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#AgricoltoriUniti, la voce dei pastori e agricoltori sardi in protesta

I pastori e gli agricoltori sardi in protesta offrono un grande esempio nel formare un’unica grande voce, #AgricoltoriUniti, per indirizzare alla neo-presidente della Regione Autonoma della Sardegna Alessandra Todde un elenco di priorità.

Priorità urgenti, condivise e necessarie per la salvaguardia sia della produzione agricola primaria, sia della sovranità alimentare e dei territori. Priorità da portare avanti in Sardegna, in Italia e in Unione Europea. #VanghePulite.

#AgricoltoriUniti in Sardegna, l’assemblea pubblica a Tramatza

Gli agricoltori, pastori e allevatori che nel corso degli anni hanno partecipato e tuttora partecipano alle vivaci manifestazioni di protesta (1,2) si sono riuniti con i cittadini, in un’assemblea pubblica generale – il 9 marzo 2024, a Tramatza (Oristano). L’analisi dei problemi del comparto agro-pastorale e delle soluzioni per affrontarli sono state condivise con la popolazione che è sua volta testimone e vittima degli abusi perpetrati a danno dell’economia rurale e dei paesaggi stuprati dalle pale eoliche.

Un’unica grande voce si è formata, in Sardegna, proprio grazie alla capacità di tutti i partecipanti di coalizzarsi su un programma che prescinde dall’adesione dei singoli gruppi a vari movimenti e associazioni. Nella consapevolezza che solo l’unità può fare la forza di cui oggi più che mai vi è bisogno per contrastare la finanza protagonista sia delle speculazioni nella filiera agroalimentare, sia dello scempio di paesaggi meravigliosi per installare gigantesche pale eoliche. A seguire sintesi delle priorità condivise.

1) Nomina Assessore all’Agricoltura, riforma agro-pastorale

Il settore agro-pastorale – oltre a costituire un simbolo dell’identità e la cultura della Sardegna – ha un ruolo fondamentale nell’economia locale. L’Assessore all’Agricoltura deve perciò avere competenza specifica sulla politica agricola comune (PAC) e conoscere le filiere protagoniste dei territori.

Una sinergia effettiva e continuativa con gli operatori, che devono sempre venire ascoltati e considerati prima di adottare ogni decisione politica e amministrativa è la sola via per risolvere i problemi irrisolti che tuttora creano gravi disagi al comparto produttivo, con il rischio di abbandono delle campagne.

2) PAC, revisione necessaria

La PAC 2023-2027 – se pure annacquata dalle lobby di Coldiretti, Copa-Cogeca e Farm Europe (3) – aveva ipotizzato di fornire sostegni mirati alle aziende agricole e contadine. Oltreché consentire agli Stati membri una maggiore flessibilità nell’adattare le misure alle condizioni locali, attraverso i piani strategici nazionali.

Il sistema produttivo agro-pastorale della Sardegna – che comprende allevamento brado e semibrado estensivo – ben integra le pratiche agricole ecosostenibili a cui la PAC ha riservato un quarto dei pagamenti diretti. Salvo poi, la Commissione europea, proporre la rinuncia a tali pratiche a servizi delle oligarchie agroindustriali. (4)

Le attività agro-pastorali, oltre a offrire alimenti sicuri e di qualità, preservano l’economia nei territori rurali. Con un ruolo essenziale anche nel mitigare i rischi di dissesto idrogeologico, grazie alla continua manutenzione dei beni comuni.

2.1) PAC, il piano strategico nazionale

Il piano strategico nazionale (PSN) a marchio Coldiretti era stato respinto, come si è visto, poiché non considerava l’agrobiodiversità delle zone rurali in Italia né l’esigenza di distribuire gli aiuti alle aziende agricole familiari e contadine e l’esigenza di incentivare i giovani agricoltori. (5) Di conseguenza:

  • il 21 giugno 2022 la Conferenza Stato-Regioni raggiungeva un nuovo accordo sulla ripartizione del FEASR (Fondo Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale) assegnato all’Italia nell’ambito dei Programmi di Sviluppo Rurale nel periodo 2023-2027
  • il 30 settembre 2022 l’Italia ripresentava il PSN a Bruxelles, senza apportare le modifiche sostanziali richieste dalla Commissione europea e anzi boicottando deliberatamente la conversione al biologico, come si è già denunciato. (6)

