I decreti italiani che hanno previsto l’indicazione obbligatoria in etichetta di sede stabilimento – nonché l’origine di latte nei latticini, grano e semola nella pasta, riso, pomodoro nelle conserve – sono illegittimi per deliberata violazione delle regole UE sulla notifica a Bruxelles delle norme tecniche nazionali. GIFT (Great Italian Food Trade) mette in mora la Commissione europea affinché si faccia chiarezza, una volta per tutte. A margine, la nostra posizione sulla via da seguire.
Lettera di GIFT alla Commissione europea
L’11.8.19 GIFT (Great Italian Food Trade), in persona dello scrivente, ha notificato una lettera di ‘formal notice’, all’indirizzo del nuovo Segretario generale della Commissione europea Signora llze Juhansone. (1) Per conoscenza al V. Segretario generale Signora Céline Gauer, (2) nonché alla Sig.ra Alexandra Nikolakopoulou (3) e a Mr. Hans Ingels. (4) Oggetto, ‘Italian decrees on food labeling’.
La missiva è volta a richiamare l’attenzione della nuova Segreteria generale dell’Istituzione di Bruxelles su una grave questione che riguarda il funzionamento della Commissione europea ed è stata platealmente trascurata dal Segretario generale uscente Martin Selmayr. (5) Il governo italiano, sotto la guida di Paolo Gentiloni, ha adottato quattro provvedimenti sull’etichettatura dei prodotti alimentari, vale a dire:
– il d.lgs. 145/2017, che prevede l’indicazione obbligatoria del sito di produzione o di confezionamento sulle etichette di tutti gli alimenti e bevande Made in Italy,
– il decreto interministeriale 26.7.17, che prevede l’indicazione obbligatoria dell’origine del grano e della semola sulle etichette di pasta italiana,
– il decreto interministeriale 26.7.17, che prevede l’indicazione obbligatoria dell’origine del riso sulle etichette del riso prodotto e / o preimballato in Italia;
– il decreto interministeriale 16.11.17, che prevede l’indicazione obbligatoria dell’origine dei pomodori su tutti i tipi di conserve di pomodoro Made in Italy.
Le regole europee sulla notifica preventiva delle norme tecniche nazionali sono state violate deliberatamente dal governo Gentiloni, in tutti e quattro i casi. (6) Così come in un precedente caso, che risale al governo Berlusconi, relativo alla data di scadenza ‘forzata’ del latte fresco (legge italiana n. 204/04).
Le parti sociali interessate, tra cui pure chi scrive, hanno già informato la Commissione europea in merito alle violazioni del diritto UE sopra accennate. Sollecitando proprio gli alti dirigenti delle DG SANTE e GROW in copia per conoscenza a intervenire affinché fosse ufficialmente chiarita la non applicabilità delle citate normative nazionali. La Commissione europea tuttavia è venuta meno ai propri doveri, lasciando trascorrere anni senza alcun doveroso intervento.
L’inerzia di Bruxelles continua a causare enormi danni agli operatori della catena alimentare italiana e all’ambiente, anche a causa delle enormi perdite di cibo (nel caso di latte fresco commestibile e pure soggetto al ritiro dal mercato a causa di una data di scadenza breve fissata da una legge incompatibile con il diritto UE) e di imballaggi (erroneamente creduti non conformi, poiché non adeguati ai dettami di decreti illegittimi).
Le autorità italiane, infatti, continuano a eseguire controlli pubblici ufficiali sulla base dei citati decreti che, secondo consolidata giurisprudenza della Corte di Giustizia UE (ECJ), sono illeciti e non applicabili. Si allegano alla lettera:
– un recente esempio di applicazione del decreto legislativo 145/2017, mediante verbale di accertamento del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute (NAS),
– una linea guida sull’etichettatura degli oli d’oliva, pubblicata dall’ICQRF (Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari), ove viene fatto esplicito riferimento al decreto stesso. (7)
Si chiede perciò alla nuova Segreteria generale di voler dare un nuovo corso all’operato della Commissione. Evidenziando che Bruxelles condivide con le autorità italiane la responsabilità dell’impatto economico e ambientale di queste infrazioni del Trattato per il Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) e in caso di ulteriori ritardi non avremo altra possibilità che portare i fascicoli alla Corte di Giustizia.
Note conclusive, la nostra posizione su sede stabilimento e origine
L’indicazione obbligatoria di ‘Made in’ e sede dello stabilimento di produzione sulle etichette di tutti i c.d. Fast Moving Consumer Goods (FMCG) – nessuno escluso, a partire dagli alimenti (imballati, preincartati e sfusi) – è l’unica via di salvezza delle filiere etiche e sostenibili. Filiere radicate sui territori, grazie alle quali l’Italia ha raggiunto il primo posto in Europa per valore aggiunto in agricoltura (secondo posto in valore assoluto, dopo la Francia), il terzo posto per fatturato dell’industria alimentare (dopo Francia e Germania, dati ISTAT 2019).
