Le confezioni alimentari ingannevoli, che suggeriscono un contenuto superiore a quello reale, sono finite nel mirino di Foodwatch. La sede francese dell’associazione di consumatori internazionale individua 7 casi in cui l’alimento è inferiore fino al 68% rispetto alla capienza dell’imballaggio. E lancia una petizione per ottenere un cambiamento.
Confezioni alimentari ingannevoli
L’iniziativa di Foodwatch contrasta la pratica di usare un packaging sproporzionato sia per l’inganno in cui cadono i consumatori, sia per il danno ambientale, in termini di spreco di risorse e produzione di rifiuti.
Al netto delle esigenze tecnologiche, che talvolta (raramente) richiedono un imballaggio maggiorato per proteggerei cibi, la diffusione di confezioni alimentari ingannevoli e sovradimensionate è un fenomeno puramente commerciale. Una strategia volta ad attrarre il consumatore con l’illusione di un grande pacco. Appunto. E non a caso questa pratica spesso si abbina a prezzi per unità di misura superiori a quelli della concorrenza. Anche l’aria si paga (!).
7 casi esemplari
L’organizzazione ha individuato 7 casi esemplari del fenomeno. Comparandoli con prodotti simili, ha misurato la percentuale dello spazio vuoto, che residua dalla differenza tra la confezione e l’alimento contenuto.
1 – Cereali e quinoa Barilla: 60%
2 – Céréales Crunchy Carrefour, 50%
3 – Herbes basilic (basilico) Monoprix, 35%
4 – Taboulé Bio Léa Nature, 58%
5 – Thé vert bio pêche hibiscus Lipton, 43%
6 – Steak di soja Sojasun, 34%
7 – Dés de saumons (bocconcini di salmone) E.Leclerc, 68%.
La petizione, Carrefour reagisce
Contro il fenomeno delle confezioni alimentari ingannevoli, Foodwatch invita a firmare la petizione che chiede ai produttori e/o distributori dei 7 prodotti selezionati un impegno concreto a ridurre gli inutili sovradimensionamenti del packaging o a giustificarne l’esigenza in etichetta. Ipotesi poco praticabile, quest’ultima, considerato che per ciascun prodotto selezionato esiste un’alternativa confezionata in modo più efficace.
Dei 7 destinatari della petizione soltanto Carrefour ha reagito tempestivamente. Il 18.9.20, l’insegna francese ha accettato di ridurre le dimensioni dell’imballaggio segnalato da Foodwatch e ha ribadito il suo impegno a ridurre i propri imballaggi di 5.000 tonnellate entro il 2025.
Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".