2.2) Sardegna penalizzata

La Sardegna agro-pastorale è stata gravemente penalizzata dalla stessa giunta dell’ex-governatore Christian Solinas, nei negoziati che hanno condotto alla PAC (in vigore dall’1 gennaio 2023), sotto diversi aspetti:

  • allevamento ovi-caprino, esclusione dell’eco-schema 1 a livello 2 della PAC. Tre milioni di capi allevati nel rispetto del benessere animale, con pascolamento e allevamento brado, sono stati esclusi dall’ambito dei finanziamenti previsti nel suddetto eco-schema
  • iniqua riduzione del valore dei titoli per il pagamento di base. Il valore dei titoli, già di gran lunga inferiore alla media nazionale, è stato dimezzato. In barba alle prescrizioni di Bruxelles per un’equa distribuzione dei contributi nelle varie Regioni
  • sottrazione di risorse pubbliche. La Sardegna è retrocessa dal quarto al settimo posto nella distribuzione delle risorse stabilite nei Complementi di Sviluppo Rurale (CSR). Con una perdita di € 115 milioni complessivi, € 23 milioni/anno.

3) ‘Farm to Fork’ e concorrenza sleale

‘Farm to Fork’ – la strategia UE che Ursula von der Leyen ha più volte rinnegato, da ultimo ritirando la proposta di ridurre l’impiego delle sostanze chimiche più pericolose negli agrofarmaci (7) – sarebbe stata utile a favorire la transizione ecologica e definire un nuovo patto sociale con i cittadini. Per un sistema agroalimentare europeo più equo e sostenibile, rispettoso della biodiversità e la salute pubblica.

Le importazioni di prodotti agroalimentari di Paesi terzi a basso costo e dazio zero, in condizioni di dumping sociale e ambientale, non sono però compatibili con questo approccio e mettono fuori gioco le produzioni locali invece gravate da numerosi oneri, anche burocratici, che incidono sui costi di produzione non remunerati dal mercato.

3.1) Accordi di libero scambio

La concorrenza sleale è esacerbata dagli accordi di libero scambio che l’Unione Europea ha già definito e continua a negoziare, con il sostegno dei vari governi ed eurodeputati italiani. 42 accordi di libero scambio sono già in essere con 74 Paesi extra-Ue e oltre il 44% del commercio extra-Ue interviene con Paesi che hanno sottoscritto Free trade agreements con l’Europa.

Gli accordi di libero scambio di ‘nuova generazione’ (es. CETA con il Canada, JEFTA con il Giappone, Corea del Sud, Regno Unito, etc.), oltretutto, non hanno più soltanto una dimensione doganale. Si tratta infatti di accordi politici di ampio spettro, che comprendono numerosi aspetti (es. barriere tecniche al commercio, aiuti di Stato, protezione degli investimenti) volti a limitare drasticamente la sovranità politica degli Stati membri.

3.2) Accordi EU-Nuova Zelanda, EU-Cile

L’impatto sull’agricoltura e la zootecnica europea degli ultimi accordi approvati dall’Unione Europea – con il sostegno dei partiti politici che ora, sotto elezioni, si dichiarano ‘amici degli agricoltori’ (8) – è potenzialmente catastrofico. Un paio di esempi:

  • UE-Cile. Aumento delle quote di importazione a dazio zero sulle carni di pollame (+18.000 t), suine (+9.000 t), ovine (+4.000 t), bovine (+2.000 t). Nuove quote per le preparazioni di frutta (10.000 t) e l’olio d’oliva (11.000 t). Import di mele, kiwi e miele senza limiti di quantità né dazi doganali
  • EU-Nuova Zelanda, 38.000 t di carni ovine e 10.000 t di carni bovine a tasso zero. Come sempre, senza alcuna clausola di reciprocità atta a garantire il rispetto degli stessi requisiti prescritti agli agricoltori e allevatori europei. (8)

3.3) Libero scambio, quali regole?

Le oligarchie finanziarie che dominano i fattori di produzione e i mercati delle commodities agroalimentari, come si è visto, hanno affermato il ‘libero scambio’ incondizionato delle derrate agricole e alimentari a loro esclusivo vantaggio. (9)

Il ‘libero scambio’ delle derrate agricole e alimentari si traduce in una globalizzazione dello sfruttamento tesa a distruggere le aziende agricole familiari e contadine e i loro lavoratori, da cui tuttora dipende oltre il 70% della fornitura di alimenti a livello planetario.

