Tra le mandorle siciliane e le mandorle californiane v’è proprio… un oceano di differenze. Pesticidi, irrigazione artificiale e micotossine dall’altra parte del mondo, colture autoctone e lavorazioni tradizionali nella Magna Grecia.
Il maggior costo della frutta secca made in Sicily esprime una serie di valori che è bene conoscere, prima di compiere scelte affrettate. Brevi cenni a seguire.
Frutta secca, consumi e produzioni in Italia
I consumi di frutta secca in Italia sono di fatto raddoppiati nell’ultimo decennio, fino a raggiungere i 3 kg/anno pro-capite (Ismea 2018). La comunità scientifica è riuscita finalmente a fare comprendere ai consumatori i benefici per la salute associati agli apporti di noci, mandorle, nocciole e pistacchi. I quali infatti appartengono alla più antica tradizione, nella dieta mediterranea e in Asia minore.
Le superfici coltivate a frutta con guscio sono perciò aumentate, in Italia. La nocciola è la prima coltura, incide sul 46% delle superfici coltivate in Italia a frutta con guscio (ISTAT 2016) ma risulta problematica, nella sua recente intensificazione, a causa del diffuso impiego di agrotossici che minaccia gli ecosistemi e la salute delle popolazioni, come si è visto. La mandorla, che a sua volta rappresenta il 27% delle colture censite da ISTAT nel 2016, registra una crescita promettente. Un segnale di speranza, considerato che l’Italia è stato il primo produttore mondiale di mandorle fino alla metà del secolo scorso, prima del sorpasso californiano.
Mandorle siciliane vs mandorle californiane, le differenze
Le differenze tra le mandorle di Sicilia – come la mandorla di Avola (Siracusa) – e le mandorle californiane sono legate a tre fattori. Resa, irrigazione, veleni.
A. Resa
La resa è il rapporto percentuale tra il guscio e il seme e varia sensibilmente tra le cultivar tradizionali e quelle moderne. Le quali spesso derivano da selezioni genetiche tese appunto a incrementare la resa, se pure a discapito della qualità.
La mandorla di Avola, ad esempio, è custodita in un guscio durissimo che rappresenta l’80% del peso complessivo.
Nella mandorla californiana, viceversa, i rapporti si invertono. Laddove è il seme a rappresentare il 60-80%, ed è avvolto in un guscio tenero.
B. Irrigazione
Le produzioni intensive in California sono affidate all’impiego di enormi quantitativi di acqua irrigua, fino a 4 litri per ogni seme che pesa circa 1 grammo.
Le mandorle di Avola si sono invece adattate, nel corso dei secoli, al clima caldo e secco della Sicilia. E crescono grazie all’acqua piovana, salve rare irrigazioni di soccorso.
L’irrigazione intensiva ha impatto sulla formazione del guscio – che è morbido e permeabile, con le conseguenze di cui a seguire (micotossine) – e sulle proprietà organolettiche delle mandorle stesse. Non v’è poi da stupirsi se le mandorle ‘ annacquate’ presentino minori contenuti di vitamina E, polifenoli, potassio, magnesio, calcio etc..
C. Veleni
La terza e cruciale differenza tra le mandorle siciliane e quelle californiane attiene ai diversi metodi di coltivazione, che solo in parte derivano dalle condizioni climatiche.
Gli immensi mandorleti in California sono trattati sistematicamente con enormi quantità di anticrittogamici e neonicotinoidi. I quali provocano ogni anno lo sterminio di oltre 50 miliardi di quelle stesse api che ogni anno vengono sacrificate in mezzo ai veleni per favorire l’impollinazione dei mandorli.
L’esatto opposto avviene nei mandorleti di Avola, nei quali pressi gli apicoltori siciliani portano le loro arnie per riparare le api dal rigore invernale.
Micotossine
L’irrigazione forzata delle mandorle californiane – insieme al clima umido, la raccolta meccanizzata e il guscio tenero – hanno gravi conseguenza sulla sicurezza alimentare. La permeabilità del guscio tenero espone infatti le mandorle californiane al rischio di contaminazione da funghi e allo sviluppo di aflatossine, ‘genotossiche e cancerogene anche a basse dosi‘, come sosteneva l’UE nel 2007 quando decise il blocco delle importazioni dagli USA.
La Commissione europea, purtroppo, ha però sacrificato gli interessi della salute pubblica a quelli del commercio internazionale. Al punto da decidere di innalzare la soglia di aflatossine ammessa nelle mandorle da 4 a 10 microgrammi per kg (μg/kg). 2,5 volte tanto, sebbene si tratti di contaminanti genotossici e cancerogeni.
A riprova dei gravi rischi di sicurezza chimica degli alimenti in questione, si segnala la recente notifica di allerta della Spagna nel sistema europeo di allarme rapido (Rapid Alert System on Food and Feed, RASFF), il 19.11.20. In relazione a una partita di mandorle, in arrivo dagli USA, contaminate con aflatossina B1 a livelli 7 volte superiori alle soglie ammesse (57 μg/kg vs. 8 μg/kg).
Il lato oscuro della globalizzazione
La globalizzazione dei mercati ha comportato (nella categoria della frutta secca, come nell’intero settore alimentare) la globalizzazione dello sfruttamento di risorse ambientali e umane. Gli abomini si verificano proprio nei primi Paesi produttori, come dimostrano i recenti scandali dello sfruttamento dei minori nei noccioleti in Turchia e nel genocidio delle api tra i mandorleti in California.
Questi cibi ‘globalizzati’ costano meno perché valgono meno, al di là dell’apparenza. Costituiscono una disgrazia anziché una risorsa, per gli ecosistemi e le popolazioni. E i consumatori stessi sono esposti a rischi anche gravi di sicurezza alimentare. Ma chi è disposto a scommettere sulla salute propria, oltreché su quella delle comunità agricole locali e del pianeta stesso?
Mandorle Made in Sicily, il potere della scelta consapevole
Il potere della scelta consapevole d’acquisto di mandorle siciliane autentiche – magari anche certificate con un sistema di blockchain pubblica secondo scuola Noberasco, vista la recente presunta frode su false mandorle siciliane a marchio Eurospin – ha quindi il suo perché. Tanto meglio se orientato verso i prodotti biologici, come sempre. Per la salute del Paese e dell’ambiente, oltre al sostegno di economia e occupazione in aree rurali che meritano un rinnovato splendore.
Dario Dongo e Corrado Bellia