2266

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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