Libertà di distruggere, si direbbe essere l’ideologia dei lobbisti del palma. I quali infatti supportano vari altri venefici business, dal petrolio alle armi, passando per gli agrotossici di Monsanto.
Questa è la storia del DCI Group, cui fanno capo in Italia i ‘cavalieri del manga’ . Quelli che negli ultimi 9 mesi si sono prodigati nella disinformazione sull’olio di palma. Insinuando dubbi sul valore scientifico del parere dell’Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), ove è stata acclarata l’estrema pericolosità dei contaminanti cancerogeni e genotossici che caratterizzano la produzione dello scadente olio tropicale.
Libertà di distruggere. Palma, petrolio, armi, ogm…
I lobbisti in questione lavorano da anni per i devastatori di foreste tropicali, in nome dell’olio di palma e della carta. (1) Nel loro carnet di clienti si annoverano altresì:
– Big Oil. Per il colosso del petrolio Exxon hanno dato il via al negazionismo del climate change, tuttora in voga anche grazie a Donald Trump,
– Big Tobacco, a cui hanno offerto vivace militanza contro le restrizioni legislative imposte in USA da esigenze di salute pubblica, (2)
– National Rifle Association, la potentissima coalizione dei produttori di armi in USA, per contrastare ogni iniziativa volta a ridurne la libertà di acquisto e di porto,
– Monsanto, a cui si devono la bomba H e l’Agente Orange, DDT e PCB, ormoni ricombinanti della crescita per i bovini, saccarina e aspartame… e pure gli agrotossici, glifosato e dicamba, nonché gli OGM concepiti per resistervi.
– Big Health, per contestare il programma di assistenza sanitaria (c.d. Health Care) di Barack Obama, attraverso una fantomatica organizzazione di cittadini. (3)
La fabbrica del consenso tra finti movimenti e fake news
Il modus operandi dei lobbisti è sempre quello di dar vita a movimenti anonimi di pensiero, solo in apparenza generati da organizzazioni di cittadini ‘liberali’, o meglio libertari. Mediante profusione di messaggi ‘di squadra’, opportunamente ‘anonimizzati’ e fatti circolare dai lobbisti sulle agenzie di stampa. Grazie agli efficaci network delle pubbliche relazioni dei ‘poteri forti’.
È l’industria delle fake news, che molti hanno già provato a smascherare senza tuttavia disporre di altrettanto efficaci mezzi d’informazione. Poiché la stampa di regime – come abbiamo avuto modo di verificare, anche in Italia, nel caso del palma – esegue gli ordini del potere economico e dei grandi inserzionisti pubblicitari. Cioè dei mandanti dei lobbisti. Ciò vale per le armi in USA, per il petrolio e il tabacco, gli agrotossici, il cibo-spazzatura (4) e il palma nel resto del mondo.
Censurati in Europa e sanzionati negli USA
I ‘trucchetti’ di DCI Group – e di Competere (che gestisce il sito ‘Campagne Liberali’) in Italia – sono già stati censurati dalla Commissione europea. La quale ha richiamato i predetti lobbisti per avere mascherato dietro la fantomatica EPA (European Privacy Association) le iniziative a sostegno dei detentori di Big Data. Anziché tutelare gli utenti che avrebbero dovuto preoccuparsi della sistematica violazione della loro privacy. (5)
La disinformazione sui social network, (6) contestando notizie obiettive e denunce degli attivisti, è affidata a troller e hater (7) professionisti. Serve infatti una certa professionalità, per insinuare dubbi su testi scientifici di autorità accreditate alla valutazione di rischi per la salute pubblica. Ma si sa, il lavoro è lavoro (sigh!).
Avviso ai naviganti
Prima di abbeverarsi all’inestinguibile cascata di news che proviene dal web, è bene verificarne la fonte. Da chi proviene la notizia, su quali dati si basa, ci si può fidare? Spesso purtroppo non è così, e a tutt’oggi non esistono regole per tutelare l’autenticità dell’informazione. Occhi aperti!
‘L’inferno, costoro, lo vogliono proprio, e non se ne saziano mai; sono dei martiri volontari, quelli. Perché, avendo maledetto Dio e la vita, si sono maledetti da sé. Si pascono della propria superbia e della propria rabbia, come un affamato nel deserto che si mettesse a succhiare il proprio sangue delle proprie vene. Ma rimarranno insaziati nei secoli dei secoli’
(F. Dostoevskij, ‘I fratelli Karamazov’)
Dario Dongo
Note
(1) V. https://mobile.nytimes.com/2011/03/31/us/politics/31liberty.html?referer=
(2) Vedasi https://www.industrydocumentslibrary.ucsf.edu/tobacco/tid/ecm10d00
(4) Competere e DCI avevano presentato un’offerta a Federalimentare, nel 2013, per una campagna di ‘controinformazione’ sui semafori in etichetta, in UK. Per la ‘modica somma’ di 400 mila euro circa, i lobbisti avrebbero lavorato per un anno – tramite think tank amici – per fare emergere sulla stampa britannica vivaci critiche al sistema di etichettatura nutrizionale che penalizza il cibo-spazzatura
(5) V. https://corporateeurope.org/fr/node/1474. DCI Group ha altresì subito sanzioni in USA
(6) A titolo di esempio, si cita il servizio di DCI Group a favore di Big Tobacco. Si veda https://www.vice.com/en_us/article/nnq4ak/trolls-paid-by-a-telecom-lobbying-firm-keep-commenting-on-my-net-neutrality-articles-806
(7) I c.d. bimbiminkia, nel gergo dei Millennials
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.