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Olio di palma, fuori dall’accordo UE-Indonesia! Petizione

I negoziati per un accordo UE-Indonesia (CEPA) proseguono celermente, sulla scia del CETA e dell’intesa appena raggiunta dalla Commissione europea con il Giappone. Il guaio principale, in questo caso, attiene alla liberalizzazione del commercio di olio di palma. Prima che sia troppo tardi, aderiamo tutti alla petizione lanciata dallONG Rainforest Rescue (Salviamo la Foresta), fuori lolio di palma dagli accordi di libero scambio!

Olio di palma, devastazioni e greenwashing

L’Indonesia è il primo produttore al mondo di olio di palma e l’Europa è il suo secondo maggior mercato, dopo lIndia. Ma le coltivazioni di palma sono in espansione continua a discapito delle foreste equatoriali e delle loro popolazioni. Nel Sud-Est asiatico (Malesia, Borneo, Papua Nuova Guinea, Filippine) come in America centrale e nell’Africa sub-Sahariana.

Una produzione mostruosa, che risponde a una domanda tuttora in crescita. Nonostante il progressivo affermarsi di un fronte europeo contrario all’impiego di questo grasso tropicale negli alimenti, avanza infatti la sua richiesta come materia prima per i ‘biocombustibili’ (17% della domanda globale) e in vari altri settori, dalla cosmetica ai prodotti per la casa.

Greenpeace, nella sua ultima indagine, dimostra come solo in Indonesia 4 mila ettari di foresta pluviale (un’area equivalente alla metà della metropoli di Parigi) siano andati distrutti – tra il maggio 2015 e l’aprile 2017 – per rifornire colossi di Big Food come Nestlé, Mars, PespsiCo e Unilever. (2)

La magnitudine del greenwashing di RSPO e dei suoi membri – che da una dozzina d’anni provano ad ammantare di ‘sostenibilità’ una coltura che è prima causa di rapina delle terre a livello planetario, e contende alla soia sudamericana il primato nelle deforestazioni – era del resto già emersa in un precedente rapporto della ‘Zoological Society of London’.

La ‘Zoological Society of London, nel rapporto ‘Hidden lands, hidden risks’ (2017) ha infatti dimostrato come un milione di ettari di coltivazioni – pari all’estensione dell’intero Abruzzo (!) – sfuggano alle dichiarazioni dei primi 50 produttori di olio di palma iscritti a RSPO (Roundtable for Sustainable Palm Oil production). Intanto, gli incendi delle foreste torbiere indonesiane continuano a emettere gas-serra in quantità fino a 200 volte superiori a quelle causate da incendi di altre aree boschive, che si protraggono per 7-8 decenni. E l’Indonesia si conferma il terzo Paese mondiale per emissioni. (3) 

L’introduzione di piantagioni di palma da olio è all’origine di incendi boschivi su vasta scala, del prosciugamento dei fiumi, dell’erosione del suolo, del drenaggio delle torbiere, dell’inquinamento dei corsi d’acqua e in generale della perdita di biodiversità, provocando di conseguenza la perdita di molti servizi ecosistemici e generando un forte impatto sul clima, la conservazione delle risorse naturali e la salvaguardia dell’ambiente a livello globale per le generazioni presenti e future’. (Parlamento europeo, risoluzione 4.4.17 recante invito alla Commissione di eliminare lolio di palma dai biocarburanti. Gradualmente, a partire dal 2020). (4)

Olio di palma, laccordo economico UE-Indonesia (CEPA)

La Commissione europea, con il CEPA, tradirà ancora una volta le determinazioni del Parlamento di Strasburgo. ‘Uno degli interessi dellIndonesia è di superare gli ostacoli affrontati dallolio di palma indonesiano nel mercato europeo, ha dichiarato il Ministro indonesiano del commercio’. (5)

L’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni è parte attiva di questo processo, a dispetto del voto plebiscitario dei cittadini-consumatori contro gli orrori legati alla filiera del palma, oltreché contro il governo stesso. Il ministro uscente Carlo Calenda si è così dichiarato pronto a sostenere lIndonesia anche su questa ignobile questione, che secondo lui deve ‘essere risolta nellambito degli accordi di libero commercio’. (6)

Carlo Calenda, che grazie agli elettori del 4 marzo presto lascerà l’incarico, si è guardato bene dal considerare l’impatto delle monocolture impestate di pesticidi neurotossici sulla salute delle popolazioni locali e dei bambini. I concetti di rapina delle terre (land grabbing) sfuggono poi del tutto al neo-tesserato del partito che fu democratico.

