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Il ministro dell’Agricoltura che vogliamo

Il ministro che vogliamo alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali non è Teresa Bellanova. Né altri esponenti di Italia Morta, già distintasi per l’appoggio incondizionato:

– alle istanze delle Big 4 (i monopolisti globali di pesticidi e sementi), con gli schemi di decreti legislativi volti a introdurre in Italia i nuovi OGM (c.d. NBT) e a vietare il riutilizzo e lo scambio di semi da parte degli agricoltori.

– alle pressioni di industrie retrograde, per ritardare l’applicazione di Sugar Tax e Plastic Tax. Oltre ad aver introdotto il ridicolo sistema Nutrinform battery, per mascherare i pericoli del cibo-spazzatura.

Indipendenza e vigilanza su Coldiretti

Il nuovo ministro dev’essere indipendente da Coldiretti e fare anzitutto luce sull’operazione ‘Federconsorzi 2’, la Consorzi Agrari d’Italia (CAI) SpA. Laddove un comitato d’affari gestisce risorse pubbliche e dei consorzi agrari, per ricavarne profitti personali e familiari attraverso un sistema di scatole cinesi che confluiscono in CAI SpA e BF SpA.

È necessario attivare le indagini di CONSOB e Antitrust sulle numerose violazioni di legge e i conflitti d’interessi emersi nel sistema di società, consorzi e cooperative controllati da Coldiretti.

La convenzione fuorilegge di AGEA con il Centro Assistenza Agricola (CAA) di Coldiretti, a discapito di altri CAA e dei professionisti di settore, deve venire annullata subito. E il direttore di AGEA Gabriele Papa Pagliardini, reo di un vergognoso conflitto d’interessi in odor di corruzione e abuso d’ufficio, va rimosso dall’incarico.

Pratiche commerciali sleali

È indispensabile e urgente recepire in Italia la direttiva sulle pratiche commerciali sleali (dir. UE 2019/633), volta a bilanciare gli squilibri di potere contrattuale a favore della Grande Distribuzione Organizzata e delle grandi industrie di trasformazione, a discapito dei loro fornitori. Tale direttiva deve venire recepita entro l’1.5.21 ed effettivamente applicata entro l’1.11.21.

Transizione ecologica

I finanziamenti pubblici legati alla PAC (Politica Agricola Comune), il Green Deal e il Recovery Fund (ora Next Generation EU) devono essere vincolati a una vera transizione ecologica, che in agricoltura può concretizzarsi solo attraverso la conversione al sistema biologico. Senza deviare i contributi ‘verdi’ verso pratiche di greenwashing che non prevedano l’eliminazione di pesticidi e agrochimica.

L’ecoagricoltura contadina deve ottenere pieno riconoscimento in ogni politica europea, nazionale e locale. E ottenere a sua volta gli incentivi necessari a recuperare ecosistemi compromessi o abbandonati. Nelle strategie Farm to Fork e Biodiversità al 2030, il 20.5.20, la Commissione europea ha dichiarato di voler dimezzare l’impiego di pesticidi e altri agrotossici in agricoltura e stimolare le produzioni biologiche fino a raggiungere il 25% della SAU (Superficie Agricola Utilizzata) in UE. Salvo essa stessa prevedere che tali obiettivi non verranno raggiunti, anche a causa della carenza di sostegno pubblico.

Origine degli alimenti

Bisogna poi stimolare la Commissione europea a dare seguito all’iniziativa dei consumatori europei #EatORIGINal! Unmask your food! Introdurre quindi l’indicazione obbligatoria d’origine dei prodotti e la provenienza degli ingredienti primari su tutti gli alimenti.

In Italia, come da esempio francese, l’indicazione d’origine obbligatoria va poi estesa a carni di ogni specie e pesci serviti dalle collettività. Solo così si potrà favorire lo sviluppo di filiere zootecniche eque, sostenibili e rispettose del benessere animale.

Dario Dongo

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