I consumAttori europei chiedono a gran voce alimenti ‘naturali’ e trovano risposta nella crescente offerta di prodotti privi di additivi, conservanti e coloranti in particolare. Si affermano le c.d. ‘clean label’ e le indicazioni ‘free from’ in etichetta. Grazie al recupero di secolari esperienze di utilizzo di alcuni ‘botanicals‘ e all’innovazione tecnologica ‘secondo natura’. La Commissione europea però – dopo avere finanziato questo tipo di ricerca in un ambito tra i più sensibili, la conservazione dei prodotti a base di carne – fa un passo indietro. Con un’interpretazione controversa delle regole applicabili. Cortocircuito.
Conservanti naturali nelle carni, gli equivoci della Commissione europea
La DG Research della Commissione europea, responsabile dei progetti di ricerca FP7 e Horizon 2020, ha finanziato negli ultimi anni alcuni progetti mirati a ridurre l’impiego di nitriti e nitrati nelle carni. Identificando le sinergie dei fitocomplessi (cioè le sostanze naturalmente presenti in alcune piante) in grado di assolvere alle funzioni tecnologiche necessarie a garantire nel tempo la sicurezza alimentare e le qualità organolettiche degli alimenti a base di carne. Si segnala a tale riguardo il progetto di ricerca ‘Phytome’, grazie al quale diversi produttori di carni lavorate, anche in Italia, hanno potuto avvalersi di soli estratti vegetali per conservare naturalmente i loro prodotti.
La DG Sante della stessa Commissione europea, poco più tardi, ha tuttavia introdotto un ostacolo quasi insormontabile allo sviluppo di questo ambito di ricerca. Sotto la pressione di un blocco di paesi nordici – Germania e Danimarca in prima linea – e nell’incredulo silenzio delle rappresentanze governative degli altri Stati membri, Bruxelles ha adottato una posizione ostativa all’uso di estratti vegetali con funzione tecnologica secondaria. Ignorando, in apparenza, sia i progetti di ricerca finanziati dall’istituzione stessa, sia la crescente richiesta dei consumatori di poter scegliere prodotti a base di carne privi di nitriti.
Il PAFF – Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi, cui partecipano la DG Sante e i rappresentanti delle amministrazioni sanitarie degli Stati membri – ha adottato all’unanimità il parere 17.9.18 sull’impiego nei prodotti alimentari di estratti vegetali che svolgano una funzione tecnologica. (1) Tale parere riconferma le posizioni già espresse dalla Commissione in precedenti dichiarazioni del 2006 e del 2010, (2) secondo cui gli estratti vegetali che esercitino negli alimenti una pur secondaria funzione tecnologica (es. conservante, antiossidante, stabilizzante, etc.) devono venire sempre qualificati come additivi alimentari.
Tale approccio, secondo il parere PAFF 17.9.18, non si applica solo agli estratti (fermentati e non) che contengano alti livelli di nitrati e/o nitriti, ma alla globalità degli estratti vegetali in grado di svolgere una funzione tecnologica negli alimenti. Anche in relazione agli estratti vegetali impiegati nei prodotti alimentari con funzione primaria di aroma o preparazione aromatica. Laddove gli aromi siano aggiunti intenzionalmente agli alimenti con una finalità tecnologica ulteriore rispetto a quella aromatizzante, si ricadrebbe ancora perciò nel regime stabilito per gli additivi alimentari.
Ingredienti naturali o additivi alimentari?
Secondo il PAFF, qualsivoglia estratto vegetale ‘funzionale’ dovrebbe venire assoggettato a un’apposita procedura di autorizzazione preventiva (ai sensi dei reg. CE 1331/08 e seguenti). Nonché al rispetto delle relative prescrizioni di etichettatura e condizioni di utilizzo, al pari di ogni altro additivo alimentare, le quali postulano criteri di purezza. Criteri che sono propri delle sostanze ottenute mediante sintesi chimica o biotecnologie, ma non altrettanto facili da garantire su ingredienti naturali derivati da piante, i cui componenti sono inevitabilmente soggetti a variazioni legate a fattori climatici, pedoclimatici e stagionali.
Nella realtà dei fatti, la quasi totalità degli estratti vegetali attualmente disponibili nel Mercato interno non è contemplata nell’elenco degli additivi di cui in Allegato al reg. CE 1333/08. La cui compilazione deriva da una complessa procedura di autorizzazione centralizzata, a esito di un’approfondita valutazione scientifica dei profili tecnici e tossicologici da parte dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). Si dovrebbe quindi valutare la sicurezza di un olio essenziale di rosmarino con criteri analoghi a quelli utilizzati per un additivo di sintesi, senza distinzioni né semplificazioni di sorta a favore di sostanze naturali utilizzate da secoli nella preparazione degli alimenti.