Tali importazioni devono perciò venire sottoposte a limiti inderogabili:

  • clausole di reciprocità, a garanzia della sicurezza alimentare, il prezzo equo e la garanzia dei diritti sociali e sindacali dei lavoratori, la tutela di ambiente e biodiversità
  • contingenti tariffari da rivedere con frequenza annuale, sulla base dei livelli delle produzioni europee e delle effettive esigenze delle filiere.

3.4) Transizione ecologica, gli aiuti necessari

La politica agricola comune esprime oggi il 31% del bilancio europeo, con circa 55 miliardi di euro/anno che rischiano di venire divorati sia dai progetti bellicisti di Ursula von der Leyen, sia dal possibile ingresso dell’Ucraina in UE (10,11).

Il PIL complessivo dell’Unione Europea è peraltro pari a circa 16 mila miliardi di euro, laddove i colossi finanziari e i settori energetico e dell’IT – oltre a quelli bancario e assicurativo, solo per citarne un paio – macinano extra-profitti, sulle spalle delle popolazioni, sottoposti a regimi fiscali imparagonabili a quelli dei lavoratori autonomi e e dipendenti.

La transizione ecologica prevista nella strategia ‘Farm to Fork’ deve perciò venire sostenuta con generosi aiuti diretti alle sole aziende agricole familiari e contadine, per favorire la policoltura e l’autonomia produttiva nonché ridurre la dipendenza da agrofarmaci e fertilizzanti azotati.

4) #prezzoequo, no #sottocosto

La direttiva (UE) 2019/633 sulle pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare si è rivelata essere inidonea a correggere il grave squilibrio di potere contrattuale tra i fornitori – aziende agricole e di trasformazione alimentare, in particolare le più piccole – e i loro grandi clienti (grande distribuzione organizzata, gestori di piattaforme ecommerce e le grandi industrie di trasformazione).

È indispensabile correggere la direttiva stessa, introducendo una serie di modifiche che lo scrivente ha inserito nel proprio programma elettorale in vista delle imminenti elezioni europee del 6-9 giugno 2024. (12) Ed è altrettanto urgente una riforma del d.lgs. 198/21 che, nel recepire in Italia la citata direttiva, ha illecitamente escluso le cooperative, le organizzazioni dei produttori e le loro associazioni (OP, AOP) da tali regole. (13)

I consumatori e gli agricoltori sono entrambi vittime della speculazione che si riverbera a valle in un’inflazione sproporzionata ai costi delle forniture (greedflation) e a monte negli acquisti dei prodotti agricoli al di sotto dei loro costi di produzione. Così gli agricoltori locali sono destinati a cessare e/o cedere le attività e i consumatori a ricevere prodotti di qualità inferiore o comunque in arrivo dall’altra parte del mondo.

5) Principio di insularità

La legge costituzionale 7 novembre 2022 n. 2 ha integrato l’articolo 119 della Costituzione italiana prevedendo che ‘la Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità’. In linea con la Carta di Nizza sui diritti fondamentali dell’Unione europea (articolo 45) e con il Trattato per il Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU, articolo 21.1), nelle parti relative alle libertà di circolazione e di soggiorno.

L’Italia continua peraltro a viaggiare a due velocità e le risorse del PNRR ne hanno accentuato il divario, a discapito delle Regioni del Centro-Sud e le Isole. Il deficit insulare della Sardegna – vale a dire, il costo complessivo associato alla sua posizione geografica – è stimato avere un impatto su ogni residente pari a € 5.700/anno (Istituto Bruno Leoni, 2020).

La logistica e i trasporti, anche all’interno dell’isola, hanno un peso determinante sullo sviluppo economico della Sardegna. I cui scali marittimi hanno una distanza minima di 125 miglia (circa sette ore di navigazione). La ‘continuità territoriale’ deve perciò venire garantita, con apposite norme, in modo da garantire servizi di trasporto efficienti, sostenibili ed economicamente accessibili.

6) Energie rinnovabili

La transizione energetica è divenuta oggetto di speculazioni finanziarie sui terreni agricoli e i paesaggi, come chi scrive ha a sua volta denunciato. (14) Senza che ve ne sia alcuna necessità, poiché già abbondano le superfici impermeabilizzate (edifici, capannoni, parcheggi, autostrade) ove i pannelli solari possono venire applicati senza consumare suolo, mentre le pale eoliche possono venire installate a miglia di distanza dalle coste.

