La fame acuta avanza oltre il Covid-19 e colpisce anzitutto i bambini, coloro che hanno più bisogno di cibo sano, sicuro e nutriente in quantità adeguate al loro sviluppo. ShareTheMeal, la app messa a punto da WFP (World Food Programme), propone micro-donazioni di 0,70 euro, 20 cent in più rispetto al passato, per contribuire ad affrontare questa crisi planetaria.
ShareTheMeal, 70 cent per il conforto di un bambino affamato
A partire da luglio 2020, la app del World Food Programme – di cui già abbiamo scritto – invita a donare 0,70 euro (anziché 0,50) per offrire a un bambino affamato il conforto di una giornata con pasti regolari e nutrienti. Lontano dal junk food che non risparmia neppure le popolazioni più disperate.
Un tocco sullo schermo dello smartphone attiva una micro-donazione di importo inferiore al prezzo di un caffè al bar. Ed è il contagio del Bene a produrre un impatto straordinario. ‘In soli cinque anni, grazie al tuo aiuto abbiamo condiviso oltre 75 milioni di pasti (oltre 78 milioni al 5.8.20, ndr) con le famiglie bisognose‘, ricorda la community unita attorno a questa formidabile app.
Dove vanno i 70 cent
Le attività del World Food Programme sono rivolte ai bambini di ogni comunità in emergenza. I 1.100 piccoli rifugiati siriani in Libano, ora devastato dall’apocalisse di Beirut. E quelli costretti a subire violenza e fame in Yemen. E ancora, i piccoli rifugiati nella Repubblica Democratica del Congo e in Uganda. I profughi Rohingya in Birmania e quelli siriani in Iraq, senza dimenticare i piccoli palestinesi.
Nei prossimi 5 anni, la app punta a raggiungere 800 milioni di pasti condivisi. Per riuscire nell’obiettivo è però necessario comunicare e coinvolgere nuovi donatori. Anche attraverso attività che a loro volta incidono sui costi del programma, se pure in linea con quelli di altre attività di fundraising su larga scala. Le somme raccolte vengono così impiegate:
– la gran parte, 62%, è destinata direttamente all’assistenza alimentare alle persone bisognose,
– il 28% viene dedicato a fundraising e marketing, per ampliare la community dei donatori,
– il 6% va alla gestione dell’organizzazione (affitto degli uffici, pagamento degli stipendi, etc.),
– il restante 4% copre le commissioni applicate dai gestori dei pagamenti.
Marta Strinati e Dario Dongo