Il dubbio valore di un’interpretazione
La Commissione europea con il braccio destro finanzia l’innovazione sulla conservazione delle carni mediante estratti vegetali – con oltre un milione e mezzo di euro di sovvenzioni (3) – e con quello sinistro prova ad arrestare lo sviluppo concreto di quella stessa ricerca. Condizionare l’impiego di estratti naturali a procedure estremamente onerose significa escludere le PMI e piccole-medie industrie, o quantomeno ritardare di un paio d’anni il loro ‘time-to-market’. Giusto in tempo per consentire ai colossi industriali del Nord Europa – i soli in grado di affrontare la complessità dei dossier scientifici richiesti da Efsa – di recuperare il dominio su un segmento di mercato promettente.
Il valore legale delle interpretazioni dei regolamenti europei da parte della Commissione, peraltro, non è affatto scontato. L’interpretazione ufficiale del diritto UE è invero prerogativa esclusiva del legislatore europeo e della Corte di Giustizia. La quale, in una recente pronuncia, ha assunto posizione difforme rispetto a un orientamento espresso in una linea guida dalla Commissione con il consenso degli Stati membri. Affermando che il relativo documento ‘non ha alcun valore vincolante’. Ed ‘è d’altronde lo stesso documento in parola ad affermare, al punto 1, che esso non ha alcun valore giuridico ufficiale e che, in caso di controversia, l’interpretazione della normativa dell’Unione spetta in ultima istanza alla Corte.’ (4)
L’interpretazione proposta dal PAFF il 17.9.18, oltretutto, risulta incompatibile con altra precedente lettura offerta dalla Commissione stessa in merito alla legittimità dei c.d. ‘coloring foodstuffs’. Ingredienti naturali di origine vegetale utilizzati proprio in virtù delle loro funzioni tecnologiche (coloranti, al pari di altri additivi alimentari soggetti ad appositi regime) eppure ammessi, alle condizioni d’impiego indicate da Bruxelles nel non lontano 2013. In un documento che, combinazione (!), è stato de-pubblicato dal sito della DG Sante poiché ‘in corso di revisione’. (5) Doppio cortocircuito.
Affinità e divergenze
La posizione del BEUC, la confederazione delle associazioni che dovrebbe garantire i diritti dei consumatori in Europa – salvo ricevere generose sovvenzioni della Commissione europea – a sua volta induce alcuni dubbi. (6) Curiosamente, proprio il BEUC ha aspramente combattuto l’utilizzo di estratti vegetali con funzione tecnologica negli alimenti. Al fianco dei produttori e utilizzatori industriali di additivi artificiali, proprio così. Chi dovrebbe rappresentare i consumatori europei (e delle PMI che provvedono a sostentarli) sostiene dunque le posizioni di ‘Big Food’. (7) Senza che nessuno abbia mai dubitato la sicurezza di estratti vegetali naturali (come è invece accaduto per i nitriti, oggetto di svariate attenzioni anche da parte di enti pubblici di ricerca).
Non è la prima volta che BEUC assume una posizione di matrice opposta all’interesse dei consumatori. Proprio di recente – in fase di discussione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali – BEUC aveva assunto le difese dei colossi europei della grande distribuzione. (8) Opponendosi all’introduzione di regole volte a mitigare i loro abusi di potere a danno delle microimprese e PMI loro fornitrici che si traducono, come si è spiegato, nel degrado della qualità dei prodotti.
Combinazione, la direttrice generale del BEUC, Monique Goyens, siede nell’Advisory Board europeo della Fondazione ‘Open Society’ dello speculatore George Soros (protagonista di Bilderberg Club e commissione trilaterale). E chi mai rappresenterà Monique, il 99,9% o lo 0,1% dei consumatori? I mangiatori di porchetta con rosmarino (additivo?) o gli habitué di caviale Beluga? (9)
Al Parlamento Europeo, viceversa, la posizione del PAFF non ha raccolto applausi. Se qualche deputato francese aveva in precedenza simpatizzato per la posizione ‘Big Food & BEUC’, il divieto all’uso di ingredienti vegetali naturali nelle carni ha stimolato le ire dell’eurodeputato britannico John Procter. Il quale, con interrogazione scritta 4.2.19, ha chiesto alla Commissione di chiarire le sue intenzioni in merito all’impiego nei prodotti a base di carne di ingredienti di origine naturale. (10) Tra i quali si citano gli esempi di senape, succo di limone e aceto in polvere ai quali sono sopravvissute generazioni di consumatori, senza attendere le valutazioni dell’Efsa.
