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Roma, prove di Food policy

La giornata mondiale del cibo, il 16.10.19, è trascorsa come tante altre. Fame estrema e malnutrizione cronica persistono, nell’India dei decisori politici globali. A Roma intanto, si inizia a ragionare su una food policy.

Roma e provincia, regione Lazio. Alcuni dati di scenario

2,9 milioni di abitanti nella città di Roma, 4,3 nella sua provincia che comprende 121 Comuni. Questi sono i dati ufficiali, a cui vanno aggiunte le stime inevitabilmente approssimative sulla popolazione non registrata. A spanne, il numero effettivo degli abitanti nella provincia di Roma potrebbe essere di poco inferiore a quello della popolazione residente in Irlanda (4,9 milioni, secondo stime Eurostar 1.4.19).

Il 25% del cibo che affluisce alla capitale, secondo le stime contenute nel rapporto ‘Una Food Policy per Roma’, proviene dalle campagne circostanti. Là dove si osservano fenomeni in apparente contraddizione:

– l’agricoltura urbana cresce (+44% aziende agricole, +12% SAU, Superficie Agricola Utilizzata, nell’ultimo decennio), ma

– i coltivatori diretti scompaiono dai mercati rionali (un centinaio a malapena su 5000 postazioni nei 128 mercati in città), e d’altra parte

– le aziende in provincia si riducono (dimezzate in 10 anni), con età media sempre più avanzata e scarso ricambio generazionale.

L’agricoltura in Lazio è poi afflitta dalle agromafie, che infestano l’Agro Pontino di pesticidi vietati, roghi e sfruttamento dei braccianti immigrati. Ancora in attesa di programmi di controllo straordinari, per arrestare il crimine e garantire la sicurezza alimentare. La quale ultima, si ricorda, ricade nella giurisdizione concorrente delle Regioni.

Roma, prime prove di Food policy

Il Comitato promotore per la Food Policy di Roma ha raccolto l’adesione di aziende agricole, organizzazioni della società civile, enti di ricerca e loro esponenti. (1) Con l’idea di analizzare lo scenario e condividere le buone iniziative sviluppate sul territorio nel corso dei decenni. Per ipotizzare nuovi percorsi, alla luce delle esigenze, opportunità e criticità che emergeranno.

L’obiettivo, nel breve termine, è sviluppare un rapporto da presentare alle istituzioni locali. Per dare vita a una politica alimentare di territorio che consideri le seguenti priorità:

L’efficacia del programma, una volta definito, dipenderà in larga parte dalla partecipazione dei Municipi. Oltreché delle forze positive da mettere in rete. Le azioni intraprese dovranno poi venire sottoposte a monitoraggi e valutazioni periodiche sulle fasi di avanzamento e i risultati raggiunti.

Roma, mense scolastiche e appalti verdi

Oltre 150mila pasti vengono forniti ogni giorno dal Comune di Roma nella scuola pubblica. È quanto sottolinea il professor Davide Marino (Università del Molise e Roma Tre), alla riunione 16.10.19 del Comitato promotore della food policy capitolina. E se il bando delle mense scolastiche era un tempo uno dei vanti di Roma capitale, anch’esso merita oggi una revisione. Per organizzare le filiere su base territoriale, misurarne l’efficacia, migliorare i servizi.

Gli ‘appalti verdi’ sono invariabilmente prescritti dalla legge italiana. Le circa 46 mila amministrazioni pubbliche in Italia devono dunque applicare i CAM (Criteri Ambientali Minimi) in tutti i capitolati delle gare d’appalto. Silvano Falocco, direttore della Fondazione Ecosistemi, solleva dunque la questione cruciale. Quanti – tra tutti gli enti che erogano pasti a Roma – davvero applicano i Criteri Ambientali Minimi previsti per la ristorazione collettiva? Scuole e università, ospedali, uffici ed enti pubblici, ministeri, tutto a posto (e niente in ordine)?

L’impatto degli appalti verdi sulle produzioni agricole locali ed etiche può essere straordinario. Gli enti pubblici possono chiedere cibo biologico e di stagione, favorire l’agricoltura sociale sul territorio, partecipare alla lotta contro il caporalato e lo spreco alimentare. Ma troppo spesso ciò non accade, per ignoranza diffusa. E basterebbe chiedere l’accesso agli atti dei vari enti, aggiungiamo noi, per pretendere la loro ‘messa in riga.’ Ma come sempre, bisogna fare sistema.

Agricoltori vs. ‘palazzinari’, Food Innovation Hub

Il cemento – a Roma forse ancor più che nel resto d’Italia – è il più feroce contendente dell’agricoltura, evidenzia Giacomo Lepri della Cooperativa agricola Coraggio. Il 45% delle terre della Capitale sono ora destinate all’uso agricolo ma bisogna formare i giovani a cui destinare risorse che tra l’altro sono già a disposizione. Nel 2015 il Comune di Roma ha finalmente disposto i primi affidamenti di terre pubbliche, in controtendenza rispetto alle normative nazionali che invece ne prevedono la (s)vendita.

Il bando Food Innovation Hub è stato pubblicato dalla Regione Lazio proprio per sostenere processi di innovazione nel settore agroalimentare. Considerando che l’esigenza di rafforzare il legame tra la filiera produttiva e i consumatori possa venire assolta anche con l’aiuto della digitalizzazione. Magari anche con nuove forme di partecipazione alle filiere e/o distribuzione dei prodotti.

Una food policy per Roma

A Terra! e Lands Onlus va il merito di avere iniziato il brillante progetto di una politica alimentare nella Capitale, che inevitabilmente andrà a estendersi a livello regionale e speriamo potrà contaminare di buone idee l’Italia intera. A nostra volta – con Égalité Onlus e GIFT, Great Italian Food Trade – saremo lieti di offrire i nostri umili contributi. A condizione che tale progetto aulico non vada a ridursi, come già successo altrove purtroppo, in una mera rassegna di ‘buonismi’ autoreferenziali.

La svolta è indispensabile, a Roma e nel mondo, per perseguire gli obiettivi di civiltà inseriti in Agenda ONU 2030. La realizzazione dei c.d. Sustainable Development Goals, SDGs, dipende in gran parte dalla trasformazione delle filiere alimentari e dunque anzitutto da noi, nella qualità e responsabilità di consumAttori. Proprio perciò Égalité e GIFT hanno lanciato, il 4.8.19, la campagna #Buycott! soia OGM e olio di palma, con l’obiettivo di frenare la domanda delle commodities che da anni costituiscono le due prime cause di rapine delle terre e deforestazioni. Terra! Onlus e Slow Food hanno declinato l’invito ad aderire a #Buycott, le sollecitiamo dunque a riconsiderarne l’opportunità.

Invitiamo tutti a sottoscrivere la petizione #Buycott! seguendo questo link.

Eat Local, Buy Local, Act Local!

Dario Dongo

Note

(1) Tra i primi aderenti al Comitato promotore di una food policy a Roma si segnalano Agricoltura nuova, associazione Botteghe del mondo, Navdanya International, NeoSustainability, Rete Italiana Politiche Locali del Cibo, Rete Romana Economia Sociale e Solidale, Slow Food Roma, Universitas Mercatorum

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