Gli obiettivi di ‘neutralità climatica’ definiti dall’Unione Europea prima di passare alla ‘economia di guerra’ postulano che gli Stati membri, entro il 2030, utilizzino energia da fonti rinnovabili in quota minima del 32% sul totale. L’Italia ha perciò previsto di installare impianti in grado di produrre 70 GW (3,3 GW per ciascuna delle 20 Regioni nonché 1,7 GW per le due province di Trento e Bolzano). (15)

In assenza di regole chiare sulla ripartizione degli impianti la Sardegna – già deturpata da circa 1.200 torri con pale eoliche – si trova oggi ad affrontare progetti per 56 GW, pari a 17 volte il necessario. In preda alle speculazioni finanziarie che fanno incetta dei terreni privati a colpi di espropriazioni ‘per pubblica utilità’. In contrasto, tra l’altro, con il precetto europeo secondo cui l’energia prodotta dovrebbe venire destinata all’autoconsumo.

7) Conclusioni

La protesta dei pastori e agricoltori sardi si è sempre distinta per l’efficacia, dovuta anche alla determinazione e l’imprevedibilità di mobilitazioni spontanee che hanno anche compreso blocchi stradali e dei porti. I vari gruppi hanno saputo trovare un’unità programmatica, senza precedenti in Italia, che costituisce la premessa per ottenere risultati.

L’apertura al dialogo non va peraltro sottovalutata, dagli interlocutori istituzionali, poiché i sardi non si arrendono mai. E se i risultati non arriveranno, altrettanto imprevedibili mobilitazioni potranno proseguire senza tregua. La governatrice-manager Alessandra Todde potrà altresì battersi per annullare la vergognosa riforma dei CAA a danno della libera concorrenza. (16)

Dario Dongo

Note

(1) Dario Dongo, Guido Cortese. C’è latte e latte, le ragioni degli allevatori in Sardegna. GIFT (Great Italian Food Trade). 12.2.19

(2) Dario Dongo, Elena Bosani. Pastori sardi e pratiche commerciali sleali, sanzioni irrisorie dell’Antitrust a F.lli Pinna e altri 5 caseifici. GIFT (Great Italian Food Trade). 31.7.19

(3) Dario Dongo. PAC post 2020, grigio fumo. Serve una rivoluzione bio. GIFT (Great Italian Food Trade). 22.10.20

(4) Support for farmers: Council endorses targeted review of the common agricultural policy. 26.3.24 https://tinyurl.com/mryfh79u

(5) Il primo piano strategico nazionale, come sempre ordinato da Coldiretti, era stato bocciato a Bruxelles. Si veda Dario Dongo. PAC, la Commissione europea boccia il Piano Strategico Nazionale dell’Italia. #VanghePulite. GIFT (Great Italian Food Trade). 14.4.22

(6) Dario Dongo. Il ministero dell’Agricoltura boicotta il biologico. Lettera aperta. GIFT (Great Italian Food Trade). 30.12.22

(7) Dario Dongo. Agricoltori in protesta, pesticidi anziché #prezzoequo. GIFT (Great Italian Food Trade). 7.2.24

(8) Dario Dongo. Via libera agli accordi UE con Cile e Kenya. GIFT (Great Italian Food Trade). 28.2.24

(9) Dario Dongo. I tentacoli della finanza sulla sovranità alimentare e il nostro cibo. GIFT (Great Italian Food Trade). 31.3.24

(10) Dario Dongo. I signori della guerra alle elezioni europee. Égalité. 2.4.24

(11) Dario Dongo. Concorrenza sleale, l’ennesima beffa agli agricoltori in UE. GIFT (Great Italian Food Trade). 24.3.24

(12) Dario Dongo. Pace, Terra e Dignità. Il nostro movimento alle elezioni europee 2024. GIFT (Great Italian Food Trade). 14.3.24

(13) Dario Dongo. #AgricoltoriUniti, il manifesto 2 marzo 2024. GIFT (Great Italian Food Trade). 27.2.24

(14) Dario Dongo. Rapina delle terre, ‘parchi agrisolari’ e pale eoliche. GIFT (Great Italian Food Trade). 3.4.24

(15) Direttiva (UE) 2018/2001

(16) Dario Dongo. Italia, via libera al monopolio CAA sugli aiuti UE in agricoltura. GIFT (Great Italian Food Trade). 12.2.24

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