Nuova Guinea, rapina delle terre e deforestazioni in nome del palma. Niente di nuovo, visto come vanno le cose oggi nel mondo. Ma è sempre utile condividere le notizie, affinché i consumAttori siano liberi di boicottare il bloody palm oil. Senza farsi ingannare dalle bugie dei palmocrati.
La Nuova Guinea è la seconda isola del pianeta dopo la Groenlandia, seguita dal Borneo. La sua area occidentale appartiene all’Indonesia, quella orientale allo Stato di Papua Nuova Guinea (PNG), riconosciuto come indipendente nel 1975.
La foresta pluviale occupa circa i tre quarti del territorio. Un impareggiabile patrimonio di biodiversità, con 20.000 specie di piante e 700 tipi di alberi. 2.000 diversi uccelli sorvolano le 600 isole dell’arcipelago. Vi abitano migliaia di comunità indigene che appartengono a centinaia di gruppi etnici distinti, i quali parlano 852 diverse lingue. L’82% della popolazione vive in aree rurali e il 40% affida la propria sussistenza ai soli frutti della natura, senza accesso al ‘capitale globale’. (1)
Un paradiso terrestre, con un unico difetto. Il territorio e il microclima corrispondono alle esigenze agronomiche ideali per la coltivazione di palma da olio. Dal 2003, le foreste di Papua Nuova Guinea sono state concesse in licenza per la ‘conversione’ in piantagioni agricole su larga scala. (2) Deforestazioni in nome dell’olio di palma in primis, e in quota minore per cacao e altri raccolti. Oltre 5,5 milioni di ettari (ha) di foreste – il 12% del totale – sono andati in fiamme in una decina d’anni. E i palmocrati continuano a divorar foreste, pure invadendo le riserve naturali, a un ritmo stimato in 140.000 ettari l’anno. (3)
La deforestazione illegale è interamente vocata all’esportazione di olio di palma (100% della produzione con destino estero) e, in quota minoritaria, di cacao (99,9% export). (4)
La rapina delle terre (land grabbing) costituisce la prima causa documentata di violazione delle leggi. Milioni di ettari di foreste torbiere sono concessi in licenza per la ‘conversione’ in piantagioni su scala industriale. Le numerose denunce degli abitanti e delle ONG avevano costretto il governo a instaurare una Commissione parlamentare di inchiesta. La quale, a settembre 2013, aveva evidenziato che meno del 10% dei progetti di deforestazione avevano raccolto il ‘consenso’ delle popolazioni locali. Oltre il 90% delle licenze, viceversa, era derivato da corruzioni e frodi. (5) Il governo, dopo aver promesso a giugno 2014 di revocare tutte le concessioni agricole illegali denunciate dalla Commissione d’inchiesta, ha fatto retromarcia il mese successivo.
I diritti delle popolazioni locali – solo in teoria garantiti dalla legge che prescrive il consenso libero, preventivo e informato (6) alla sottrazione delle loro terre – vengono sistematicamente violati. Con la complicità delle agenzie governative sul territorio, che presidiano le attività dei bulldozer con le forze armate, manu militari. Per reprimere ogni protesta degli abitanti così costretti a migrare altrove. (7)
‘Our people have been fighting companies like KLK [RSPO member] for too long, and we are fed up with their attempts to undermine our local economies and culture and rob us of our rich natural resources. Our Chiefs and Clan Elders have said no to these forms of development.’
(Ester Leri, Wofu Clan, Wo Ari Kawo tribe)
A seguire alcuni esempi di operazioni finalizzate alla produzione di olio di palma. Previa espropriazione di centinaia di migliaia di ettari di foreste alle popolazioni, deforestazione e deviazione dei corsi d’acqua, piantumazione di monocolture intensive. Da parte di membri, o ex-membri o candidati di RSPO. Come il colosso malese KLK (Kuala Lumpur Kepong), (8) il Siva Group e la sua filiale Geoff Palm, (9) NBPOL (New Britain Palm Oil Ltd.), Sime Darby, Rimbunan Hijau e tanti altri.
Boicottare olio di palma, ecco perché.
Guardate con i Vostri occhi https://www.oaklandinstitute.org/on-our-land-full-film
Dario Dongo
Note
(1) Banca Mondiale, World Development Indicators, 2010
(2) Le licenze in questione – SABLS (Special Agricultural Business Leases) – attribuiscono agli investitori stranieri, in prevalenza malesi, il diritto esclusivo di utilizzo di sterminati territori per 99 anni. In barba ai diritti delle popolazioni che li hanno abitati nel corso dei millenni. Si veda http://www.abc.net.au/pm/content/2015/s4349853.htm.
(3) V. rapporto Forest Trends ‘Consumer Goods and Deforestation: An Analysis of the Extent and Nature of Illegality in Forest Conversion for Agriculture and Timber Plantations‘, UK, settembre 2014
(4) Dati produzione ed export PNG su Indexmundi, 2011, e Bourke and Allen, 2009
(5) Cfr. Pacific News Agency 2013, Numapo 2013, Mirou 2013. Dati confermati da studio accademico di Nelson e altri, 2014
(6) Free, Prior and Informed Consent (FPIC)
(7) Le testimonianze degli attivisti locali sono raccolte nel rapporto ‘Taking on the Logging Pirates‘, Oakland Institute, su https://www.oaklandinstitute.org/sites/oaklandinstitute.org/files/taking-on-logging-pirates-hi.pdf
(8) V. http://actnowpng.org/node/25643
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.