Tutto si spiega – in termini di priorità dell’ex portaborse di Luca Cordero di Montezemolo, allora presidente di Confindustria – considerando che Italia e Spagna sono i primi utilizzatori in Europa di olio di palma destinato alla produzione di biodiesel. (7) E l’Eni ha realizzato grandi investimenti, in Italia, proprio sulle bioraffinerie. Le quali peraltro sono in grado di utilizzare anche materie prime meno insostenibili. (8) 

Olio di palma e neo-colonialismo

La rapina delle terre – vale a dire, la deportazione violenta delle comunità locali dai loro territori – è il primo crimine internazionale contro l’umanità perpetrato in via sistematica dai palmocrati. I quali poi procedono alla distruzione delle foreste pluviali e della biodiversità, causando tra l’altro il genocidio di innumerevoli specie animali in via d’estinzione. Oltre 100.000 orangutan – pari all’intera popolazione di città quali Bolzano, Udine, Novara, Piacenza, Cesena, Ancona, Pesaro, Lecce – sono stati trucidati solo nel Borneo negli ultimi 16 anni. (9)

Le coltivazioni di palma da olio richiedono l’uso massivo di pesticidi venefici come il DDT e il paraquat, che è vietato in Occidente ma viene prodotto in Europa per avvelenare i popoli delle ex-colonie. I quali sono tuttora costretti a lavorare – anche nelle piantagioni dei palmocrati che aderiscono a RSPO – in condizioni di schiavitù anche minorile. In barba alla Convenzione ILO (International Labor Office) e alla Convenzione Internazionale per i Diritti dell’Infanzia. Il ciclo di produzione si conclude dopo 25-30 anni, quando i suoli degradati dagli agrotossici per 25-30 anni, risultano del tutto inutilizzabili.

La Commissione di Jean-Claude Juncker procede in fretta, con l’obiettivo di firmare il CEPA prima di venire rimossa dal nuovo Parlamento europeo, nel 2019. È ora di muoversi subito, diciamo Basta! al neo-colonialismo travestito da sviluppo economico, Basta! alla globalizzazione dello sfruttamento di esseri umani e lavoratori, Basta! agli ecocidi.

Firmiamo tutti questa petizione, divulghiamo la notizia, raccogliamo firme. Fuori dai nostri cibi, dai serbatoi dei motori a scoppio e da ogni dove. Olio di palma, mai più!

Dario Dongo

Note

1) I negoziati sono iniziati il 18.7.16 ed è previsto il loro quarto round entro i prossimi mesi

2) V.  http://m.greenpeace.org/italy/it/high/News1/Nuova-deforestazione-massiccia-in-Indonesia-per-lolio-di-palma/?utm_source=greenpeace.it&utm_medium=news&utm_campaign=forests&utm_content=papua_03052018

3) Un ettaro di foresta torbiera incenerita emette lequivalente di 55 tonnellate di carbonio, in gran parte rilasciato sotto forma di metano (CH4). Il potenziale inquinante del metano, rispetto alleffetto serra, risulta 25 volte superiore a quello dellanidride carbonica (CNR, Istituto di biometeorologia)

4) Risoluzione del Parlamento europeo 4.4.17 sull’olio di palma e il disboscamento delle foreste pluviali (2016/2222(INI)). Per approfondire il contenuto della risoluzione: https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/risoluzione-del-parlamento-europeo-su-olio-di-palma-stop-al-biodiesel-serve-una-certificazione-attendibile

5) V. https://news.mongabay.com/2018/02/activists-palm-oil-must-not-get-wider-access-to-eu-under-indonesia-trade-talks/

6) https://international.agi.it/international/indonesia_italy_promises_support_in_eu_negotiations_on_palm_oil-1782531/news/2017-05-17/

7) V. http://europa.today.it/ambiente/olio-di-palma-solo-Italia-Spagna-lo-difendono.html

8) Cfr. https://www.eni.com/docs/it_IT/eni-com/media/comunicati-stampa/2017/10/2017-10-24-eni-in-italia-4miliardi-di-spesa.pdf

9) V. http://www.bbc.com/news/science-environment-42994630 https://www.theguardian.com/commentisfree/2018/may/10/palm-oil-orangutans-multinationals-promises-deforestation 

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