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Un accordo globale per ridurre la plastica. Petizione di Greenpeace

Greenpeace lancia una petizione per ottenere un accordo globale contro l’inquinamento da plastica. L’organizzazione ambientalista denuncia il grave degrado che affligge i nostri mari, oltre ad aria e suolo. E propone ai governi di sottoscrivere un impegno comune sotto l’egida delle Nazioni Unite. (1)

Greenpeace, un accordo globale sulla plastica

‘Ogni minuto, ogni giorno, l’equivalente di un camion pieno di plastica finisce negli oceani, diventando un pericolo per tartarughe, uccelli, pesci, balene e delfini’, ricorda Greenpeace.

La pervasività dei polimeri ha superato ogni barriera. Le microplastiche, prodotte dal disfacimento dei materiali plastici, sono state rinvenute nel sangue umano, nei polmoni, persino nella placenta. (2)

Le misure sinora adottate sono palesemente insufficienti:

– la limitazione introdotta alla vendita di contenitori monouso in plastica dalla direttiva SUP è troppo limitata. (3) Dal cibo ai detersivi ai prodotti per l’igiene, infatti, la gran parte dei prodotti di uso quotidiano sono realizzati o confezionati nella plastica. Con questo ritmo, la produzione di plastica raddoppierà i volumi del 2015 entro il 2030-35 per triplicarli entro il 2050.

– il riciclo è anch’esso poco significativo. Di tutta la plastica prodotta a partire dagli anni 50 solo il 10% è stato correttamente riciclato, afferma Greenpeace, ricordando che il 99% delle plastiche hanno origine dal petrolio, quindi inquinano nell’intero loro ciclo di vita. (4)

La petizione

Per un problema globale serve una soluzione globale, chiarisce l’organizzazione ambientalista. La via è la sottoscrizione di un accordo tra gli Stati sotto l’egida dell’ONU.

La petizione chiede ai governi di ‘sviluppare un accordo globale sotto l’egida delle Nazioni Unite, che riduca a zero l’inquinamento del mare e degli oceani causato dalla plastica.

Nell’accordo è necessario:

  • definire strumenti legislativi, legalmente vincolanti per aziende e governi, che coprano l’intero ciclo di vita della plastica, comprese l’estrazione e la produzione delle materie prime da cui si produce, ma anche l’uso e lo smaltimento
  • vincolare le grandi multinazionali a vendere sempre più prodotti sfusi o con packaging riutilizzabile
  • fare in modo che ogni paese sia responsabile della gestione dei propri rifiuti. I governi devono inoltre garantire una transizione giusta per i lavoratori e la tutela della salute delle comunità più colpite dall’inquinamento‘.

Il percorso indicato da Greenpeace è in linea con la risoluzione ‘End plastic pollution: Towards an international legally binding instrument’, adottata a Nairobi il 2.3.22 con l’adesione di 175 Paesi per porre fine all’inquinamento da plastica e definire un accordo internazionale giuridicamente vincolante entro il 2024. (5)

Note

(1) Greenpeace. Stop plastica. Salviamo i mari. https://bit.ly/3VKJkOj

(2) Vedi precedenti articoli:

Marta Strinati. Microplastiche nella placenta umana. La scoperta di ricercatori italiani. GIFT (Great Italian Food Trade). 11.12.20

Marta Strinati. Microplastiche nel sangue, prima evidenza nell’uomo. GIFT (Great Italian Food Trade). 23.3.22

Marta Strinati. Microplastiche anche nei nostri polmoni. Lo studio britannico. GIFT (Great Italian Food Trade). 12.4.22

(3) Direttiva SUP, d.lgs. 196/21. Nuove regole su oggetti in plastica monouso dal 14.1.22. GIFT (Great Italian Food Trade). 29.12.21

(4) Dario Dongo e Alessandra Mei. Plastica ed emissioni di gas serra, un‘emergenza da prevenire. Studio scientifico. GIFT (Great Italian Food Trade). 9.2.20

(5) Isis Consuelo Sanlucar Chirinos. Storico accordo delle Nazioni Unite contro l’inquinamento da plastica. GIFT (Great Italian Food Trade). 5.3.22

Marta Strinati
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Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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