La trasparenza in etichetta su origine e provenienza delle materie prime è fondamentale per consentire al consumatore la concreta possibilità di compiere scelte informate d’acquisto, tenuto conto non solo del valore intrinseco delle merci ma anche della possibilità di contribuire alla salvaguardia e la ripresa dell’economia del Paese e dei suoi distretti, alimentando la domanda interna che sola è in grado di restituire vita a un PIL comatoso da anni. (8)
La tracciabilità completa e trasparente di flussi materiali e processi, nell’intero corso delle filiere alimentari, è senza dubbio la via da portare avanti. Avvalendosi anche di tecnologie quali la blockchain pubblica che – grazie alla ‘notarizzazione digitale’ dei dati e nel rispetto degli standard internazionali applicabili (GS1) – può consolidate l’affidamento di operatori commerciali e consumatori finali verso filiere e operatori di valore.
#EatORIGINal! Unmask your Food!, l’iniziativa dei cittadini europei, va sostenuta e condotta al traguardo in un apposito regolamento UE, da applicarsi a ogni prodotto alimentare immesso nel Mercato interno. A livello nazionale, previa doverosa notifica, si deve invece procedere al più presto all’introduzione dell’obbligo di indicare l’origine delle carni al ristorante nonché degli agrumi serviti dalle collettività e nei distributori automatici di spremute.
Non si può accettare, al contrario, l’irresponsabilità di governanti da quattro soldi che anziché portare avanti a testa alta questi progetti in Europa scrivano i loro decretini ‘di convenienza’, senza avere neppure il coraggio di notificarli a Bruxelles. Poiché ciò comporta inaccettabili dispendi di risorse e rischi, per gli operatori della filiera e le autorità di controllo. La certezza del diritto è alla base della convivenza civile, ed è ora compito della Commissione europea chiarire l’illegittimità dei decretini in esame. Attendiamo poi di vedere all’opera i veri fautori del ‘100% Made in Italy’, che dovranno farsi avanti a Bruxelles e a Strasburgo per ottenere la trasparenza sulle etichette europee, senza perdere altro tempo.
Dario Dongo
Note
(1) la Signora llze Juhansone (Lettonia), Segretario Generale della Commissione europea, vanta una solida esperienza diplomatica a Bruxelles e nel governo lettone, con incarichi presso i ministeri della giustizia e nell’ufficio dedito a cittadinanza e migrazioni. Il suo cv di sintesi è disponibile su https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/cv-juhansone_en_0.pdf
(2) la Signora Céline Gauer (Francia), V. Segretario Generale della Commissione europea, dopo un master in diritto all’Università de La Sorbonne, ha avviato una brillante carriera presso la DG COMP della Commissione stessa. Il suo cv di sintesi su https://ec.europa.eu/commission/sites/beta-political/files/gauer-celine-cv_en.pdf
(3) Alexandra Nikolakopoulou, V. Direttore Generale per la Sicurezza Alimentare, responsabile delle Direzioni D, E, F, G (‘Food and feed safety, innovation – Food information and composition, food waste’), DG SANTE (Directorate-General for Health and Food Safety), Commissione europea
(4) Hans Ingels, V. Direttore Generale 1, responsabile delle Direzioni B, C, D, F (‘Single Market Policy, Regulation and Implementation – Single Market Policy, Mutual Recognition and Surveillance’), DG GROW (Directorate-General for Internal Market, Industry, Entrepreneurship and SMEs), Commissione europea
(5) Martin Selmayr, personaggio molto discusso per l’informalità della sua nomina ai vertici dell’istituzione di Bruxelles, avrebbe anche avuto le competenze giuridiche per occuparsi delle questioni in esame, anche a lui più volte denunciate. Il ‘Rasputin di Juncker’, come soprannominato da alcuni, era infatti avvocato a Vienna prima di scalare il palazzo del potere. Ma le sue priorità, come le omissioni più volte denunciate dimostrano, erano evidentemente altre
(6) Dir. UE 2015/1535, reg. UE 1169/11 (art. 45)
(7) Roberto Ciancio, Roberta Capeci (2019). Guida pratica all’etichettatura degli oli d’oliva, 2a edizione – Aggiornata con le novità dei decreti legislativi n.145/2017 (sede e stabilimento di confezionamento)
e n.231/2017 (art.17 – identificazione del lotto) e del Reg (UE) n.2018/1096. ICQRF, Ministero dell’Agricoltura, Roma. V. sottotitolo e capitolo 12.7, pagina 50, su https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/d%252F0%252F1%252FD.90fdfb131e2b48b07924/P/BLOB%3AID%3D13596/E/pdf
(8) Si veda, da ultimo, l’articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/pesticidi-antibiotici-e-ormoni-nel-latte-usa-lo-studio-urge-l-etichetta-di-origine
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.