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Deforestazione Made in Italy, Buycott!

‘Deforestazione Made in Italy’. Dall’America Latina al Bel Paese, un filo rosso lega gli incendi dei polmoni verdi del pianeta alle nostre industrie manifatturiere. Un documentario per aprire gli occhi, urge cambiare rotta. Buycott!

Deforestazione Made in Italy

Francesco De Augustinis ha potuto realizzare, grazie al progetto #globalwarmingmadeinitaly, un prezioso reportage sulle deforestazioni in Amazzonia, Cerrado e Gran Chaco. (1) De Augustinis, giornalista d’inchiesta, ha seguito il filo rosso che collega gli incendi – in Brasile, Paraguay e Bolivia, Argentina e dintorni – alle filiere di produttive e di consumo. Con focus sull’Europa e l’Italia in particolare.

‘Deforestazione Made in Italy ci immerge senza pietismi nel più vasto disastro ambientale degli ultimi anni. La sterminata foresta vergine viene divorata ‘a spina di pesce’, spiega un padre missionario nello stato del Parà, al cuore dell’Amazzonia. Le ruspe partono cioè dalla strada principale, la spina dorsale appunto, per incidere nuovi solchi perpendicolari, lunghi 30-40 km, come le lische appunto.

Deforestazione, ciclo economico. Fase 1, legname e pascoli

Le deforestazioni seguono un identico cliché, ben illustrato in questo stesso docufilm dall’amico Stefano Liberti, autore di Soyalism. Si abbattono i grandi alberi, per vendere i tronchi all’industria del legno e del mobile, ove l’Italia spicca in Europa. Si brucia la macchia vegetale residua e si occupano gli spazi con animali da pascolo. Quanto basta, ai bovari di turno, per reclamare il diritto sulle terre ove vantino d’essere stabiliti.

L’allevamento è la prima causa delle deforestazioni in America Latina. Le infinite mandrie di bovini alimentano i macelli a servizio dei colossi industriali che servono anche, tra l’altro, la grande distribuzione e soprattutto la ristorazione in Europa. Tra questi svetta JBS, 55 miliardi di US$ di fatturato, il primo produttore di carni bovine a livello planetario. Che si ricorda per il gigantesco scandalo di Carne Fraca , nel 2017.

La tracciabilità di animali, carcasse e pellame è tutt’altro che scontata. Proprio perciò la Commissione europea, pochi anni fa, bloccò le importazioni di carni bovine dal Brasile. Ma la situazione, a quanto pare, non è cambiata granché. Una ricercatrice dell’organizzazione Imazon, intervistata nel documentario, spiega infatti l’estrema difficoltà di risalire ai singoli appezzamenti da cui derivano gli animali. I quali affluiscono ai grandi macelli tramite intermediari, accusati di sistematica falsificazione dei relativi documenti.

Deforestazione, ciclo economico. Fase 2, soia OGM

Le monocolture di soia OGM intervengono in una fase successiva al destino a pascolo delle terre oggetto di recente deforestazione. Si consolida così l’ecocidio, con la rapina dell’acqua che viene deviata a scopo irriguo e l’immissione nell’ambiente dei pesticidi più tossici, autorizzati a raffica sotto la presidenza di Jair Bolsonaro.

I colossi globali delle granaglie – che in anni recenti avevano assunto l’impegno a una moratoria sulle deforestazioni in Amazzonia – eludono i relativi obblighi proprio grazie all’intermediazione dei rancheros. Adducendo cioè che le coltivazioni di soia OGM sono state realizzate su terreni già destinati al pascolo, sottacendo la loro recente deforestazione realizzata da soggetti terzi.

La deforestazione nelle nostre case

Molte eccellenze Made in Italy e Made in Europe sono a tutt’oggi radicate proprio sulla deforestazione. Ci si riferisce in particolare a:

– legname, per i mobili e le prestigiose cucine italiane. Le regole europee prescrivono solo di verificare la regolarità formale dei documenti. I consumatori sono ancora poco sensibili al valore delle certificazioni volontarie (es. FSC, Forest Stewardship Council). E l’industria del mobile, di conseguenza, è poco motivata a investire sulla sostenibilità degli approvvigionamenti,

– pellame. L’industria delle pelli, che a sua volta registra il primato del Made in Italy, si rivela a sua volta del tutto irresponsabile. Chiara Mastrotto – CEO dell’omonima S.p.A., leader globale nella conciatura delle pelli – se ne chiama fuori. Che i manti derivino da bovini pascolati in terre appena deforestate è indifferente alle concerie italiane come ai loro clienti. E non è un caso che i gruppi Prada e Natuzzi, dall’alta moda ai divani, abbiano un voto zero sotto questo aspetto, nel rapporto annuale Forest 500 di Global Canopy.

La deforestazione nei nostri piatti

Le foreste bruciano a ritmi crescenti. In Brasile e Argentina, Bolivia e Paraguay, ma anche nei nostri piatti. Dove?

Le carni del Sud America, grazie all‘accordo con il Mercosur potranno venire importate in UE a dazio zero (fino a 99 mila ton di quelle bovine e 160 mila ton di pollame). Dove si trovano, è presto detto:

  • ristoranti e trattorie, tavole calde e mense. I gestori di pubblici esercizi e catering seguono il diktat del risparmio, omettendo di comunicare ai loro utenti da dove arrivano le carni. È perciò indispensabile e urgente introdurre in Italia l’obbligo di indicare l’origine delle carni al ristorante, come da anni chiediamo a inutili ministri dell’agricoltura,
  • preparazioni di carne. Alle industrie europee è sufficiente aggiungere qualche aroma e un pizzico di sale, o poco più, per sottrarsi all’obbligo di indicare l’origine delle carni. Fino a quando la Commissione europea non adotterà il regolamento #EatORIGINal!

Latticini e formaggi, carni e insaccati. (2) Gli allevatori italiani ed europei continuano a utilizzare soia OGM sudamericana per fornire proteine ai loro animali. La ragione storica risiede in un’esigenza di risparmio, a fronte dell’incapacità o nolontà – delle industrie a valle e della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) – di valorizzare le filiere ‘OGM free’. Ma anche questa ragione è venuta meno, poiché i listini di soia OGM e non OGM sono ormai allineati. (3)

#Buycott! Soia OGM, olio di palma e carni americane

Non esiste giustificazione per continuare a foraggiare filiere criminali che affondano nei roghi e nel sangue. Giustizia sociale, tutela dell’ambiente e sovranità alimentare dovrebbero animare le scelte di tutti gli esseri senzienti. Pretendiamo Rispetto, verso gli indigeni e le loro foreste, il benessere animale e i consumAttori.

La petizione di Égalité Onlus e GIFT può venire firmata seguendo il link https://www.egalite.org/buycott-petizione/

Dario Dongo

Note

(1) ‘Deforestazione Made in Italy’, documentario prodotto da Francesco De Augustinis con il contributo di #globalwarmingmadeinitaly, su http://www.deforestazionemadeinitaly.it

(2) Si veda il precedente articolo ‘I crimini dell’Amazzonia nelle nostre DOP’,

(3) I listini confermano dunque che le colture OGM sono redditizie solo per i monopolisti globali di pesticidi e sementi, non anche per gli agricoltori. Si veda l’articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/giornata-stop-pesticidi-la-svolta-necessaria

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