Felicità a momenti, futuro incerto
L’interpretazione del PAFF è destinata a cadere come le ‘bolas de toro’ stracariche dei nitriti tanto cari alla Commissione e ai colossi industriali del Nord Europa:
– sotto la scure della Corte di Giustizia, se qualche giudice nazionale avrà occasione di sollevare una questione pregiudiziale presso i giudici di Lussemburgo. Oppure,
– nel sistema ‘trita-norme’ (tribunale per la risoluzione delle controversie tra imprese e Stati, ‘Investment Court System’) previsto dall’ambito dell’accordo CETA. Basterà il reclamo di un salumaio ‘naturista’ canadese, per contestare l’assurdità dei teoremi di Bruxelles, Berlino e Copenhagen. La legislazione canadese consente infatti l’impiego di estratti vegetali funzionali, a condizione che essi non veicolino elevati tenori di nitriti/nitrati e che l’informazione al consumatore sia corretta, (11) o ancora
– grazie a un ravvedimento operoso del prossimo Commissario europeo. Il quale, comunque andranno le elezioni, non potrà che essere migliore di Vytenis Andriukaitis. (12) La speranza sopravvive, anche alla peggiore Commissione di tutti i tempi.
Dario Dongo
Note
(1) V. https://ec.europa.eu/food/sites/food/files/safety/docs/reg-com_toxic_20180917_sum.pdf
(2) Cfr. ‘Standing Committee on the Food Chain and Animal Health’, 14.12.06, https://ec.europa.eu/food/sites/food/files/safety/docs/regcom_toxic_summary23_en.pdf e 19.5.10, https://ec.europa.eu/food/sites/food/files/safety/docs/regcom_toxic_summary19052010_en.pdf
(3) Cfr. https://cordis.europa.eu/project/rcn/106044/factsheet/en
(4) V. Corte di Giustizia UE, Terza Sezione, causa
C-113/15, sentenza 22.9.16, http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf;jsessionid=9ea7d0f130d63059ab0ab8bd4fcbab29f78d347e6876.e34KaxiLc3eQc40LaxqMbN4Pah4Qe0?text=&docid=183706&pageIndex=0&doclang=en&mode=lst&dir=&occ=first&part=1&cid=271033
(5) ‘Guidance notes on the classification of food extracts with colouring properties – The guidance document is currently being reviewed by the Commission services’. Documento scomparso dalla pagina, con buona pace della trasparenza degli atti amministrativi della Commissione europea. V. https://ec.europa.eu/food/safety/food_improvement_agents/additives/eu_rules_en
(6) V. BEUC, informazioni finanziarie, https://www.beuc.eu/about-beuc/financial-information
(7) V. dichiarazioni di BEUC all’assemblea plenaria dello ‘Advisory Group on Food Chain, Animal and Plant Health’, 27.4.18, pagina 19, https://ec.europa.eu/food/sites/food/files/safety/docs/adv-grp_plenary_20180427_sum.pdf
(8) Posizione BEUC sulla direttiva UTPs (‘Unfair Trading Practices’) https://www.beuc.eu/publications/beuc-x-2018-091_unfair_trading_practices-agri_committee.pdf
(9) Monique Goyens e la ‘Open Society Foundation’, https://www.opensocietyfoundations.org/people/monique-goyens. Brevi cenni a George Soros e al club Bilderberg suhttp://www.elzeviro.eu/affari-di-palazzo/paradosso-soros-bilderberg-nei-primi-giorni-del-governo-del-cambiamento.html, https://www.globalresearch.ca/the-true-story-of-the-bilderberg-group-and-what-they-may-be-planning-now/13808
(10) V. interrogazione scritta eurodeputato John Ptocter (UK, Gruppo ECR) alla Commissione europea, 4.2.19, http://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-8-2019-000640_EN.html
(11) Canada, le regole su carni e derivati http://www.inspection.gc.ca/food/general-food-requirements-and-guidance/preventive-controls-food-businesses/meat/nitrites/eng/1522949763138/1522949763434
(12) Alcuni cenni alle gravi omissioni e ai vari bluff del ‘commissario inutile’ nei precedenti articoli https://www.greatitalianfoodtrade.it/etichette/nutriscore-l-iniziativa-dei-cittadini-europei, https://www.greatitalianfoodtrade.it/sicurezza/frodi-alimentari-un-problema-irrisolto-rapporto-eu-food-fraud-network
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.