Yuka – la app che aiuta a scegliere gli alimenti sulla base di ‘ciò che le etichette non dicono’ (i profili nutrizionali e gli additivi potenzialmente pericolosi), oltre alla certificazione biologica – è finalmente attiva anche in Italia. 50mila persone la hanno già scaricata e assieme ai consumAttori di altri 10 Paesi eseguono in media 55 scansioni al secondo, per un totale di 5 milioni di prodotti ogni giorno.
Come avevamo annunciato alla vigilia del suo lancio in Italia, Yuka consente infatti di ottenere in un attimo un giudizio obiettivo su ogni alimento a scaffale, avvicinando lo smartphone alla sua etichetta. Per misurarne l’efficacia, abbiamo eseguito il suo test al supermercato.
Yuka, ecco come funziona
La app si scarica gratuitamente dall’app store. Una volta installata sullo smartphone, va attivata con l’inserimento di un nome utente e un indirizzo email. Con questo account è anche possibile contribuire alla crescita del database e comunicare eventuali errori, come vedremo.
Il funzionamento è molto semplice. Si seleziona la voce ‘scansiona’ sul menù a piè di pagina e si inquadra il codice a barre stampato sulla confezione di un prodotto. Si ottiene subito una schermata con la valutazione dell’alimento.
I criteri di giudizio degli alimenti
Yuka fornisce un giudizio complessivo degli alimenti basato su tre aspetti:
– il profilo nutrizionale, valutato secondo i criteri NutriScore, incide sul 60% della valutazione complessiva,
– la sicurezza chimica dell’alimento, incentrata sulla eventuale presenza di additivi problematici, vale per il 30% del giudizio. Per ciascun additivo viene fornita una documentazione esplicativa e la letteratura scientifica su cui poggia la valutazione,
– l’origine bio, comprovata dalla presenza della certificazione europea di agricoltura biologica, rappresenta invece il 10% della valutazione complessiva.
Per ogni prodotto giudicato male vengono proposte delle alternative, se disponibili.
Yuka, la comparazione istantanea. Test
Il test sulla comparazione istantanea degli alimenti offerta da Yuka conferma, a colpo d’occhio, l’utilità della app. Tra i tanti prodotti esaminati, proponiamo una selezione ristretta, limitata alle bibite all’arancia.
Più funzioni nella versione Yuka a pagamento
La versione Yuka a pagamento (15 euro/anno) non è ancora attiva in Italia. Lo sarà quando il database nazionale avra raggiunto il 90% delle referenze disponibili a scaffale. A quel punto saranno offerte due utili funzioni supplementari:
– consultazione offline del database, per cercare i prodotti attraverso il loro nome. Una funzione utile a pianificare la spesa da casa, negli acquisti online, ma anche nei supermercati con scarsa copertura di linea. Attivando questa opzione, si scarica sul telefono un archivio con i 100mila prodotti più diffusi (50 MB di dati),
– ulteriori informazioni sugli alimenti. Come la presenza di olio di palma, glutine, lattosio, ingredienti inadatti a una dieta vegetariana o vegana.
Alcuni difetti
Il nostro test di Yuka, a un paio di mesi dal suo lancio in Italia, è favorevole. Si registra uno spiccato aumento del numero di referenze in banca dati, con alcuni errori e piccoli margini di miglioramento.
Frequenti i refusi: ‘cracke’ invece di cracker, ‘frillini’ per frollini, ‘chedda’ per cheddar, etc. Sembra di leggere l’ispettore Closeau che ‘francesizza’ i nomi. Si rimedia agli errori grazie all’immagine del prodotto e a un briciolo d’intuizione.
Haribo, la Pantera Rosa
La Pantera Rosa aveva messo lo zampino sulla scheda delle caramelle Cocobat di Haribo. Le quali avevano ottenuto un giudizio mediocre (punteggio 34/100) poiché classificate come prodotto biologico. Rimane ignota l’identità dell’autore della falsa notizia sulle caramelle tedesche.
GIFT (Great Italian Food Trade) invita i propri lettori a boicottare Haribo già dal 2017, a causa dello sfruttamento anche minorile per le sue forniture di palma di carnauba. Abbiamo inviato una segnalazione a Yuka e il database è stato subito corretto. Il giudizio è ora scarso (24/100).
Contribuire al database condiviso
Tutti possono aggiungere prodotti non presenti nel database e anche segnalare gli errori, seguendo l’invito a margine di ogni scheda. La procedura si attiva proprio nella schermata che comunica ‘valutazione non disponibile’. L’inserimento avviene con una procedura guidata, che si completa con le immagini del prodotto.
Immediatamente dopo l’inserimento di un nuovo prodotto, è disponibile la sua valutazione. Un avvertimento: inserire nel database informazioni errate comporta la cancellazione definitiva dell’account. Alla verifica delle informazioni è addetto un apposito team.
Piccoli problemi tecnici
Un limite riscontrato nel nostro test è l’impossibilità di inserire manualmente le informazioni nutrizionali. Il sistema Yuka accetta infatti solo l’immagine della tabella nutrizionale. I frequenti casi in cui la dichiarazione viene esposta in formato lineare (ammessa dal reg. UE 1169/11 per esigenze di spazio) rimangono dunque privi di valutazione.
Altro problema nell’inserimento di prodotti si presenta in caso di tabelle nutrizionali più estese, che comprendono informazioni facoltative. Come quella dell’olio di semi di girasole bio qui raffigurata, ove sono specificati i profili degli acidi grassi e i valori della vitamina E. Troppi dati, secondo lo schema Yuka, che contempla soltanto le 8 voci obbligatorie previste dal reg. UE 1169/11. In questo caso tuttavia il problema è risolvibile. La tabella viene incamerata con l’avvertenza di errore e si corregge manualmente direttamente nella app.
Crowdsourcing e collaborazioni
La squadra di Yuka ci conferma che i consumAttori stanno partecipando al crowdsourcing dei dati, come pure stanno facendo alcuni operatori della filiera.
Il nostro database è condiviso in tutti i Paesi in cui siamo presenti (11 al momento), quindi non sappiamo dire esattamente quanti prodotti italiani siano stati inseriti. Ormai il nostro database riconosce l’80% dei prodotti commercializzati in Italia.
Alcune marche italiane hanno cominciato a contattarci per inserire i loro prodotti nel nostro database. È una collaborazione gratuita che offriamo ai marchi, i quali possono condividere le informazioni riguardo ai loro prodotti. Visto che i dati che i marchi ci comunicano sono informazioni pubbliche che per legge devono essere presenti sui prodotti, non c’è nessun conflitto d’interesse.
La GDO in ritardo
La GDO è invece in ritardo nell’inserire le sue punte di diamante, cioè i prodotti a private label.
La collaborazione con i marchi è ancora molto limitata rispetto ad altri paesi come la Francia o la Spagna. Attualmente, il nostro database è arricchito soprattutto grazie ai contributori locali italiani (incaricati dal team Yuka, ndr) e dagli utilizzatori che sono invitati ad aggiungere i prodotti non ancora conosciuti, seguendo un processo guidato direttamente nell’app.
Gli italiani stanno contribuendo enormemente all’aggiunta di prodotti! Grazie anche a un nuovo sistema di machine learning, che ci ha permesso di accelerare e semplificare il processo di aggiunta dei prodotti, gli utenti sono ancora di più incentivati a contribuire.
La app Yuka ovviamente blocca chi inserisca dati fasulli e valuta anche i cosmetici. Di questi ci occuperemo più avanti.